Osserva le cose del calcio con apparente distacco, tipico di chi è fuori dal giro ma visceralmente legato al su omondo.Cesare Maldini, una vita da allenatore e da cittì della Nazionale azzurra, analizza il campionato che riparte. Ma è come se iniziasse domenica, con tutte le big che hanno fatto centro alla prima giornata. «Ad eccezione dell’Inter, le grandi hanno cominciato con il passo giusto. Buonsegnale, c’è bisogno di alternare i valori e di creare equilibrio per restituire interesse al nostro torneo».
Come valuta la nomina di Conte a ct dell’Italia?
«Bene, mi pare che sia stato preso il meglio di quanto fosse disponibile. Conte ha carisma, si fa ascoltare dai giocatori, ha un palmarès breve ma significativo: per vincere tre scudetti consecutivi devi valere qualcosa. Vediamo come se la cava con le partite ufficiali ma ricordiamoci che siamo all’inizio di un nuovo percorso e che anche lui avrà bisogno di tempo per far girare la squadra secondo i suoi teoremi. Un ct è diverso da un allenatore di club».
Inzaghi è l’altro nome nuovo delle panchine.
«Pippo ci sa fare, non so se riuscirà a cogliere i risultati che la piazza rossonera si aspetta. Però ha stoffa, spirito di sacrificio, può fare strada in panchina. Era importante partire con una vittoria e lui c’è riuscito. Questo non significa che il Milan sia in pole-position per la vittoria finale».
E l’altra milanese?
«L’Inter è alla continua ricerca di un’identità ben precisa. Non so se Mazzarriquestavolta sia riuscito a far quadrare il cerchio, non ne sarei convinto».
Le favorite sono le solite tre?
«Vedola Juventus avvantaggiata rispetto alle altre, ha fatto un mercato intelligente e resta la formazione con il telaio più solido e meglio collaudato. L’incognita grande è il cambio della guida tecnica, cioè riuscire ad assorbire o meno la partenza di Conte».
Chi potrebbe scucire il tricolore dalle maglie juventine?
«Fondamentalmente le squadre sono rimaste invariate rispetto alla passata stagione, sono state migliorate le rose ma non sono arrivati grossi campioni in grado di fare la differenza. E questo vale soprattutto per Roma e Napoli, che dovevano colmare il divario con la Juventus. La mia griglia di partenza resta la stessa: prima Juve, poi Roma e poi Napoli».
Gli azzurri non sonoda scudetto?
«Lo sarebbero stati se avessero rinforzato la squadra con pezzi da novanta, per intenderci ci volevano un altro paio di elementi della statura di Higuain. Felicissimo di essere smentito dal campo ma in teoria il Napoli è cambiato poco e ricordiamoci che è finito staccatissimo da Juventus e Roma».
La piazza rumoreggia…
«È così ovunque, tutti vogliono vincere. La strada intrapresa da De Laurentiis è giusta, uno spende per quello che ha in tasca».
Benitez in vacanza una settimana ha fatto scalpore.
«Rafa ha metodi un po’ rivoluzionari. Fa notizia perché non siamo abituati a una cosa del genere ma è anche un segnale che lo spagnolo ha tutto lo spogliatoio sotto controllo. Uno come lui non può essere messo in discussione».
Europa ancora tabù per i nostri club?
«Quando le Coppe entrano nel vivo, noi restiamo a guardare. Dubito che potremmo piazzare una nostra squadra in qualche finale».
Chi sarà il capocannoniere?
«Avrei detto ancora Immobile ma non c’è. Rossi è out, alla fine vincerà uno tra Higuain o Tevez»
fonte: il mattino
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