Viene intervistato in esclusiva dai colleghi de “Il Corriere dello Sport” a Castelvolturno il centrocampista azzurro e della nazionale slovacca Marek Hamsik sul match con la Juventus e non solo.
Hamsik, c’è una Vecchia Signora alla sua porta.
«Ed è una gran bella sfida, una delle più belle in assoluto, anche quella più sentita dai nostri tifosi».
A lei segnare a Madame non dispiace…
«Eh, no! E’ sempre belle fare gol ad avversari di questo spessore. Anche se poi io non faccio differenza: a me piace segnare sempre e con chiunque».
Non dica così, alla Juventus di più…
«Diciamo che è successo qualche volta, va. E diciamo anche che mi accorgo che alla gente dà soddisfazione. Per Napoli questo è il vero “derby”, una sfida dal sapore particolarissimo».
Faranno il tifo in sessantamila.
«Lo spettacolo del San Paolo è unico nel suo genere. Abbiamo un pubblico strepitoso, che ci dà una mano e anche due. E’ trascinante, in tutti i sensi».
Rettifichiamo: fa il tifo l’Italia (calcistica) intera .
«E’ vero, perché se vincono allungano ancora. E se prendono il largo, diventa complicato poi prenderli. Dunque, bisogna batterli».
Soprattutto per voi…
«Ovviamente sì. Ma anche per gli altri. Solo che il Napoli cura i propri interessi e poi ha il desiderio di regalare un’altra notte di euforia ai suoi sostenitori».
Come si fa a sconfiggere una squadra imbattuta?
«Serve il miglior Napoli, non solo Hamsik, non solo Lavezzi, non solo Cavani. Serve una prestazione collettiva perfetta, una di quelle che abbiamo già esibito in passato».
Contro le grandi non sbagliate quasi mai.
«Le motivazioni non devi cercarle e la fatica non la senti, scompare d’incanto. Si riesce a tirar fuori il meglio di noi, così, meccanicamente».
Se l’aspettava una Juventus così?
«Un poco sì, perché ha fatto una campagna acquisti notevolissima, prendendo calciatori di talento. E poi mi sembra che abbiano scelto anche l’allenatore giusto, un uomo che sta dando loro molto, anche tatticamente».
Campionato, Champions League. Ogni tre giorni in campo: è stressante?
«Ormai ci siamo abituati, sono due stagioni che procediamo con questo ritmo. E nonostante ciò, stiamo facendo molto bene. Vuol dire che stiamo crescendo. E poi, lo confesso, preferisco le partite agli allenamenti: mi diverto di più. L’ultima sosta, poi, mi ha consentito di tirare il fiato, di rompere il tran-tran. Mi sento già meglio».
Cosa vi manca – se qualcosa vi manca – per essere una grande?
«Noi siamo una grande, lo dicono i risultati degli ultimi anni. Lo dice l’atteggiamento dei nostri avversari in campionato, ma anche in Champions. Stiamo per giocarci l’accesso agli ottavi di finale della più importante manifestazione europea, forse mondiale; siamo presenti in campionato e abbiamo la possibilità di rilanciarci».
Napoli-Juventus per voi è decisiva.
«Forse sì. Anche se poi restano tante partite da giocare, la stagione è lunga. Però, dovesse andar male, si allontanerebbero tanto. E noi non vogliamo che ciò succeda. Ci teniamo a far bene, a vincere. Non sarà facile, sia chiaro, però in certe notti il Napoli non sa deludere».
Il pareggio di Bergamo come l’ha considerato?
«Positivamente, perché era una partita ormai persa. E invece siamo stati capaci di raddrizzarla, magari anche con un pizzico di buona sorte, ma mettendoci la determinazione, non mollando mai. Segnare al novantreesimo fa pensare alla fortuna e fa ignorare il carattere. Noi ne abbiamo tanto. E poi abbiamo anche una organizzazione, perché per un tempo abbiamo fatto possesso palla e dimostrato personalità».
A proposito, a lei piace far gol alla Juve, al Villarreal.
«Non mi faccia già pensare a quella partita, ora c’è la capolista da sfidare. Però è vero che pure contro gli spagnoli mi è andata bene. Poi ne parliamo, ok?».
Torna Quagliarella al San Paolo.
«E torna un grosso calciatore, che a noi ha dato tanto. Mi è dispiaciuto per il suo infortunio, gli ha tolto un anno: ma gli auguro tutto il bene possibile».
C’è un giocatore della Juventus che le piace particolarmente?
«Su tutti, Marchisio. Interpreta in maniera modernissima il suo ruolo, ha senso tattico e personalità. E’ veramente bravo e devo dire che non trovarselo di fronte non mi dispiace assolutamente».
Divaghiamo un attimo, ahinoi: sono stati giorni duri per la sua compagna, per quella di Lavezzi.
«Però è andata bene, mettiamola così».
La sua Martina come sta?
«Ora molto meglio, sta superando la paura di quelle ore e adesso è chiaramente più tranquilla. Il tempo aiuta a dimenticare».
Quali sono le analisi di chi è vittima d’un caso del genere?
«Che certe disavventure possano capitare ovunque. Ma che, purtroppo, a Napoli sta capitando spesso. Però conosciamo il mondo, lo osserviamo: e sappiamo che non esistono luoghi sicuri in assoluto».
Un attentato alla quiete personale può modificare il rapporto con l’ambiente?
«Per quanto mi riguarda, assolutamente no. Facciamo anche le distinzioni: a Napoli esistono persone perbene. E i tifosi, la gente comune, non c’entra nulla con questi episodi. L’affetto io e la mia famiglia lo sentiamo non solo allo stadio. Poi, purtroppo, la vita è anche altro. Speriamo sia finita qua, però».
Non c’è il rischio che possa montare una sottile tentazione di distacco?
«Vale il discorso appena fatto. Parlo per me, chiaramente: ma è necessario separare gli argomenti. Il momento di panico, di terrore, resta; però non generalizzo. E con la città nel suo complesso non cambia niente. Poi il rapporto con il pubblico è meraviglioso».
La sua firma è sempre più vicina?
«Stiamo trattando, non c’è ancora molto da discutere. Posso ribadire quanto sostenuto da De Laurentiis: è prossima. Non sarà necessario, penso, arrivare al nuovo anno».
Sa, Hamsik, da quanto tempo non segna?
«Confesso di no: queste sono cose vostre, di voi giornalisti. Non porto il conto. E poi non mi piace essere eventualmente giudicato per il numero di reti. Ne ho fatte, ne farò, so bene ch’è normale aspettarseli da me, però senza ansia, con tranquillità».
E vabbè, glielo diciamo egualmente: 1° ottobre, a San Siro, contro l’Inter?
«E allora è tanto, sì. Ma non me ero accorto, perché per me ciò non rappresenta un problema. Io penso al Napoli, non a me stesso. Io non sono preoccupato da questo digiuno. E lo sono di meno adesso, che abbiamo una serie di partite al San Paolo: noi avremo il pubblico in più dalla nostra».
Le diciamo che è rimasto all’asciutto pure per periodi più lunghi nella sua carriera.
«E, come avete visto, alla fine non è andata così male. Io spero sempre di arrivare almeno a quota dieci, diciamo che quello è il mio primo traguardo. Sono ancora a due in campionato e una in Champions, ma dicembre non è ancora arrivato e si gioca sino a maggio».
Spostiamo l’attenzione sulla Champions, che a lei fa un certo effetto.
«Non l’ho mai nascosto: a me quella musica fa venire i brividi. E’ un momento unico, di una emotività veramente alta. E’ un piacere poter partecipare. E lo è di più eventualmente riuscire nell’impresa di arrivare agli ottavi».
Dia un giudizio su questi primi mesi stagionali.
«Se ripenso ad agosto, a quando ho assistito al sorteggio, devo dire che siamo stati veramente bravi. Abbiamo pareggiato a Manchester, fermato il Bayern, battuto il Villarreal e il City qui da noi, abbiamo perso ma con onore all’Allianz Arena; abbiamo conquistato otto punti, possiamo passare il turno, avendo il destino nei nostri piedi. Lei l’avrebbe detto?».
Dica invece lei cosa pensò, quando vide gli abbinamenti?
«No, no, non lo posso dire… Però, dato che sono un professionista, come tutti i miei compagni ho smesso di riflettere sul valore degli avversari e ci siamo messi al lavoro. Ma non è ancora fatta, eh! E’ chiaro che siamo messi bene, il vantaggio è preferibile avercelo, ad una partita dalla fine: ma andiamo a giocare contro un’avversaria di sicuro valore e in casa sua. Vorranno congedarsi nel miglior modo possibile dall’Europa e poi a perdere non piace a nessuno».
Rimpiange qualcosa?
«Ma no, perché chi ha fatto la Champions ha sempre sostenuto che le partite infrasettimanali qualcosa sottraggono. A noi manca qualche punto in campionato, ma vogliamo riprendercelo. Dopo un anno in cui sei chiamato a giocartela ogni tre giorni, quasi non te ne accorgi che sei di nuovo in campo. E la carica che mettono certe sfide aiuta a superare le difficoltà ed a cancellare le tossine. Lei si immagina domani sera cosa sarà il San Paolo, pieno come sempre?».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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