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Doppietta di Careca: «Gli azzurri batteranno i tedeschi e la Juve»

Anche la leggenda ha una sua contabilità, e nel mettere i numeri in colonna, Antonio Careca scopre di essere qualcosa in più di un grandissimo attaccante. Ha infilato tre gol al Bayern in due partite e sette palloni nella porta della Juventus. Ovvero ai rivali di domani e di domenica del Napoli. Da tifoso eccellente, dal Brasile, carica gli azzurri:

«Spero che la mia ex squadra vinca sia a Monaco che al San Paolo contro i bianconeri».

Non sarà una passeggiata.

«Certo che non lo sarà, ma le grandi imprese sono quelle in cui non si parte favoriti».

Mazzarri ha preparato questa sfida facendo un po’ di turnover e per questo è stato criticato.

«Mazzarri, che non conosco personalmente, è molto bravo perché ha organizzato un gioco in cui il pallone corre sempre in avanti, rompendo con una certa tradizione italiana. Il suo Napoli è una bella macchina, ma certamente non fa sognare come la mia squadra che aveva un tasso tecnico molto più elevato».

Che rapporto avevate col turnover?

«Pessimo, molto meglio giocare che allenarsi: contro la Sampdoria, nella finale di Coppa Italia, giocai con una gamba sola. Però lo capisco: ora il calcio è cambiato».

Cosa le piace di questo Napoli?

«La squadra, specie Lavezzi e Cavani. L’uruguaiano è un vincente che trasmette ai compagni forza mentale ed efficacia. Un artista del gol, un vero numero 9, che segna più o meno come facevo io. E come me non ha sofferto i primi mesi d’ambientamento a Napoli».

Può diventare il Matador la nuova bandiera azzurra?

«Possiede fantasia e concretezza, l’ideale per entrare nel cuore dei tifosi del Napoli. Ma, per diventare una bandiera, bisogna che non lo vendano subito. E non credo che lo faranno».

Ma il Napoli vincerà col Bayern?

«Sì, anche se dovrà soffrire. Questi tedeschi hanno una marcia di velocità in più e individualmente, quasi tutti sono superiori agli avversari. Ma il Napoli ha cuore e testa. E può farcela».

Una volta disse che lei era il terzo giocatore più importante del Napoli.

«Vero. Il primo era Maradona e il secondo… Maradona».

Coppa Uefa 1989: segnò tre gol al povero Bayern.

«A Monaco mi fecero marcare da un centrocampista (era Reuter, ndr), lo feci ammattire. E alla fine non gli diedi neanche la mia maglia, per dispetto. La scambiai con il numero 5 (era Augenthaler, ndr)».

Lì capiste che avreste vinto la Coppa?

«No, lo capimmo la sera della rimonta con la Juventus: 3-0 per noi e fu una favola. Anche se non feci gol».

Una rarità, i bianconeri erano i suoi preferiti.

«Segnavo spesso contro di loro, merito dei tifosi che caricavano a mille la vigilia di questo duello. A Torino feci una tripletta (3-5 proprio nel novembre 1988) e in Supercoppa una doppietta. Tra le tante vittoria contro la Juve proprio a questa ultima gara sono più affezionato».

È vero, sembra un po’ strano.

«È stato il mio ultimo successo a Napoli, dopo non ho vinto più nulla».

In realtà, proprio il Napoli da allora non ha vinto più nulla.

«Non credo che quest’anno possa vincere la Champions, ma magari la Coppa Italia sì. Sarebbe bello, per riprendere gusto ai trionfi».

Le manca il porompompero dello stadio San Paolo?

«Sì tanto. E pure quell’altro coro… ‘O Care’ Care’ tira la bomba…»

 

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

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