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De Laurentiis a “Il Roma”: “Roma-Napoli potrebbe giocarsi alle 18. Abbiamo i nostri progetti sullo stadio”

"Szczesny e Neto non sarebbero venuti a fare la panchina a Reina"

Imprevedibile, travolgente, vulcanico. Ancora una volta Aurelio De Laurentiis non finisce di stupirci. Questa volta lo fa di ritorno dalla lunga trasferta nella “sua” Los Angeles, dopo aver smaltito il fuso orario. Le vittorie a suon di gol del Napoli capolista solitario se l’è godute alle cinque e passa del mattino davanti alla tv con telecronache in lingua inglese. Ma con DeLa non si discute solo di calcio, la sua è una improvvisata “lectio magistralis”, che parte dalle sue origini, dalle sue radici irpine con incroci vesuviani, dalla sua tenace famiglia con avvicendarsi di generazioni, da cui si può capire chiaramente la dimensione umana e caratteriale di un imprenditore dai vasti interessi non soli di impresa ma culturali. Si spazia dai primi amori per la celluloide, a quelli per l’arte, dalla passione per le auto d’epoca, la Ferrari su tutte, a quella per i vini, di cui è un collezionista e intenditore ineguagliabile. Quando ne parla ne descrive qualità e gourmet. E tra non molto sarà anche “number one” nel mondo della pasta e dei gelati, per tener fede a quelle promesse che fanno parte della cosiddetta memoria prenatale, appartenendo a tradizioni e quindi a vocazioni familiari. Di solito il presidente Dela, pur nel suo cortese porsi nelle conversazioni, conserva sempre uno guscio duro, un caratterino spigoloso, sarà che sarà, ma il Napoli in cima alla classifica e i complimenti che gli giungono da mezzo mondo, per come lo ha voluto e oggi lo ritrova alla ribalta, gli hanno dato una carica di affabilità, che ormai conquista chiunque. L’Aurelio che il suo papà in anni lontani descriveva come difficile e scontroso, che vedeva ovunque un nemico, anzi aveva bisogno di cercarselo per sentirsi più motivato, oggi appare totalmente trasformato.«Parliamo di tutto, ma lasciamo da parte la politica», sottolinea con un simpatico sorrisetto. Prima domanda: questo Napoli è da scudetto? Risposta secca: «Lo sapremo a fine marzo».

Ma la parola scudetto oggi è sulla bocca di tutti, rispetto a dodici mesi fa…. 
« L’anno scorso avevamo problemi legati soprattutto a come si doveva sostituire Higuaìn. Poi l’infortunio a Milik fece il resto. La soluzione di Mertens centravanti non arrivò subito. Fu sperimentato Gabbiadini e si persero tempo e punti, probabilmente proprio quelli necessari per vincere lo scudetto».

Ma anche quest’anno si è ripetuto il crack allo sfortunato Milik….
«In tempi diversi, però. Un mese prima e quindi il giocatore potrebbe ritornare a disposizione già a metà febbraio. Ma il vantaggio è che pochi minuti prima che si chiudesse la campagna acquisti, ho messo dodici milioni di euro sul tavolo al presidente del Chievo e mi sono garantito Inglese con la possibilità di averlo disponibile sin dalla riapertura della campagna acquisti. Ma questo è un argomento che con Luca Campedelli se ne discuterà soltanto a gennaio».

Intanto dopo sette giornate di campionato certamente non è il Napoli la sorpresa. Vero?
«Direi piuttosto che la vera sorpresa si chiama Di Francesco. Non mi aspettavo che riuscisse a dare subito un certo tipo di gioco alla Roma. Eppure molti amci romanisti non sono soddisfatti, anzi si lamentano pure. Certi tifosi anche di prestigio non sono mai contenti a Roma. A differenza dei napoletani che sono coerenti e sono innamorati del loro Napoli e di Maurizio Sarri ».

Maurizio Sarri questo è il problema. I tifosi, purtroppo, hanno paura di perderlo….
«Premesso che Sarri l’ho voluto fortissimamente io. E ne sono innamorato. Anche perché, rispetto ad altri allenatori, ha un grande dono: non è un rompiscatole. È uno che, come tutti i toscani, gli rode il… quando le cose non vanno nel verso giusto. Poi è un personaggio poliedrico. Preparato non solo nel suo lavoro. È un uomo di cultura. Stare a parlare con lui è piacevole, ve lo assicuro. Con il Napoli ovviamente ha avuto la possibilità di valorizzarsi ulteriormente attirando l’attenzione di club non solo italiani. Ma io mi auguro che resti con noi altri dieci anni. Lo spero tanto. Se poi accadrà quello che nessuno di noi si augura, ce ne faremo una ragione e cercheremo una soluzione altrettanto valida per continuare il discorso che stiamo portando avanti in questi anni».

E quando si parla di futuro si pensa al rinnovo di alcuni contratti. Per esempio quello di Reina….
«C’è sempre tempo. Certamente non potevo accettare la richiesta di un contratto bloccato per altri tre anni. I tifosi meritano rispetto anche in questi casi».

Intanto si poteva acquistare Szczesny oppure Neto….
«Secondo voi non ci ho provato? Entrambi sarebbero venuti di corsa ma non per fare la panchina a Reina. Avrebbero certamente rischiato di restare fermi un anno. E certi campioni non possono permetterselo».

C’è poi il caso Ghoulam. Si riuscirà a trovare un accordo in tempi brevi con il difensore algerino?
«La situazione è in fieri. Innanzitutto devo dire che è un ragazzo perbene, rispettoso, si allena sempre con grande professionalità ed è diventato insostituibile. Io sono pronto a fargli un contratto per altri cinque anni perché è una garanzia, ma se si perde tempo e pensa di liberarsi allora non mi resta che salutarlo».

Con Mertens e Insigne, però, si sono trovate le soluzioni…
«Quando c’è la volontà di entrambi le parti l’accordo si raggiunge. Con Dries si è lavorato sin dal settembre dello scorso anno poi ha cambiato agente e i tempi si sono allungati. Con Lorenzo, invece, in sei mesi abbiamo firmato un contratto che lo lega al Napoli speriamo per sempre. Ma non dimentichiamo poi che abbiamo chiuso l’accordo con Albiol che pure voleva andare via un anno e mezzo fa».

Queste mosse societarie hanno rafforzato il patto per lo scudetto?
«Lo spero io e lo sperano i tifosi. E questo inizio di campionato sta rafforzando quella sensazione che tutti ci eravamo fatti quando nella seconda parte dello scorso campionato abbiamo inanellato vittorie su vittorie. Ripeto ancora e ne sono convinto che se lo scorso campionato avessimo iniziato come quest’anno lo scudetto certamente oggi non stava cucito sulle magliette della Juve».

Quella Juve che comincia seriamente a temere il Napoli di Sarri.
«Il Napoli è stato coerente con la sua politica, la società bianconera non credo e mi preoccuperei al loro posto. Hanno lasciato partire troppi giocatori di valore in questi anni e il tempo potrà penalizzarli. Questa è la nostra speranza».

E oggi quando si parla di Juve si pensa al Var. Lei cosa ne pensa dell’impiego di questo sistema di supporto al direttore di gara?
«Tutto il bene possibile. Innanzitutto perché dà la possibilità sia ai giocatori che all’arbitro di prendere fiato. Io sono favorevole al time out come nelle partite di basket. Poi ho notato che gli arbitri stanno velocizzando il gioco limitando le interruzioni e favorendo lo spettacolo, come nel calcio inglese. Inoltre credo che con il Var i direttori di gara alla lunga non saranno più antipatici ai tifosi e nello stesso tempo farà in modo che i giocatori siano più onesti e meno recitanti. Secondo me questo Var è una benedetta soluzione per rendere il gioco del calcio più spettacolare ».

Intanto certi tifosi cominciano a preferire la pay tv allo stadio. Non è stato certamente bello vedere il San Paolo semivuoto in occasione del debutto casalingo in Champions contro lo Feyenoord. La colpa dei prezzi dei biglietti troppo alti?
«Chiariamo innanzitutto che i prezzi dei ticket per le gare casalinghe di Champions sono stati fissati subito dopo il sorteggio. E resteranno tali anche per i prossimi due incontri. Poi va detto che certamente una parte dei nostri tifosi ha preferito starsene a casa per vedersi la partita a Canale 5 senza pagare. Quindi… ».

I tifosi quando la rivedranno a Fuorigrotta?
«Intanto sarò all’Olimpico alla ripresa del campionato per assistere alla sfida con la Roma, che potrebbe giocarsi alle 18 e non più alle 20,45 per motivi di ordine pubblico. Poi andrò in Inghilterra. Non posso certamente perdermi l’incontro con il Manchester City».

Presidente, scudetto o Champions?
«Non mettiamo mai i limiti alla provvidenza…».

Intanto i tifosi napoletani sognano….
«È giusto che lo facciano. Sapete quanti sono i nostri supporters nel mondo? Quasi 35 milioni. E i simpatizzanti, cioè quelli che tifano per una seconda squadra? Ben 120 milioni. Numeri da capogiro che vanno studiati con attenzione».

Il marketing che cosa significa per lei?
«È un legame tra il fruitore e il prodotto, dove il committente è il pubblico. Lo spettacolo deve rispondere sempre a regole di mercato. Guai a non rispettarle. Intanto in Inghilterra ci sono sei grandi club che vorrebbero un campionato europeo. Se ne stanno accorgendo anche loro. Chissà che sviluppi ci saranno nei prossimi anni».

I progetti futuri del presidente De Laurentiis…
«Non stiamo certamente a guardare e in attesa di realizzare il progetto stadio, abbiamo raggiunto un accordo con il Museo Archeologico di Napoli per una mostra itinerante del Calcio Napoli. Tre saloni riservati alla storia della società azzurra con foto e trofei degli idoli della tifoseria napoletana. Poi spero quanto prima di mettere su una squadra femminile che partecipi ai campionati nazionali. Sarebbe bello farla giocare prima di una gara casalinga del Napoli in modo da non far pesare
ai tifosi le tante ore di attesa sugli spalti».

Napoli e gli impianti sportivi. Sono in arrivo le Universiadi.
«Noi abbiamo le idee chiare e siamo pronti ad investire. Nei cassetti abbiamo i nostri progetti che tireremo fuori al momento giusto. Ma l’argomento lo tratteremo in altre sedi. Speriamo al più presto. E con successo. Napoli e i napoletani lo meritano».

Un’ultima domanda riservata a Gonzalo Higuaìn, che non segna più come  una volta. Perché?
«E che ne sono io. Voglio solo ricordare che il suo acquisto fu una mia intuizione. Lo pagai trentotto milioni nel 2013 più due di bonus quando stava quasi sempre sulla panchina del Real Madrid. Napoli gli ha dato tanto, tantissimo. E ora gioca con un’altra maglia. Succede nel calcio… ».

Fonte: Antonio Sasso per “Il Roma”

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