Walter Mazzarri, tecnico del Napoli, è intervenuto nella conferenza stampa post-partita di Milan-Napoli, match conclusosi col punteggio di 1-1. Ecco quanto raccolto da IamNaples.it:
“Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Questa è una bella domanda, ma posso dire che lo vedo mezzo pieno. Allegri? Se lo avessi visto lo avrei salutato. Il Napoli ha disputato un’ottima partita, non era facile farlo a Milano. Il Milan veniva da 8 vittorie consecutive in casa. Non mi sono piaciuti i primi 15’ e anche nella secondo tempo non siamo entrati in campo in maniera molto veemente. Quando giochi così, ti vien voglia di abolire l’intervallo. Zuniga? E’ un giocatore fondamentale per noi, ha disputato una grande partita. Si tratta di uno degli esterni più forti d’Europa. Gioca allo stesso modo sia a destra che a sinistra. Ricordo che quando arrivai a Napoli il pubblico lo fischiava, ora è diventato un beniamino. Il Milan ha giocato bene, ma non è facile giocare contro questo Napoli. Nel secondo tempo ci è mancata lucidità, energia soprattutto da parte di alcuni uomini. Il calcio espresso nel primo tempo richiede tanto lavoro atletico e mentale. Il gol di Pandev? E’ da manuale del calcio, all’allenatore trasmette orgoglio perché è il trionfo degli schemi. Inler? Con Behrami ho trovato un equilibrio tattico molto fruttuoso. Gokhan è un giocatore importante, quando scende in campo dà sempre il suo contributo. Centrocampo Milan? Era tutto previsto, loro sono stati anche un po’ fortunati sul gol. Rimpianti? No, perché vorrei fare sempre di più, però bisogna essere bravi ad analizzare la situazione complessivamente. Abbiamo fatto 15 punti in più rispetto allo scorso anno, la Juve 6 in più. Non si può avere tutto dalla vita, però se penso al pareggio di Udine, quello in casa col Torino e tanti altri risultati, qualche pensiero lo fai, ma po’ va a finire che la notte non dormi (ride, ndr). Se va via Cavani? Nel calcio nulla è eterno, l’importante è mantenere la forza del progetto e nel caso sostituire i partenti con giocatori all’altezza”.
Dal nostro inviato a San Siro Ciro Troise
