La vita da mediano: e tant’altro ancora. Il Marco che sale è un uomo senza paura, uscito dalla foresta di metà campo a petto in fuori e a testa alta: il Milan agli inizi, poi Lecce, Parma e Sampdoria, prima di sciacquare i piedi in riva all’Arno per sette stagioni. Napoli è la porta spalancata su un’Europa da sgranocchiare con cura, a ventotto anni: quando i mediani hanno fatto il pieno d’esperienza. Donadel, finalmente – di nuovo – le luci della ribalta.
«Io ho voluto il Napoli, che mi ha cercato in tempi non sospetti, quando ancora non c’era la possibilità della Champions. E’ stata una scelta professionale e di vita: dopo sette anni a Firenze, era giunto il momento di cambiare, di cercare nuovi stimoli ».
Trova un gruppo formatosi nel tempo.
«La forza di questa squadra è lo zoccolo duro: i Cannavaro, i Grava, gli Aronica, i De Sanctis, gli Hamsik, i Gargano e i Lavezzi. Quando sono arrivato, ho intuito subito che c’è coesione, una volontà ferrea nel raggiungere grandi traguardi. Il marchio di fabbrica di Mazzarri, insomma, è impresso in ognuno».
Mazzarri, già: per cominciare, due ore di telefonate.
«Mi ha interrogato, con interesse, mentre ero in vacanza in Versilia. Mille domande, pure sui dettagli. La conferma di quanto sapevo: è un perfezionista, non lascia nulla al caso, né in campo e né fuori. Ti illustra i metodi e la sua filosofia, ti fa sentire immediatamente partecipe».
Tra un mese e poco più sarà già Champions…
«Ma prima ci sarà il campionato, che ha un valore immenso. Certo che l’Europa, e quell’Europa là, ti dà una carica speciale, avverti che sei entrato in una dimensione speciale. Io ho avuto la fortuna di giocarla, so che va affrontata con giudizio: guai sbilanciarsi, serve umiltà e razionalità. A volte basta un punto».
Da un mese o poco meno ha cominciato a conoscere quello ch’è diventato il suo habitat….
« Avevo due altre opportunità, di club impegnati in manifestazioni continentali, ma ho voluto scommettere su me stesso e venire a scoprire questa realtà. Napoli mi intrigava da lontano e ora che ci sono dentro mi entusiasma. A Firenze sono stato benissimo, apprezzato dalla gente: forse, a un certo punto, ho avvertito mancanza di fiducia, o forse era giusto svoltare. Ma questa opportunità in un club che sta crescendo, non potevo perderla».
A metà campo ci sarà battaglia.
«Siamo in quattro per due maglie, ma va bene così. La competizione stimola. A me non interessa essere inserito in estate tra i titolari sui giornali, me la gioco sul campo e alla fine metto sempre assieme una trentina di partite».
Il primo impatto?
«Hamsik è impressionante, più forte di quanto avevo immaginato. Sembra stia isolato, poi entra in gioco e ti fa male. Inler è completo, di una intelligenza indiscutibile. E Lavezzi, che non ho ancora visto da vicino, ma che ho affrontato, è un fenomeno. Ma aspetto anche Cavani, voglio conoscerlo. E Gargano, al quale, se possono permettermi, dico: resta. La Champions se l’è conquistata anche lui, giusto se la goda».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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