Da quasi trent’anni vive a Napoli, ne aveva quattordici quando arrivò con la famiglia da Torino, entrando nella inebriante atmosfera della città che aveva appena festeggiato il primo scudetto. Suo padre, Luciano Moggi, lavorava già per Corrado Ferlaino, il presidente di quel Napoli, dall’esterno; finito il campionato, venne assunto con pieni poteri. Alessandro Moggi, che di anni ne ha ancora 44 ed è un esperto procuratore calcistico, è stato (ed è per tanti ancora oggi) il figlio di Luciano. E a questo rapporto con il celebre genitore, che gli ha aperto le vie della professione e con cui è stato coinvolto nello scandalo Calciopoli, ha dedicato un libro. «Figlio Di: la mia vita nel mondo del calcio nonostante tutto» (Cairo Editore, 13 euro, pagg. 123). Per raccontare il «western» che è questo mondo, dove o sei cavallo o sei cowboy, o stai sotto o stai sopra. E lui, Alessandro, è stato sopra attirandosi antipatie, facendosi tanti nemici, finendo in tempeste mediatiche e giudiziarie. Lo attaccavano, dice, perché era «figlio di» e con Luciano, il direttore generale della Juve, erano in tanti ad avere conti in sospeso. Calciopoli, scrive Alessandro già al terzo rigo del libro, lo ha segnato profondamente.
Il temuto manager della Gea World che in quell’estate del 2006 girava con un cappellino in testa per non farsi riconoscere, che correva in auto senza sapere dove andare, che sentiva battere forte il cuore quando arrivava uno squillo sul telefonino perché pensava che fosse arrivato il momento, il momento dell’arresto. «Sono colpevole. Di essere stato troppo zitto. Reticente nei confronti di se stesso». L’altro Moggi, prima di condannarsi o assolversi, ha voluto raccontare la sua storia scegliendo un editore che vive anche nel calcio, Urbano Cairo, il patron del Torino. Non è un caso che abbia alzato il velo adesso. È sereno accanto ai figli Luciano junior, che ha l’occhio già lungo per i calciatori, e Ludovica, campionessa di equitazione, e alla nuova compagna Raffaella Fico, la showgirl napoletana che ha avuto una figlia da Mario Balotelli e conosce i lati della popolarità, che sa dare allegria o togliere il sorriso. «Con Raffaella sono davvero Io». Era temuto o venerato, non solo nel mondo del pallone. Nel libro in cui scrive nomi e cognomi dei suoi avversari, o meglio di quelli di suo padre. A cominciare dall’ex dirigente dell’Inter, Lele Oriali, che voleva acquistare Marco Materazzi dal Perugia ma esigeva che non lo rappresentasse lui, geloso del rapporto tra il suo presidente Massimo Moratti e Luciano Moggi. «Stesso cognome, due mondi diversi. C’era chi era arrabbiato con lui e se la prendeva con me». Alcuni retroscena anche su De Laurentiis e Maradona: “Il primo avrebbe voluto un lussuoso appartamento dell’emiro del Psg, il secondo mi chiese 5 milioni per la partita di addio al San Paolo”
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro