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Francesco Romano: “Con l’Udinese sarà riscatto”

L'ex centrocampista del Napoli: "Con Gamberini il Napoli ne trarrà dei benefici in futuro"

La ciliegina su una torta spettacolare, ecco cosa mancava. Una torta confezionata con i migliori ingredienti e una farina d’oro, quella del Pibe. A campionato già iniziato, quello del primo scudetto della storia azzurra (86/87) arrivò Francesco Romano, detto Ciccio e poi ribattezzato “Tota” proprio da Maradona. Con lui il Napoli volò ancora più in alto «Pensavo di finire al Torino, invece fui preso dal Napoli. Devo dire però che arrivai in una squadra già estremamente competitiva, il mio innesto fu facilitato dall’insostituibile presenza di Diego e da tanti altri campioni. Mi ritrovai immediatamente a mio agio, subito mi fu chiaro cosa avrei dovuto fare in campo e come. Lanciare Diego nel migliore dei modi, nonostante avesse sempre due, tre uomini alle costole. Arrivai a Soccavo di martedì e la domenica già scesi in campo all’Olimpico, contro la Roma. Vincemmo proprio con un gol di Maradona, nel quale ci fu pure il mio zampino. Certo, qualche palpitazione all’inizio fu inevitabile: passare dalla Triestina in B, ad uno squadrone in lizza per lo scudetto avrebbe potuto rappresentare un pericoloso salto nel buio. Ma andò tutto bene. Gli anni di Milan mi avevano temprato, e poi caratterialmente, essendo napoletano d’origine (è nato a Saviano, ndc), non ci misi molto ad ambientarmi. Al San Paolo gli ottantamila e più sulle tribune mi davano la carica giusta, mi sentivo a casa».

LUI E DIEGO – Entrò peraltro subito in sintonia col Pibe, che sul suo conto spese presto parole lusinghiere, trovandogli pure un soprannome: «Sono momenti che ricordo con grande emozione. Già dopo la prima partita Diego negli spogliatoi gridò: ‘Finalmente abbiamo trovato la nostra mamma!’. Seppi poi che così chiamava affettuosamente sua madre. Tota». Alla fine, nella sua avventura azzurra, non ci fu solo lo scudetto, ma anche la Coppa Uefa (88/89). «Sì, certo. Quella fu la mia ultima stagione nel Napoli, riuscii in extremis a vincere anche un trofeo continentale. La gioia fu immensa, anche se m’infortunai seriamente fratturandomi la tibia, mi sembra nella sfida col Paok. Nell’anno dello scudetto uscimmo fuori dall’Uefa, ad opera del Tolosa, ma questo però ci permise di dedicarci completamente al Campionato che contendemmo proprio alla Juve». Ma Romano crede nei corsi e ricorsi? Venticinque anni fa fuori dall’Europa e poi quell’assalto al campionato, un lungo ed articolato “balletto” con la Vecchia Signora. Poi il trionfo. «Mah, conoscendo i napoletani faranno i debiti scongiuri… Ci sono similitudini, premesse che sembrano assomigliarsi, ma quelli sinceramente erano altri tempi e anche un altro calcio. Non si giocava a ritmi serrati come ora, i tatticismi in campo e fuori esistevano già, ma non ai livelli attuali».E’ opinione corrente che si snobbi un po’ l’Euroleague per concentrare tutte le forze sul campionato. Anche il massiccio turnover adottato da Mazzarri lo fa intuire. «Sarà, ma non la penso a questo modo. Ripeto, i tempi sono diversi. Giocare così spesso, a tali ritmi, fa sì che si debba per forza cambiare e pure molto. Nascono perciò strategie concordate fra tecnico e società. Ma questo, a mio avviso, può anche non voler dire che si prenda sottogamba l’Europa. Sono convinto che l’intento è quello di provare a spingere su tutti e tre fronti». Però col Psv… «Una serataccia può capitare. Mazzarri e i suoi riusciranno a trarne note positive per i prossimi impegni. Di certo non sono andati in campo per perdere».
GAMBERINI – Il suo assistito Gamberini intanto prende quota. Integrazione quasi fulminea, tipo la sua: «Alessandro ha talento ed è un ragazzo d’oro. Il Napoli non potrà che trarne beneficio. Ma me lo aspettavo». Dopo Lazio e Samp ecco l’Udinese: «Ho visto gli azzurri con la Lazio e ne sono rimasto colpito. Ritmo e incisività contro una squadra difficile da affrontare. Trovo che l’Udinese sia in forte ripresa, ma il Napoli dovrebbe spuntarla. Sarà doppiamente motivato dopo la fresca sconfitta». E poi la Juve… «Quelli sono capitoli a parte, e lo erano anche ai miei tempi. So solo che sarà una dura battaglia. La classica sfida da tripla, ma in cuor mio…».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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