Bolognese nell’animo e nello spirito, napoletano della prima ora di Maradona, quella del debutto in Italia e del gol impossibile su punizione al Juventus. Eraldo Pecci, 135 gare in rossoblù, 24 nel Napoli 1984-85, è sempre chiaro: «Il Napoli è favorito, ma il Bologna si esalta in queste partite».
Bologna-Napoli è la sua sfida, ma anche un gara più importante per gli azzurri che per i felsinei. «Sì, perché il Napoli lotta ancora per qualcosa di importante, il Bologna ormai… Spero sia una gara interessante, i rossoblù ci tengono a giocare partite di sostanza di fronte al proprio pubblico, gli azzurri hanno più qualità. È il campionato che delude». Sabato però il suo Bologna non si «scanserà» col Napoli. «No, ci mancherebbe. Gli azzurri sono molto forti, i ragazzi di Donadoni però si sono ripresi e penso che ragionino di domenica in domenica su dove possono arrivare. Hanno ritrovato forma e certi equilibri». Insomma il Napoli avrà vita dura al «Dall’Ara». «Normale sia così: ormai è stabilmente nel novero delle grandi e tutte le squadre fanno la partita della vita contro le migliori. Il Bologna ha una grossa tradizione alle spalle e un manipolo di giovani interessanti in campo. Il Napoli è favorito anche perché gioca il calcio più bello d’Italia. A Milano e a Firenze ha giocato due primi tempi incantevoli, ha tanti calciatori forti, ma il Bologna sa esaltarsi in queste circostanze». La squadra di Sarri è ormai fuori dal giro scudetto? «Non si può dire. Il mezzo passo falso contro il Palermo è pesante, la Juventus è più avanti in tutti i sensi, ma il Napoli gioca molto bene. Comunque vada, deve pensare a migliorarsi con il tempo, con la continuità tecnica».
Intanto Maradona si è riavvicinato al Napoli: come lo vedrebbe da dirigente? «Da lontano percepisco sempre l’idea che vogliono usarlo, magari mi sbaglio. Lui rappresenta Napoli a prescindere, sarebbe il messaggero azzurro anche chiuso in una grotta in Groenlandia. Il suo destino è legato a quello di Napoli. Sono felice di vederlo attivo, in giro per il mondo. Oltre al genio assoluto che è, per me è stato un compagno ideale, un amico. Mi disturba leggere o sentire moralisti su di lui che parlano di tasse, figli o di droga: di Leonardo da Vinci non si ricorda la sua vita personale, solo le opere. Con i geni deve essere così. Se mi avessero invitato sarei corso al San Carlo. Ragazzi sensibili come lui nel calcio ne ho conosciuti pochi».
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro