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Il ‘provinciale’ Ottavio Bianchi: “Impatto di Sarri? Serve una società forte che non ti lascia mai per terra”

L’ex allenatore del Napoli scudettato Ottavio Bianchi ha parlato ai microfoni de Il Mattino. Ecco quanto selezionato dalla nostra redazione: Traumatico l’impatto con una città così particolare? Può fare danni. Ma l’esperienza da calciatore mi aiutò tantissimo. Sarri da Empoli al San Paolo: un azzardo? Spero che sia stata una scelta legata a un ragionamento logico, a un certo tipo di progetto che si vuole portare avanti nel tempo. Perché spera? Dall’esterno si ha l’impressione che il presidente abbia ripiegato su Sarri dopo aver contattato altri tecnici. Se così fosse sarebbe gravissimo, lo so bene io. Le è capitata la stessa cosa?  Sì. Un presidente del quale non faccio il nome una volta avvicinò alcuni tecnici, tutti rifiutarono. Mi chiese la cortesia di traghettare la squadra per un altro anno, poi insieme avremmo scelto il nuovo allenatore. Accettai e sbagliai perché fu una scelta comunque forzata da parte di entrambi. Giusto per fare chiarezza si trattava del Napoli. Ora cosa pensa di questo Sarri? Niente, perché non lo conosco. Ho visto però giocare qualche volta l’Empoli e devo dire che l’impronta del tecnico era ben visibile. Come organizzazione di gioco, movimento in campo e predisposizione sulle palle inattive. Da un manipolo di giovanotti di belle speranze a campioni del calibro di Higuain? I giocatori sono giocatori e possono essere gestiti da qualsiasi allenatore bravo purché questi possegga le qualità giuste. Non è vero che chi sta in panchina conta poco. Incide di più rispetto ai calciatori. Fu così anche per lei? Alla mia prima conferenza stampa napoletana un giornalista mi fece: ma come farà a gestire Maradona, Bertoni e Bagni lei che ha sempre allenato in provincia? Risposi: sono abituato alla lotta perla salvezza. Se il Napoli mi ha preso è perché è convinto di non retrocedere con me in panchina. Quale sarebbe la morale? Di solito un tecnico viene preferito ad altri perché in lui si individua la persona giusta per portare a compimento un certo percorso. Tutto dipende dagli obiettivi che si pone la società, possibilmente da pianificare con il nuovo allenatore. Cosa fu chiesto a Ottavio Bianchi che arrivava da Como? Di guidare quel Napoli il più in alto possibile. Penso di esserci riuscito. È stato un bravo allenatore allora. Un bravo allenatore è colui che fa andare a mille una macchina potente. Però un consiglio a Sarri potrebbe darlo, ad esempio su come evitare le pressioni di una tifoseria così focosa ed esigente. Primo: isolarsi dalle eccessive tensioni. Secondo: dire sempre la verità. Terzo: non sottovalutare i napoletani che sono persone intelligentissime. Lo dice uno che a Napoli ha trascorso i suoi anni più belli. Ebbe anche la fortuna di essere supportato da fior di dirigenti. Basti ricordare Allodi. Devo ammettere che intorno avevo una società molto robusta. Mi auguro che il club sappia proteggere Sarri e non lo lasci da solo in strada se dovesse bucare una ruota. Chi dovrà tutelarlo, la figura di un direttore generale o sportivo che ora non esiste? «Non tocca a me dirlo però è fondamentale avere le spalle coperte. Nel ’97 a Napoli da dirigente scelsi Mutti allenatore: fu un errore ma quando lui venne esonerato, il sottoscritto presentò le dimissioni. È stata tardiva la scelta del dopo Benitez? È da gennaio che si erano capite le intenzioni dello spagnolo. Sarri è uno che predilige calciatori italiani. Già questo è un inizio confortante. Lo scetticismo della piazza non lo aiuterà. Diceva un mio vecchio maestro: l’allenatore capace prima o poi viene fuori”.

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