Mino Grillo è il figlio di Franco, direttore sportivo dell’ultimo Napoli di Juliano e artefice del miracolo Casertana a inizio anni Novanta. Ha 37 anni, è puteolano e dopo essere stato responsabile dell’area tecnica dell’Eintracht Francoforte, da due stagioni è il braccio destro di Campedelli, il presidente del Chievo, ufficialmente nelle vesti di consigliere del padrone degli scaligeri. Grillo, c’è un segreto dietro a questa favola? «Il Chievo è una organizzazione straordinaria, una società strutturata come una big. Continuarla a definire come una favola è una cosa riduttiva: negli ultimi quindici anni ha giocato in serie B solo una stagione». L’obiettivo di questa stagione adesso qual è? «Il record dei punti: vogliamo superare quota 52». Che tipo è Campedelli? «Riservatissimo e preso 24 ore su 24 dal Chievo. Cura ogni aspetto della vita della società, è sempre molto presente». Con il Napoli che gara sarà? «Una di quelle in cui daremo il massimo per poter continuare a far bene in questa stagione». Si parla del Chievo come di un modello. «E lo è. Non c’è solo Veronello in cui si allenano la prima squadra e la Primavera. Il club è dotato anche di un altro centro sportivo, il Bottagisio, sempre in riva all’Adige, in cui ci sono i ragazzini delle Under 17 e 16 e le scuole calcio. Oltre alla nostra Accademia. In Italia sono pochi come il Chievo….« Si dice che le piccole siano contro la serie A a 18 squadre. «Non è vero. Noi non lo siamo. Il problema è un altro: la ripartizione dei diritti tv. Non c’è spettacolo in serie A non perché ci sono troppe squadre, ma perché i soldi non vengono divisi equamente». Ha mai litigato con Campedelli? «Mai. Però quando abbiamo incontrato Balotelli ho capito che avrebbe potuto fare follie per averlo… E ho dovuto frenarlo». Perché? «I nostri conti sono perfetti, l’ingaggio di Mario non era in linea con i nostri parametri. Ma sono rimasto molto colpito dalla serietà di quel ragazzo». Quali saranno i vostri gioielli la prossima estate? «Castro, Radovanovic, Birsa e Inglese. E segnatevi questo nome: l’italo-brasiliano Vignato».
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