Ecco un tecnico che con i giovani ci sa fare e che da loro riesce ad ottenere il massimo. Un napoletano, Ciro Ferrara, uno che da calciatore esordì giovanissimo con il Napoli fino ad arrivare allo scudetto e alla coppa Uefa. I risultati dell’Under 21 sono sotto gli occhi di tutti: quattro vittorie in quattro partite, il traguardo della fase finale degli Europei ormai vicinissimo.
Allora Ferrara, sono ancora tanti i giovani italiani bravi?
«Certo. I vivai italiani sono sempre tra i migliori e ci sono tanti ottimi allenatori. Dell’Under 21 fanno parte ragazzi di qualità».
Ma in campionato trovano poco spazio, come mai?
«Hanno difficoltà a ritagliarsi degli spazi soprattutto nei grandi club dove ci sono obiettivi importanti da raggiungere nell’immediato. Diventa più difficile programmare sui giovani ed avere pazienza quando cominci la stagione sapendo di dover lottare ad alti livelli».
E così succede che l’Inter manda Destro in prestito a Siena, il suo bomber dell’Under 21…
«Destro è un buon attaccante e con Paloschi è tra i pochi del gruppo a giocare in A. Per i giovani è importante giocare con continuità per accrescere l’autostima. Continuando a far bene potranno poi tornare a giocare nella squadra proprietaria del cartellino».
Un altro esempio, Insigne, secondo lei era già da Napoli?
«Secondo me Insigne ha fatto la scelta giusta. Meglio essere protagonisti con il Pescara e disputare tutte le partite che essere il sesto attaccante di un grande club e giocare pochi minuti. E’ vero che dai campioni puoi rubare qualcosa negli allenamenti ma è sempre meglio giocare. Insigne tornerà a Napoli ancora più pronto. Ci sono altri ragazzi bravi come Maiello e Ciano in prestito in B che potranno sfruttare la stagione per poi rientrare alla base».
Il Napoli è il progetto giovani, un pallino di De Laurentiis.
«Sono contento che l’intenzione di De Laurentiis sia quella di lavorare sul vivaio e valorizzarlo come ai tempi d’oro. C’è Dodo Sormani, un amico e un tecnico molto capace. Veramente la mia speranza è poter rivedere in prima squadra giovani napoletani tirati fuori dal vivaio. Per il momento comunque il simbolo della squadra è napoletano: il capitano Paolo Cannavaro».
Ma lei fu portato a diciott’anni in prima squadra, esordì con la Juve e poi rimase un punto fisso. Prima era più facile?
«Sicuramente prima era più facile lanciare i giovani perché non c’erano tutti questi stranieri. Ecco, ritengo questa possa essere una motivazione che negli ultimi anni frena l’utilizzo dei giovani in serie A. Per i campioni che vengano dall’estero va bene, ma in tanti casi si prendono giocatori normali solo perché fanno più effetto e costano meno. E invece ci sarebbero giovani in Italia più forti e che poi devono dimostrare come feci io quando mi fu data l’occasione».
Un pensiero sul Napoli: come lo vede in Champions?
«Napoli-Manchester Cityy sarà decisiva: gli inglesi sono in grandissima forma ma l’effetto San Paolo può fare la differenza. Il Napoli può passare il turno».
E lo scudetto?
“E’ giusto lottare su due fronti. La stanchezza bisogna metterla in conto e comunque le vittoriei aiutano a smaltirla. Il Napoli è stato costruito per il vertice, dipenderà da tanti fattori”.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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