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Doppio ex, Carnevale: ”Napoli, il terzo posto è tuo. Benitez è un signore del calcio, mi piace molto come allenatore”

"A Napoli i miei anni migliori, devo tutto a questo club. Zapata? Fossi al Napoli non lo cederei. Differenze tra azzurri ed Udinese? In Friuli possiamo crescere talenti ed aspettarli..."

Un carissimo nemico, Andrea Carnevale. Protagonista del Napoli più grande, più bello e più vincente d’ogni tempo, domani sera don Andrea tornerà sul luogo dei vecchi trionfi. Ci tornerà con l’Udinese, perché il vecchio bomber azzurro oggi è l’Indiana Jones dei bianconeri. Il capo dello scouting. L’uomo che comanda il miglior gruppo di scopritori di talenti che ci sia in Italia e che è anche tra i migliori dell’intera Europa.
Napoli, dunque. Stadio San Paolo. Il lungo corridoio, i gradini che portano al campo e poi?
«E poi già lo so: saranno brividi e belle sensazioni. Le racconto una cosa: ieri ero a casa con mia figlia. Ha dodici anni e poiché le parlo spesso di Napoli, sa qual è la domanda che mi fatto? Mi ha chiesto: ti emozionerai quando metterai piede in campo?»
E che ha risposto?
«Le ho detto: sì, mi emozionerò parecchio. Perché Napoli è il pezzo forte della mia carriera. Al Napoli sono legati i miei successi, lì ho vissuto sensazioni che non torneranno più».
Che fa, si commuove, signor Jones. Pardon, signor Andrea?
«Sa che cosa penso? Penso che se potessi fare un salto all’indietro di trent’anni, farei le stesse scelte di quel tempo. Aver giocato in maglia azzurra, aver vinto, aver goduto dell’affetto della gente è stata una un’emozione che neppure riesco a raccontare. Una fortuna, insomma».
Non lo racconti troppo in giro. A Udine potrebbero anche restarci male, non le pare?
«Per carità. A Udine sto bene. Qui sono sereno e a questa serenità, a questo club, alla stima della gente di Udine non ho voluto rinunciare quando ho avuto proposte di lavoro da altre parti. A volte dico a me stesso che sono stato fortunato un’altra volta».
Fortuna, certo. Quella che forse non ha in questo momento l’Udinese. Come ci arriva a questo match di coppa Italia?
«Purtroppo non al meglio. Per infortuni e assenze per la coppa d’Africa siamo rimasti in pochi. Intendiamoci, Stramaccioni ce la farà a mettere in campo una buona squadra, ma la panchina sarà zeppa di ragazzi della Primavera. Siamo contati, ma questo non vuol dire che, pur sapendo della forza degli azzurri, non proveremo a vincere la gara. Tutt’altro».
Anche il Napoli avrà tanti nomi nuovi.
«Certo, ma per scelta, non per necessità. E poi, se si guarda la panchina di Benitez, i nomi di chi resta fuori, ci si accorge che non si tratta di riserve, ma di titolari che aspettano di poter giocare. A chi penso? A Zapata, a Mertens, a Jorginho, a Inler».
Il quale non più titolare da sei gare e squalificato in coppa, domani salterà pure il match con la sua vecchia squadra.
«Mi dispiace per lui. Stimo molto Inler e pur rispettando, ovviamente, le scelte di Benitez, non capisco perché un giocatore come lui non riesca a trovar posto come prima».
Ha nominato anche Zapata. Vogliamo parlare di mercato? Piace all’Udinese, non è vero?
«No, niente mercato, per favore».
Allora parliamo di Zapata calciatore…
«Se fossi il Napoli non me lo toglierei. Lui, infatti, è l’unica, vera alternativa ad Higuain. C’è Gabbiadini, è vero, ma lo vedo più attaccante esterno, più seconda punta. Zapata, invece, è centravanti e basta. E’ lui il sostituto naturale di Higuain».
Visto che ci siamo, da centravanti a centravanti, che cosa pensa Carnevale di Higuain?
«Un campione. Anzi: un fuoriclasse. E’ uno che fa la differenza. Per me è il migliore attaccante del nostro campionato. E’ di spessore internazionale. Molti dei migliori club Europei gli darebbero una maglia volentieri. E poi ha carattere. Basta guardare come si muove, come si agita in campo per capire che vuol vincere. E nel Napoli può farlo».
Sarà. Ma intanto non pensa che in questo primo mezzo campionato il Napoli abbia patito troppe sofferenze?
«E’ vero. E non me lo spiego. O, meglio, penso che sul rendimento di questa grande squadra abbia pesato molto la mancata qualificazione alla Champions League. Una delusione che ha piegato il morale degli azzurri. Può capitare. Certo, ha sofferto, ha perso punti, ma poi, s’è ricompattato».
Juve e Roma, però…
«Mi piacerebbe dire che il Napoli può riacciuffarle e correre per il primo o per il secondo posto, ma non è così. Juve, Roma e Napoli: così, in quest’ordine vedo il podio finale della serie A».
E la Samp, la Lazio, la stessa Fiorentina?
«Sono stato franco prima e lo sarò anche questa volta. Credo che nessuna di queste tre rispettabilissime squadre possa rivaleggiare con il Napoli per il terzo posto. Gli azzurri hanno valori superiori».
E con un mediano in più e un attaccante in meno sembra finalmente anche meglio equilibrato. Che sta succedendo: il signor Benitez si sta italianizzando?
«Questo non so dirlo. Ma a me quest’allenatore piace. Mi piace il suo essere un gentiluomo del pallone. E’ intelligente e, mi dicono, sa avere un ottimo rapporto con i calciatori»
Torniamo a casa sua. Scouting. Caccia ai nuovi tesori del pallone. L’Udinese è capofila, ma non sempre è presa a esempio. Sotto questo profilo il Napoli ha ancora parecchio da imparare?
«Vedrete, le nuove normative, il fair play finanziario, il numero di italiani in rosa obbligheranno i club, tutti, a guardare con occhi diversi i settori giovanili. Ma tra noi e il Napoli c’è una differenza sostanziale: l’Udinese può permettersi il lusso di allevare i propri talenti per uno, due, tre anni per poi cederli con ottimi guadagni. Il Napoli, invece, poiché deve vincere, deve puntare su calciatori già fatti, già compiuti. Insomma, strategie diverse per obiettivi diversi».

Fonte: Corriere dello Sport

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