Il prossimo 13 febbraio allo Juventus Stadium non ci saranno i tifosi del Napoli in occasione del match scudetto tra azzurri e bianconeri. La decisione è stata presa ieri dall’osservatorio che ha negato la trasferta anche ai supporters dotati di tessera del tifoso. A proposito di questo provvedimento, l’edizione odierna del Corriere dello Sport ha intervistato il romanziere napoletano Maurizio De Giovanni:
Commissario, proceda pure: ha facoltà di «arrestare» un giocatore juventino prima del fischio d’inizio.
«Non voglio ombre sulla nostra vittoria, non ci sono paraventi: è una match senza esclusione di colpi, tra due avversari che se le suonano di santa ragione al centro del ring».
C’è un assassinio dunque…?
«Certo che sì: trent’anni dopo la presa di Torino, sta per cambiare di nuovo la nostra storia. E ci vuole una data: 13 febbraio 2016. Gli elementi narrativi sono giganteschi. All’epoca, c’era un nano con i riccioli e le scarpette slacciate che andò a mettere il cappello sulla sedia sbagliata. E ora c’è uno scugnizzo che mi ricorda tanto il ragazzo delle quattro giornate che va a tirar la pietra al carrarmato tedesco».
La sociologia non ha pagine per sé.
«E’ appartenuta a un altro calcio: stavolta si fanno i conti con una grandezza palpabile. Napoli è l’unica metropoli che ha una sola squadra; Napoli è identitaria; Napoli è città-mondo; Napoli è città-pianeta».
E’ una partita senza napoletani.
«La sconfitta del calcio. I napoletani subiscono i cori e non replicano, perché sostengono la propria squadra e non hanno le caratteristiche del tifoso violento, a parte le solite teste calde. E’ una decisione che amareggia».
La trama è svelata….
«Circostanze strane e irripetibili si sono create: arriva in panchina la quinta scelta, si siede a parlare con quelli che hanno giocato nel Real Madrid ed invece di sentirsi dire: ma cosa vuoi, noi abbiamo vinto tutto e tu vuoi spiegarci cosa fare? s’accorge che lo ascoltano, che lo stanno seguendo. E’ fuga per la vittoria».
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