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La proposta di Giuseppe Vives: “In ogni scuola calcio un medico sociale”

Giuseppe Vives, ex calciatore tra le altre di Juve Stabia, Giugliano e Torino, ha rilasciato un’intervista al settimanale Offside di Metropolis:

Una vita intera in campo, da centrocampista abituato a lottare su ogni pallone. Che ne pensa del dibattito nel mondo del calcio sulla possibile ripartenza? “Non è semplice, stiamo affrontando una pandemia, una situazione mondiale.
Credo che se ci sono le giuste condizioni per ripartire in sicurezza, bisogna farlo anche per proteggere la tenuta economica ma ci sono delle difficoltà evidenti per far ripartire anche la stessa serie A. Dybala è ancora positivo, non abbiamo certezze, bisogna essere cauti, sulla salute non si scherza. Non è facile, ci hanno tolto la nostra passione, le giornate si stanno allungando, l’estate è alle porte e vorremmo stare sui campi. Nel calcio ho vissuto emozioni fantastiche: dalla promozione in serie A col Torino alla serata di Bilbao”.

Negli ultimi anni si è dedicato con passione alla tua scuola calcio a Casoria. Ha conservato un legame con il Torino anche riguardo a questa nuova attività? “Sì, siamo una realtà satellite, interagiamo frequentemente, ogni due mesi organizziamo dei confronti per i nostri istruttori, seguono i nostri ragazzi anche in un torneo realizzato per le academy. C’è un costante scambio d’idee, i nostri ragazzi sono monitorati dagli osservatori del Torino. La scorsa estate si è trasferito in Piemonte Gennaro Gragnaniello, classe ‘2005, difensore centrale dell’Under 15 granata”.

Il mondo del calcio giovanile è fermo da due mesi circa e lo sarà ancora a lungo. Come sta vivendo questo stop? “Non è stato bello chiudere da un giorno all’altro, credo e temo che anche in futuro ci saranno delle restrizioni. A breve ci organizzeremo, le scuole calcio aggregano molti bambini, spero che la situazione migliori e che possiamo tornare a divertirci sui campi. Se non sarà possibile tornare alla nostra consueta attività, c’inventeremo qualcosa sempre in relazione al coronavirus, alla situazione che ci sarà in Italia e sul nostro territorio e alle regole stabilite dalle istituzioni”.

Questa vicenda cambierà l’approccio alle visite mediche nel mondo del pallone? Anche nelle scuole calcio? “Servirà molta più attenzione, la salute ha la priorità su tutto, dobbiamo entrare in un’era nuova riguardo alla relazione tra lo sport e la cura del proprio corpo, ancora di più riguardo ai bambini che crescono giocando a pallone in strutture in cui dobbiamo accompagnarli nel loro percorso di crescita”.

È la volta buona che sarà introdotta la figura del medico sociale anche nelle scuole calcio? “Sarebbe un’ottima novità, bisogna essere consapevoli che serviranno dei sacrifici e trovare in ogni realtà delle figure che diano la disponibilità per seguire sotto tutti gli aspetti i bambini in tutte le categorie, dai più piccoli agli Allievi Regionali”.

Quando immagina il futuro, cosa crede che accadrà? Si potrà tornare in campo a settembre? “Mi auguro che si torni a giocare a settembre, il virus almeno sarebbe scomparso o almeno fortemente indebolito. Me lo auguro soprattutto per i bambini che stanno soffrendo per queste limitazioni, non ce la fanno più a stare in casa, vogliono stare all’aperto, giocare a pallone, fare attività motoria, me ne rendo conto con i miei figli”.

 

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