A 63 anni Rudolf Jozef Krol non ha più la maglia fuori dai pantaloncini, 35 anni fa era il difensore più quotato al mondo. Con l’Olanda perse due finali mondiali di fila, nel 1974 in Germania e nel 1978 in Argentina ai supplementari.
Giocò nel Napoli fra il 1980 e il 1984, oggi è commentatore di Supersport, tv sudafricana popolare nell’intero continente. Ruud, presto il Napoli ufficializzerà il passaggio di Lavezzi al Paris Saint Germain.
«Cede un grande attaccante, 38 gol in 156 partite di campionato nelle quali peraltro ha creato spesso scompiglio. Non so se lo possa sostituire con una punta di pari livello, l’argentino è pericoloso e realizza reti pesanti».
Restano due tenori, Hamsik e Cavani.
«Grandi calciatori, però debbo confidarvi che non seguo tanto il Napoli, semplicemente perché vivo a Johannesburg e in Sudafrica mostrano sempre le partite di Inter, Juve e Milan, nemmeno trasmisero il successo in coppa Italia».
Analizziamo comunque la difesa, capitanata da Paolo Cannavaro.
«Fabio era più forte. Ho seguito con attenzione e passione la gara di Londra con il Chelsea, quella sera la retroguardia non stava in posizione, mancava la comunicazione con Campagnaro e Aronica, servivano marcature più ferree, per impedire agli inglesi di ragionare. Era un ottavo di finale da vincere, gli azzurri meritavano, peccato segnare 4 gol in due gare e uscire. I grandi difensori non sbagliano le partite chiave».
Poi Roberto Di Matteo si è aggiudicato la Champions League.
«La squadra di Mazzarri doveva raggiungere perlomeno ai rigori, ha rischiato tanto sui cross, la linea era troppo arretrata o avanzata».
La sua ultima volta a Napoli?
«Ventidueanni fa, neanche per il mondiale del ’90. Arrivai assieme a un gruppo di artisti, 5 giorni fra barca e visita in città».
In azzurro ebbe cinque tecnici.
«Primo biennio con Rino Marchesi, poi Massimo Giacomini, a cui subentrò il povero Gennaro Rambone, con Bruno Pesaola dt; nell’83 Pietro Santin, sostituito da Marchesi. Un quadriennio iniziato bene, con il terzo posto e il quarto, mentre in coppa Italia e Uefa uscimmo subito; le ultime stagioni arrivammo nella seconda metà della classifica».
Le mancò un trofeo, in attesa dello scudetto nell’87.
«Io avevo appena smesso, chiusi in Francia, al Cannes. Il Napoli era già grande, da combattimento: collettivo buono e applicazione difensiva».
Come oggi?
«Anche più. Con Castellini in porta, Peppe Bruscolotti e Luciano Marangon sulle fasce, Moreno Ferrario al mio fianco. Resto in contatto conl’ex ds Totonno Iuliano, so che Riccardo Bigon è figlio di Albertino, tecnico del secondo tricolore».
Dal’68 all’80 fu bandiera dell’Ajax, per tre volte vincitore della coppa dei Campioni, poi andò in Canada.
«A Vancouver. Rimandavano continuamente l’apertura delle frontiere, non vedevo l’ora di indossare l’azzurro».
Krol allenò Malines (in Belgio), Servette (Svizzera), Zamaleke l’Egitto, fu il vice di Olanda e poi Ajax. Guidò Ajaccio (Francia) e ancora Zamalek (Giza, Il Cairo), poi gli OrlandoPirates.
«Lasciati un anno fa. Lavoro per la federazione olandese, aiuto Mozambicoe Kenya, ogni tanto vi trascorro 5-6 giorni setacciando talenti, fra i 6 e i 20 anni».
Agli Europei l’Olanda sembra destinata all’eliminazione.
«Incredibile. Non gioca di squadra, enorme la differenza rispetto al girone del mondiale 2010. Robben è calato, ma il problema è che1 5 calciatori su 23 vogliono giocare per forza. In Sudafrica tutti accettarono la panchina, adesso criticano e irritano, il gruppo ne risente, anche così si spiegano le chiusure imperfette».
Le piace la difesa a tre, di Prandelli?
«Non è male, partendo da De Rossi centrale. Il pressing è buono, Prandelli attacca, a differenza della tradizione italiana».
Fonte: Il Mattino
La Redzione
P.S.
p.s.
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