Per un attimo, l’impensabile è parso probabile. «Se incontrerò Maradona? Può darsi», apre uno spiraglio Corrado Ferlaino, lasciando intravedere l’abbraccio che avrebbe potuto scaldare un inverno lungo quindici anni. Invece neanche stavolta il presidente e il campione si incontreranno. Insieme, Ferlaino e Maradona entrarono nella leggenda, ma tutto ciò che è venuto dopo è storia nota, fatta di reciproche e ripetute stilettate. «Acqua passata: nella mia mente sono rimasti solo i ricordi belli».
Ingegnere, domani andrà al San Carlo? «No. Mi hanno invitato, ma oggi andrò a Innsbruck per la comunione di mio nipote Michele: mia figlia Francesca, che vive lì, ci tiene moltissimo. Lunedì mattina, poi, partirò per Firenze, dove martedì sarò premiato alla Hall of fame del calcio italiano».
Quindi non incontrerà Maradona? «Avrei voluto, ma non saprei quando: ieri sono andato allo spettacolo di Sal Da Vinci, mentre lunedì c’è la cena di gala a Firenze. Però ho intenzione di chiamarlo».
Quando vi siete visti l’ultima volta? «A Montevideo, una quindicina di anni fa: lui stava male, andai a trovarlo. Lo incontrai anche qualche anno dopo a Buenos Aires. Se in questi anni ci siamo sentiti? Qualche volta. Ma io non ho mantenuto rapporti con i calciatori: dopo aver lasciato il calcio, non ho sentito più quasi nessuno. Quando uno decide di chiudere non deve voltarsi indietro. Io, almeno, la vedo così».
Che idea s’è fatto di questo omaggio al San Carlo? «Visto col distacco del cittadino, è un’operazione commerciale. Ma se lo guardo con gli occhi del tifoso, da vero napoletano, dico che è una bella festa. Maradona ha rappresentato per questa città qualcosa di unico. Se anche il presidente oggi volesse spendere una fortuna per prendere Cristiano Ronaldo, non ci riuscirebbe. Accettando di venire a Napoli, invece, Diego ha fatto la fortuna del Napoli e anche la propria. Il suo carattere si sposava perfettamente con quello dei napoletani, questo era il posto ideale per lui. Era un grande giocatore ma bisognava gestirlo. E a Napoli lo abbiamo gestito bene. E comunque i napoletani amano Maradona non solo per i suoi enormi meriti sportivi, ma anche perché pur essendo argentino è rimasto napoletano. Certo, quando lo conobbi, nella sua villa di Barcellona, mai avrei pensato che trent’anni dopo sarebbe stato omaggiato al San Carlo”.
L’intervista integrale sulle pagine de Il Mattino
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