Aveva 16 anni quando il Brescia gli mise gli occhi addosso. Accadde nel 2003, durante un torneo della nazionale slovacca Under 17. Intuito e tempismo e il Brescia non si lasciò scappare Marek Hamsik.
Presidente Corioni, andò così?
«Praticamente sì. Allora avevo in giro per il mondo cinque o sei cacciatori di giovani talenti. Fu uno di loro a notarlo in Slovacchia. Credo proprio Maurizio Micheli che oggi lavora per il Napoli. Micheli lo vide e lo rivide, poi me ne parlò e lo prendemmo. Io lo vidi solo a Brescia. I ragazzi non vado mai a vederli prima. Per loro mi fido dei giudizi dei miei scout».
Preso per 60mila euro e rivenduto per 6 milioni o quasi solo tre anni dopo. Per il portafoglio del Brescia un bell’affare.
«Macchè. Il vero affare è quello che ha fatto il Napoli. L’ha pagato meno di sei e oggi quanto vale questo ragazzo che è tra i migliori calciatori al mondo?»
Ha qualche rimpianto, presidente?
«Rimpianti ne ho sempre. Ma non è una questione di danari. E’ che mi dispiace sempre vedere andar via dal Brescia i giovani talenti. Ma questo è il destino, direi la vocazione del mio club. Fu così anche quando andò via Pirlo, un altro campione».
Hamsik è già un campione o lo diventerà?
«E’ già un campione. Lui appartiene a quella rara categoria di giocatori che non eccellono in qualcosa, ma che sanno mettere assieme tante qualità. Ed è proprio la somma di tutte queste qualità che li rende diversi. Unici. Campioni, insomma».
Spieghiamo meglio.
«Ecco: Hamsik ha tecnica, gioca con entrambi i piedi, è bravo di testa, ha fisico, corsa, sa coprire più d’un ruolo, sa far gol. E’ vero che nessuna di queste caratteristiche ne fa di lui un fenomeno ma, messe tutte assieme, queste qualità lo rendono un campione. E poi, a parità d’età, ha una dote che probabilmente non ha nessun altro giocatore al mondo: sa giocare senza palla e ha il tempo giusto dell’inserimento per far gol. In questo è veramente unico. Davvero il migliore al mondo».
E caratterialmente, come uomo?
«Fantastico. Un bravissimo ragazzo. Prima di ingaggiare un giovane, com’è giusto che sia, proviamo sempre a capire il suo carattere, le sue doti umane. Vediamo se ha cervello oppure no».
Hamsik la chiama? Vi sentite ancora?
«Ci scambiamo gli auguri. Per il resto preferisco lasciare in pace i miei ex ragazzi. E’ giusto così. E poi lui ha la testa a posto, non ha bisogno di telefonate o di richiami per rigar diritto. Perché le telefonate, non molte per fortuna, le riservo a chi magari ha bisogno, come dire? di buoni consigli. Ma questo non è il caso suo. Lo dissi anche al Napoli quando lo cedetti».
Gli disse che prendeva un bravo ragazzo oltre che un campione?
«Proprio così. Perché? Perché so bene che non è semplice pagare un ragazzo, per quanto promettente, cinque o sei milioni. E’ più facile pagarne trenta per un giocatore già affermato. Sa che cosa fanno i direttori sportivi quando c’è da prendere una decisione come questa? Rimettono la responsabilità della scelta al presidente. Perché se il ragazzo poi non rende loro non hanno colpe».
Perché dice questo?
«Per riconoscere i meriti di Pierpaolo Marino. Fu lui, allora ds del Napoli, a prendersi nei confronti del club la responsabilità di quell’ingaggio milionario. Ma lo so, non scopro nulla, Marino è uno che sa fare bene il suo mestiere. Anche per questo oggi il Napoli ha un campione in più».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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