Sono 6.500 i metri quadrati di manto erboso che stanno per mettersi in viaggio a bordo di 16 tir da Brescia verso Napoli. E’ l’erba che, insieme ai 1.500 metri quadrati già posati oggi nelle aree di rigore, renderà di nuovo splendente il prato dell’impianto napoletano. Appena arrivato a Napoli il manto farà scattare il lavoro di 25-30 operai che saranno impegnati a turno giorno e notte per togliere le zolle vecchie e sostituirle con il nuovo prato. Sono i numeri a dare il senso del profondo maquillage che il Napoli ha deciso di far scattare per il prato dell’impianto di Fuorigrotta, apparso in condizioni indecenti nel match di domenica 2 settembre contro la Fiorentina. La decisione di rizollare il campo è stata presa dal Napoli dopo il sopralluogo odierno con l’agronomo della Lega, Giovanni Castelli, Leandro Galardini, il consulente toscano assunto dal Napoli, e Salvatore Marrone, l’agronomo del club azzurro. “Dalla riunione – dice all’ANSA Alessandro Formisano, capo delle operazioni del club azzurro – è emerso che la strategia intrapresa va nella direzione corretta ma dobbiamo fare i conti con una estrema variabilità del clima nei prossimi giorni che potrebbe vanificarla. Abbiamo quindi deciso di procedere all’integrale rizollatura: ne sentivamo l’obbligo per tutto quello che è accaduto. E’ chiaro che questo comporta un impegno economico maggiore e anche un più forte impiego di risorse umane”. Già perché il Napoli per correre ai ripari ha scelto un prato deluxe: un manto erboso alto quattro centimetri, il più alto che c’é e pure il più costoso. La scelta è stata fatta anche per non sfigurare in Europa visto che il 20 c’é la partita contro gli svedesi dell’Aik Solna e che gli stessi svedesi, da regolamento europeo hanno il diritto di allenarsi il giorno prima sul terreno dove si giocherà. “Quindi il San Paolo dovrà ospitare – sottolinea Formisano – tre gare in dieci giorni, il 16 col Parma, il 20 con l’Aik e il 26 con la Lazio, senza dimenticare l’allenamento degli svedesi del 19 che è equiparabile a una partita per lo stress al campo che sarebbe stato messo a dura prova”. Restano gli interrogativi su come si sia ridotto così male il terreno di gioco. I fattori in ballo restano il fungo fatto proliferare dal caldo eccessivo unito a un imprevedibile decadimento del manto erboso, ricorda Formisano. Poi ci sono i dubbi, sollevati nei giorni scorsi anche dal sindaco di Napoli De Magistris, su “qualcosa di strano”, un sospetto sabotaggio. Per il futuro, il Napoli vuole comunque tutelarsi e sta studiando delle soluzioni per rendere maggiormente sicuro il San Paolo.
Fonte: Ansa
La Redazione
C.T.
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