C’è ancora Gianluca Grava, simbolo dell’era De Laurentiis, in azzurro da dicembre 2004, ma l’ultimo dei pionieri del Napoli Soccer era lui, Matteo Gianello. Il portiere va via dopo sette stagioni in azzurro: “Sono dispiaciuto, non amareggiato. Prima o poi anche le favole più belle terminano. Mi sarebbe piaciuto finire la carriere a Napoli. Sarei rimasto ancora come terzo portiere ma la società ha deciso in modo diverso”. Non c’è vena polemica nelle parole di Matteo, 50 presenze in azzurro. “Sono sempre stato bene a Napoli, ho vissuto sette anni indimenticabili, resterò tifoso a vita”. Arrivò a settembre 2004: “Il mio primo ricordo nel Napoli è l’ingresso nella hall dell’hotel Ariston, a Paestum, dove iniziò il ritiro con Ventura. Mancavano i palloni, ma avevo la sensazione di partecipare alla costruzione di qualcosa di importante”. Il doppio salto dalla C alla A, fino alla conqusta della Champions. Gianello c’è stato sempre: “Il ricordo più bello è la festa di Marassi, quando col Genoa andammo in A. L’esonero di Reja il più brutto, pagò lui ma eravamo tutti colpevoli”. Il futuro è ancora incerto: “Aspetto una proposta interessante, mi sto allenando, sto bene. Mi sento più napoletano, lascio il cuore ma non esiterò a venire a Napoli. Ho qui la fidanzata, Teresa, e tanti amici. Mi sento un po’ come il personaggio interpretato da Claudio Bisio in “Benvenuti al Sud”, perché arrivai a Napoli con qualche remora. Ed invece è proprio vero, chi viene al Meridione piange due volte, quando si arriva e quando si parte”.
La Redazione
C.T.
Fonte: Il Mattino
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