Mimmo Di Carlo, 48 anni, da giocatore ha vinto una Coppa Italia col Vicenza proprio ai danni del Napoli. Da allenatore due promozioni con il Mantova e due salvezze in A con il Chievo.
Ancora una volta la seconda squadra di Verona festeggia la permanenza in A…
«È stata una stagione ricca di soddisfazioni, soprattutto nella seconda parte del campionato. Per una realtà come il Chievo la classifica finale è ottima e per me è un piacere lavorare con un presidente come Campedelli e con un direttore come Sartori. La nostra sfida sarà migliorarci ancora».
De Laurentiis ha rivelato che da Mazzarri si aspetta richieste in linea con i parametri del Napoli…
«È giusto che sia così. Sia il presidente che Mazzarri in questi anni hanno lavorato per il bene del Napoli, raggiungendo risultati straordinari. È chiaro che club e tecnico devono avere una linea comune, quella di crescere gradualmente. Il Napoli ha risorse minori rispetto alle big del nord, ma con le idee di Mazzarri, la capacità di De Laurentiis e il grande pubblico sono convinto che possano fare ancora meglio».
Come si fa a collimare le esigenze del club con le ambizioni della piazza?
«Prendendo spunto dall’Udinese, che pur avendo ceduto Inler e Sanchez ha fatto addirittura meglio in campionato. Il Napoli, che ha mezzi maggiori, può fare lo stesso. Non è detto che chi più spende vince, si può fare anche con i progetti, le idee e la mentalità di gioco».
Senza Lavezzi, probabile partente, sarà più dura?
«Il Pocho ha fatto tanto per il Napoli, è un giocatore importante, ma Pandev non è da meno. Se sta bene il macedone fa la differenza, è un giocatore straordinario, se lo riscatta il Napoli ha già in casa l’erede di Lavezzi».
Insigne non può candidarsi a questo ruolo?
«Ho letto che De Laurentiis vuole puntare sui giovani e la strada da seguire è proprio questa. Fondamentale inserirne pochi ogni anno, perché se ci si basa solo sui giovani è difficile vincere nell’immediato. Insigne è bravo e farà strada, l’importante è non soffocarlo con troppe pressioni, la piazza è esigente e importante. Però se un calciatore è bravo, lo è sempre, a prescindere dall’età».
Si può vincere lo scudetto anche rispettando il fair play finanziario?
«È una strada percorribile, è ovvio che bisogna avere maggiore pazienza. Il risultato sportivo può andare oltre le potenzialità se c’è un’unione indissolubile tra dirigenti e area tecnica. La società traccia le linee, l’allenatore deve provare a far rendere la squadra al 150%. Il Napoli ha già fatto tanto, ogni anno ha ottenuto qualcosa di importante».
Il suo Chievo ha lanciato quest’anno Acerbi e Bradley: li consiglierebbe al Napoli?
«Acerbi è un giocatore straordinario, lo vedrei a occhi chiusi nel Napoli, secondo me presto arriverà in Nazionale perché ha personalità, tecnica, velocità e fame. È un difensore perfetto per la linea a tre eppure con noi ha fatto bene con la difesa a quattro. Ha grande senso dell’anticipo, si propone anche in attacco. Diventerà sicuramente un top player. Discorso diverso per Bradley che ha già esperienza internazionale, ha forza e tecnica ed è un professionista esemplare».
Lei continuerà col Chievo: tra qualche anno pensa di candidarsi per piazze calde come quella di Napoli?
«Non ci penso perché sto benissimo al Chievo. Certo, a Verona non ci sono le pressioni di Napoli e quindi tocca all’allenatore trasferire ogni giorno ai calciatori nuove motivazioni. Un giorno mi piacerebbe provare un’esperienza in grandi città, sono pronto a tutto e non avrei alcuna paura ad affrontare piazze come quella di Napoli. Tuttavia non ho fretta, con la testa sono al 100% impegnato col Chievo».
Mazzarri e quel turn over massiccio nella gara di Verona del settembre scorso. Fu un errore?
«No. Il Napoli ha e aveva 22 titolari: giusto che il tecnico li abbia alternati, visti gli impegni. È ovvio che Cavani o Lavezzi sono unici, ma una qualsiasi riserva del Napoli vale metà Chievo. In quella gara fummo semplicemente fortunati, ci premiò un episodio».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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