«È una di quelle mazzate dalle quali oggi è facile riprendersi ma occorrono pazienza e forza interiore». La rottura dei legamenti del ginocchio è purtroppo un argomento noto a tanti calciatori ed ex, c’è passata gente come Del Piero, Nesta, Marchegiani, Quagliarella, Criscito. E anche Gianluca Grava, colonna difensiva del primo Napoli di De Laurentiis, oggi responsabile tecnico del settore giovanile azzurro. «A Lorenzo auguro di tornare in fretta sui campi ma la convalescenza sarà comunque lunga, deve tenere duro e vedrete che ce la farà». L’ex difensore ha vissuto lo stesso calvario nel 2011, guarda caso l’avversario era ancora la Fiorentina. «Il posto è delicato, bisogna andarci piano ma le tecniche attuali di rieducazione permettono un recupero veloce. Rompersi i legamenti prima equivaleva a lasciare l’attività, oggi se non siamo a livello di menisco poco ci manca ».
Grava, ricorda i momenti più difficili, le tappe che verosimilmente accompagneranno anche Lorenzo sulla strada della piena efficienza?
«L’inizio è tremendo, dura da digerire. Io, come Lorenzo, mi feci male nel mio momento migliore: questa è una cosa difficile da mandare giù. Penso a lui che stava riconquistando la Nazionale e ci sto male: è più giovane di me, recupererà prima e meglio ma i tempi vanno comunque rispettati».
La Fiorentina, il momento migliore e poi una terza coincidenza tra i due.
«Lorenzo ha rinnovato il contratto appena prima di farsi male, a me capitò il giorno dopo l’infortunio. Ero uscito da pochi minuti dalla sala operatoria e stavo in barella quando ricevetti la telefonata di De Laurentiis. Quell’anno ero in scadenza di contratto, il presidente mi disse:pensa solo a guarire perché hai già il contratto per un’altra stagione».
Poi Hamsik e compagni andarono in campo con uno striscione di incoraggiamento.
«E Yebda fece gol mostrando la maglia con il mio nome. Tutte testimonianze di affetto che fecero scattare dentro di me la molla
dell’orgoglio e della motivazione. Per non parlare della gente, in questo la nostra tifoseria è speciale… Il Napoli è una gran
bella famiglia, con uno staff sanitario all’avanguardia: Lorenzo non avrà problemi a tornare quello che è sempre stato».
Momenti “tosti” non mancano in casi del genere.
«A Lorenzo dico di stringere i denti soprattutto nel primo mese. È il più duro,la rieducazione è faticosa, gli esercizi sono noiosi e sempre gli stessi, è facile anche scoraggiarsi. Purtroppo la strada da seguire è questa e va percorsa fino infondo. Il tempo non deve essere un nemico ma un silenzioso e prezioso alleato. Bisogna saper vedere il lato positivo della cosa».
Quale sarebbe?
«A volte star fuori ti fa comprendere quanto è bello il lavoro che facciamo».
Quando si rivede la luce?
«Quando si rimette piede sul prato verde. La corsa che man mano diventa più sciolta nelle gambe ti fa sentire di nuovo un atleta».
Fonte: Il Mattino
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