Una vita da mediano. Ma da mediano vero. Corsa, sacrificio, ma anche una tecnica che gli invidiavano in parecchi. Nando De Napoli. Uno del grande Napoli. Uno che accanto ha avuto registi, metodisti, inventori di giocate come pochi. Uno che se ne intende, insomma, di quel che serve e di come si ragiona in mezzo al campo.
Già, ma oggi che cos’è che serve a centrocampo? Perché ormai di registi in giro non ce ne sono molti.
Dica, De Napoli, quella dei centrocampisti con piedi buoni e cervello fine è una razza di campioni in estinzione?
«Spero di no. Io da vecchio mediano difendo la categoria e la sua centralità nel gioco d’una squadra, però non posso certo negare l’importanza delle geometrie e delle intuizioni che sono proprie dei registi. Quelle di un Ciccio Romano d’una volta, oppure di un Pirlo, giusto per parlare del presente».
Però pure il profilo del mediano oggi è cambiato?
«E’ vero. Prima bastava che corresse tanto. Oggi, invece, al mediano si chiedono anche i gol. Mi spiego meglio: io credo d’essere stato un buon mediano, ma di gol non ne facevo tanti. Anzi, se vogliamo essere sinceri, ne facevo pochi. Nocerino, invece, che ha lo stesso gioco, di gol ne ha fatti molti nell’ultima stagione. Ecco, per questo lui è il modello del mediano d’oggi».
E al Napoli chi serve: un mediano che fa tanti gol, oppure un regista dalla giocata fine?
«Ho l’impressione che il Napoli quando ha preso Inler ha pensato di trovare tutte e due le cose in un solo giocatore».
Invece?
«No, non voglio dire che ha sbagliato. Inler è un buon giocatore. A me non dispiace affatto».
Però?
«Però, nella stagione scorsa forse non ha dato tutto quel che s’aspettava il Napoli da lui. Chiariamo: non sto dicendo che il Napoli deve andare a cercare un altro centrocampista. Non lo penso. Anzi, penso il contrario. Penso che Inler meriti fiducia. Lui i colpi ce l’ha e sono certo che nella prossima stagione sarà un protagonista. Perché per ogni squadra, e quindi anche per il Napoli, è fondamentale avere alternative. Non va il gioco sulle fasce? Bene, è il momento che la squadra la prendano per mano i centrocampisti. E viceversa, si capisce. E’ variando il gioco, infatti, che si mettono gli avversari in difficoltà».
Dai centrocampisti agli attaccanti. Ovvero, al Pocho. Se l’aspettava che facesse le valigie e andasse via?
«Non lo biasimo. E’ un professionista. Deve aver considerato chiusa la sua avventura in maglia azzurra e a ventisette anni è andato a caccia di una nuova esperienza e un nuovo e ricco contratto. Va così nel calcio. Soprattutto in quello moderno. Per, come tifoso azzurro mi dispiace che abbia scelto d’andar via. Lui, ormai, era entrato nei cuori e nella fantasia del tifo napoletano. Non a caso ne era diventato il beniamino».
Vuol dire che il tifoso azzurro ha il diritto di sentirsi un po’ tradito?
«Tradimento è una parola grossa. No, quello che mi dispiace è che il Napoli ancora non sia considerato dai campioni un punto d’arrivo. Evidentemente, la scelta di Lavezzi lo conferma, per adesso è ritenuto una tappa di passaggio, una destinazione non definitiva».
Vuol dire che il Napoli non riesce ad attrarre come invece attraggono altre squadre ed altri club?
«Ma non gliene faccio una colpa assolutamente. Il Napoli ha fatto e sta facendo grandi cose. Del resto, mi sembra opinione diffusa che la gestione De Laurentiis sia tra le più apprezzate del calcio italiano. Sposare una crescita tecnica costante a bilanci sempre in ordine non è affare che riesce a tutti. No, il Napoli è sulla strada giusta per arrivare a grandi risultati. La mia speranza? Ovvio: è che questi successi arrivino in tempi assai ravvicinati».
La conquista della coppa Italia è un buon segnale.
«Ottimo. Ma ora bisogna andare avanti. Sino a dove? Beh, al diavolo la scaramanzia: io penso allo scudetto».
Già nella prossima stagione?
«Perché noi. Vogliamo fare i conti al campionato che verrà?».
Prego, faccia pure.
«E allora: sull’Inter c’è l’incognita del suo nuovo allenatore. Come se la caverà? Il Milan, invece, sta cambiando molto, si sta ringiovanendo e ho l’impressione sia anche più attento alle spese. Per la Juve, invece, dovrà dare i conti anche con la Champions e potrebbe accusare la fatica. La Roma? Beh, con Zeman può accadere veramente tutto. E’ vero, c’è anche l’Udinese, ma i miracoli non si ripetono con tanta faciltà».
Conclusione?
«Conclusione: con un paio di giocatori esperti e forti e qualche giovane talento, il Napoli nella prossima stagione potrebbe puntare allo scudetto. Ma perché: potrebbe. Deve!»
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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