Inler lo svizzero. Preciso in campo, preciso fuori. Ogni cosa al suo posto e uno slogan: fatti e non parole. Inutile spingere, la voglia di Champions, poi la finale di coppa Italia, la grande accoppiata. Un muro Gokhan, respinge gli assalti come gli avversari. La voglia di vincere ce l’ha eccome, è fortissima dal primo giorno che fu presentato a bordo di una nave crociera Msc, dal giorno in cui accettò il Napoli. Ma i sogni se li tiene dentro. «A me le cose piace prima ottenerle e poi parlare».
Inler, l’uomo dei gol pesanti in Europa, magari a Bologna si sbloccherà in campionato firmando un gol per la Champions?
«Sarebbe bellissimo. L’importante però è giocare una buona partita, il gol può segnarlo chiunque, è uguale. Il Napoli rende al massimo quando tutti quanti si esprimono al massimo. Deve essere un’orchestra perfetta, solo così potremo vincere a Bologna».
Uno scherzo lo farebbe ai vecchi compagni, ne parla al telefono?
«Ho tanti amici e ci sentiamo spesso ma non parliamo di calcio. Non ho niente da dire ai miei vecchi compagni, penso al Napoli e a dare sempre il massimo in ogni partita. Vediamo alla fine cosa succederà».
Nell’Udinese giocava in un centrocampo a cinque, nel Napoli si gioca a quattro: questo l’ha condizionata?
«No, il modulo non c’entra. È un fatto normale che occorra del tempo per inserirsi, a Udine ho giocato per quattro anni in una determinata maniera e sono entrato in una squadra che da tre anni giocava in un certo modo collaudato e che tutti gli altri già conoscevano a memoria. Tutto normale, quindi».
Parliamo del centrocampo, troppo pochi in tre?
«Purtroppo Donadel si è infortunato e ci è mancato, siamo rimasti in tre. Dzemaili è un mio compagno di nazionale, Gargano lo conoscevo da avversario, non molla, per la squadra il suo apporto è importantissimo, non si ferma mai e lotta su ogni pallone, il suo è un grandissimo lavoro in ogni partita».
Cavani, ad esempio…
«Certo, Edi l’ho affrontato da avversario a Palermo, già era forte ma a Napoli è diventato una stella. Un attaccante micidiale davanti alla porta e veloce, tra i più forti a livello europeo e lo ha dimostrato segnando fino agli ottavi di Champions dimostrando di poter fare la differenza. È importante Cavani ed è importante anche Goran Pandev, a me piace molto, si tratta di un grande attaccante. Sicuramente mi farebbe piacere la sua presenza nel Napoli del futuro».
Inler pugile nel tempo libero, Patrizio Oliva il suo maestro: ci spiega il suo amore per la boxe?
«Curo tecnica e coordinazione, mi diverto a fare il sacco. Oliva è stato un grande campione della boxe. Non sono veri e propri combattimenti. Questo mi aiuta anche per il calcio e comunque mi aiuta a scaricarmi dalle tensioni».
Il suo rapporto con Napoli?
«La città è bellissima, vivo a Castelvolturno ma appena posso mi sposto a Napoli per conoscere la sua storia. Visito i musei. Guardo le chiese dall’esterno, la mia religione è musulmana. E ovviamente mi piace la cucina, però al primo posto non metto la pizza. Preferisco altri piatti, i primi, i secondi».
Già la finale, ci dice qualcosa del tipo: vincerla sarebbe un sogno?
«Non dico nulla, ora penso al Bologna. Della finale di coppa Italia ne parleremo al momento opportuno e cioè dopo l’ultima gara di campionato contro il Siena».
La maschera del leone, la rimetterebbe se la stagione finisse in un certo modo o cambierebbe maschera?
«Basta con le maschere, quella fu un’esperienza simpatica, era il mio primo giorno a Napoli».
Lei è tra i più freddi e non a caso segnò il gol decisivo contro il Villarreal: quale è il segreto in gare da dover vincere a tutti i costi?
«Bisogna credere nei propri mezzi, avere convinzione nelle proprie possibilità, scendere in campo sereni e concentrati pensando solo a fare le cose che provi in allenamento».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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