Il calcio è un business che alimenta un’enorme fabbrica dei sogni. I desideri e le aspirazioni dei giovani calciatori, però sempre di più, passano dalla voglia di correre sul rettangolo verde alla difficoltà di trovare uno spazio una volta che le chiamate per la nuova stagione cominciano a ridursi.
Andrea Ghislanzoni, a soli 21 anni, ha scelto di appendere al chiodo non solo i guanti, ma anche il suo sogno di vivere con il calcio. Ex portiere della Giana Erminio in Lega Pro, oggi per la D e la ex serie C è considerato già “vecchio” a causa dell’imposizione della regola degli under che costringe le società a schierare un numero obbligatorio di giovani. Eppure non parliamo di una specie in via d’estinzione, che necessita delle “quote verdi” per accedere al mondo del pallone, ma di ragazzi che con la qualità dovrebbero meritarsi un posto da titolare. Ciò che solo oggi si sta comprendendo sono gli effetti di questa iniziativa che porta ragazzi di soli 21 anni a sentirsi già fuori da un mondo che hanno solo annusato. Andrea ha deciso di reinventarsi con una delusione già importante alle spalle, ma scegliendo di essere un numero uno sul campo e nella vita.
Hai annunciato con un post su Facebook la scelta di abbandonare il calcio a soli 21 anni. Come è maturata questa decisione?
“Ho deciso di abbandonare, perché visto le regole che ci sono al livello professionistico e di serie D, per un giocatore della mia età e per il ruolo di portiere è difficile andare avanti. Vedendo la mia esperienza, soprattutto quest’estate, in cui i direttori mi definivano troppo giovane per fare il primo portiere, dove cercavano esperti più o meno classe ‘80 e troppo vecchio per fare il secondo, dove preferivano inserire dai ‘96 in giù provenienti da settori giovanili di squadre di serie A e B che poi, di solito, vengono pagati dalle società di appartenenza non gravando su quelle di destinazione”
Quale è stato il tuo percorso?
“Sono partito dal settore giovanile di una squadra di serie D, campionato in cui ho giocato per quattro anni tra Olginatese e Lecco, poi sono andato alla Giana Erminio in Lega Pro dove ho giocato metà campionato”
La regola degli under porta contributi economici alle società, che quindi inevitabilmente si adeguano. Cosa si potrebbe e dovrebbe fare per aiutare i giovani che non sono più nella fascia Under?
“Io ho 21 anni ed è già da due stagioni che mi sento dire che sono vecchio. Secondo il mio punto di vista un giovane se è forte e ha capacità calcistiche gioca comunque anche senza le regole. Dovrebbe essere un motivo di vanto per la società far crescere un giovane e portarlo alla ribalta. Con queste imposizioni conta molto uscire da un settore giovanile importante, perché la maggior parte delle società di C e D non valorizza gli elementi del proprio settore giovanile”
Tornassi indietro cambieresti qualcosa?
“Proverei a entrare in un settore giovanile importante, magari uscire da una Primavera mi avrebbe avvantaggiato, ma all’inizio giocavo per divertirmi con gli amici. I miei genitori mi dicevano di portare avanti anche gli studi, perché sarebbe arrivato un momento in cui non avrei potuto più giocare, ma quando sei testardo e pensi di toccare il cielo con un dito giocando a calcio, non ti rendi conto. Purtroppo avevano ragione, sono stato uno stupido ad abbandonare gli studi”
Oggi cosa vuoi fare?
“Sto ancora decidendo, perché sono stati giorni confusi, da una parte non riesco ancora a crederci che non giocherò più, ma per costruirmi un futuro è giusto mettere il calcio in secondo piano. Sto valutando di tornare sui libri e intraprendere il percorso di studi per diventare un massoterapista oppure di trovare un lavoro e magari la sera giocare per divertirmi con qualche squadra di promozione o eccellenza”.
Fonte: lagiovaneitalia.net
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