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De Laurentiis: ”Il nuovo San Paolo in solo 24 mesi. C’è l’intesa con il sindaco”

A una settimana dall’incontro con il sindaco De Magistris, il presidente del Napoli De Laurentiis, annuncia una svolta per il San Paolo. L’obiettivo è quello di rendere l’impianto in soli 24 mesi, funzionale, sicuro e completamente rinnovato.

Il presidente Aurelio De Laurentiis ha rilasciato un’intervista a “Il Mattino” in merito alla questione stadio. Ecco le sue dichiarazioni:

Presidente, lei ha presentato al sindaco De Magistris non il progetto per un nuovo stadio, ma un piano in trenta punti per ristrutturare il San Paolo: perché ha scelto questa strada?«Perché è l’unica possibile per evitare che il Napoli emigri a Palermo o altrove. La situazione del San Paolo è grave, di assoluta fatiscenza, e il Napoli è stato obbligato ad intervenire direttamente in questi anni, dopo le prescrizioni degli enti locali o dell’Uefa, perché, è bene ricordarlo, la nostra è l’unica società italiana che partecipa per il quinto anno consecutivo a competizioni internazionali. È l’unica strada affinché io continui a investire e a rafforzare la squadra: a cosa servirebbe prendere un calciatore del livello di Higuain se non vi fosse una struttura adeguata con l’appoggio istituzionale?».

C’è una legge del dicembre 2013 che consente alle società un percorso preferenziale per costruire nuovi stadi: perché il Napoli non lo ha seguito?«Innanzitutto perché, tra una cosa aleatoria, lunga e incerta e una cosa realistica, fattibile e più veloce, abbiamo il dovere di tentare la seconda strada e di provare a essere estremamente concreti, naturalmente se l’amministrazione lo permette. Noi abbiamo un’urgenza e la strada della ristrutturazione ci consentirebbe di continuare a giocare e di effettuare lavori non più rinviabili perché altrimenti non ci verrebbero più concesse le autorizzazioni per giocare. Poi c’è una ragione che è legata al cuore dei tifosi: il San Paolo è la casa del Napoli. Abbiamo fatto uno studio sul gradimento e i tifosi vogliono che la squadra continui a giocare qui ed è quello che vorrei anche io. La delocalizzazione dello stadio è sempre stata, ed è tuttora per me,la ”extrema ratio”. Per questo ho deciso di dire sì al sindaco su molte cose da lui chieste e di investire un bel po’ di denaro. Ora, però,mi aspetto che De Magistris, come mi ha assicurato, accompagni fattivamente l’azione della società e offra garanzie politiche e amministrative all’investimento importante che è stato offerto.Comunque,a proposito della realizzazione di nuovi stadi,mi lasci dire che la legge ha un punto debole».

Quale?«Non dà garanzie sotto l’aspetto burocratico a chi investe. In molti Paesi, dalla Cina agli Emirati Arabi,c’è la certezza del diritto, in Italia no.C’è il rischio della ingessatura burocratica. Non è chiara l’impostazione che salvaguardi l’impresa. Per altro, per chi deve pensare a una ”rimessa in forma” dell’impianto esistente servirebbero accelerazioni attuative. Tutto sarebbe costoso, difficoltoso e complicato e non vorremmo sperimentare sulla nostra pelle le lungaggini burocratiche. Ribadisco,non possiamo aspettare uno stadio nuovo. La mia società si è confrontata spesso con la necessità di interventi di estrema urgenza allo stadio, ad esempio nel febbraio 2007, quando venne imposta in tempi rapidissimi dal ministro dell’Interno l’installazione di tornelli allo stadio dopo la morte dell’ispettore di polizia Raciti e io fui obbligato ad anticipare i tempi di una commessa di alcuni mesi riuscendoci con un intervento personale straordinario». 

Quando ha proposto questa bozza di interventi a De Magistris?«Nel nostro ultimo incontro,dopo aver verificato le criticità del San Paolo punto per punto e aver preso atto di alcune richieste del sindaco,relative all’utilizzo delle palestre o della pista di atletica e infatti nel nostro progetto c’è l’intenzione di mantenerla,altrimenti il Comune ci indicherà un’area dove costruirne un’altra».

Ma il consiglio comunale ha approvato il rinnovo della convenzione fino al 30 giugno 2015 a patto che il Napoli fornisse al termine di questa stagione il piano di fattibilità per il nuovo San Paolo.«La delibera di consiglio non dice quale dev’essere il contenuto preciso del piano di fattibilità. E noi una relazione che illustri la fattibilità della nostra proposta la presenteremo. Abbiamo preso atto di una serie di emergenze, che conoscono bene i frequentatori del San Paolo, a cominciare dalle carenze degli impianti igienici per finire alla chiusura del settore inferiore della Curva A,che ci fa perdere da mesi seimila spettatori a partita».

Quale è stata la risposta del sindaco alla sua proposta?«È stato d’accordo e ha dato mandato al capo di gabinetto Auricchio di concretizzare questo accordo.Potremmo subito partire con una serie di lavori,da effettuare quando non ci sono partite al San Paolo, poi l’attuazione completa del progetto scatterebbe il primo giugno, a campionato concluso. Ci sono interventi che si devono fare al termine della stagione, ad esempio quello per l’acquisto dei nuovi seggiolini, che non può essere più rinviato dopo l’ultima deroga dell’Uefa. Ma per installare i seggiolini occorre rifare le gradinate e riallinearle: non è un’operazione semplice».

Tempi,come detto, 24 mesi.Ma i costi?«Difficili quantificarli ora, ma è un’opera che complessivamente costerà al Napoli molti milioni. Allo studio c’è una nuova concessione d’uso del San Paolo, con le spese di manutenzione ordinaria divise tra noi e il Comune. Stiamo ragionando anche sui concerti, con modalità che preservino il campo per evitare successivi incidenti ai calciatori e rispettino l’acustica».

Dopo tensioni fortissime tra il Comune e il Napoli c’è una intesa
.«Ho chiesto di mettere a posto il San Paolo perché non c’è altro tempo da perdere e perché anche attraverso questo accordo passa il rafforzamento del club, la nostra capacità di aumentare il fatturato e di essere sempre più competitivi».

Fonte: Il Mattino

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