Il calcio e lo studio, due binari che corrono spesso in direzioni opposte. Due mondi apparentemente lontani che trovano l’unione in casi tanto rari quanto ammirabili come quello di Dario Bova. Una carriera nata sotto le migliori aspettative, dal settore giovanile vissuto interamente con la maglia del Napoli fino alle esperienze con Faenza e soprattutto Imolese dove, alla prima stagione da professionista agli ordini di mister Angelo Alessio, Bova è stato assoluto protagonista con 35 presenze e quattro reti. L’addio alla maglia azzurra dopo il fallimento e quella panchina al San Paolo che mise i brividi al giovane difensore azzurro. “Era Napoli-Ancona, mister Scoglio ci portò in ritiro in Tunisia prima del match dell’Epifania. Fu una grande emozione ma poi le strade si separarono”, cosi Dario ai nostri microfoni racconta l’addio all’azzurro. Un distacco sofferto ma inevitabile, il fallimento del club rese il tutto più amaro ma Bova aveva le idee chiare, il pensiero di giocare a calcio continuando gli studi. Il passaggio a Faenza, l’exploit ad Imola, l’approdo in Serie B con il Cesena “ma la testa non c’era e lasciai per qualche anno gli studi“.
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E’ passato del tempo, Dario adesso ha 32 anni ma la storia torna a ripetersi. Grazie alla famiglia e alla ferma volontà di un futuro che possa andare oltre il campo di calcio è tornato a studiare. La Laurea in Giurisprudenza nel 2013, l’esame di Stato nel 2015. Cosa farà da grande, Avvocato Bova? “Mi piacerebbe ricoprire il ruolo di direttore sportivo, restare nel mondo dello sport magari come Avvocato in diritto sportivo”. I pensieri corrono a quel salto in cadetteria, troppo prematuro per un ragazzo giovane che andava ancora formandosi. Si riparte dalla Lucchese, due campionati vinti dalla D alla C1, il fallimento del club e il peregrinaggio fino al San Marino nel 2015. Un avvocato nel mondo del pallone è cosa abbastanza rara e Dario lo sa, quando mancavano pochi istanti al coronamento di un sogno dopo innumerevoli sacrifici è stata la commissione a regalargli un sorriso. “Durante l’esame di Stato la commissione è rimasta stupita dalla mia professione, ho vissuto un momento di grande simpatia”, con l’augurio ad altri come Bova di arrivare a tracciare e perseguire i propri obiettivi, dentro e fuori dal terreno di gioco.
A cura di Simone Ciccarelli
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