La Lega di serie A si scopre incredibilmente compatta. La votazione finale non lascia spazio a dubbi. Diciotto favorevoli e soltanto due contrari. Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è tra quelli che non hanno accettato le tesi dell’Aic.
Presidente che succede?
«E’ un problema culturale».
Si spieghi.
«Ho sempre cercato di pormi nei dibattiti attraverso una contrapposizione creativa».
Opposizione, ma senza toni accesi?
«Non chiediamo di fare la guerra a nessuno, ma serve cambiare».
Chi butta però giù dalla torre?
La Federazione è vecchia, nonostante Abete sia una persona colta ed educata. La Lega siamo noi, ma ancora non lo capiamo. Abbiamo creato una Lega autonoma, ma la strada è ancora lunga».
E l’Aic?
«Tommasi è intelligente».
E allora dov’è il problema?
«La Figc vuole sopravvivere come un animale preistorico».
Ma?
«Ma certo non può pensare di farlo a nostro discapito».
Quale ricetta propone?
«La legge che risale addirittura al 1991 va semplicemente azzerata»
Tabula rasa?
«Continuiamo a pensare che possano bastare semplici aggiustamenti, ma non capiamo che va cambiato l’assetto generale perché sono mutati sli stessi punti di riferimento».
La soluzione?
«Una tavola permanente che serva a tenere il passo dei tempi. E quando troviamo un accordo non dobbiamo poi far passare molto tempo. Dopo sei mesi dobbiamo ritrovarci ancora seduti per studiare insieme le formule migliori».
L’obiettivo dovrebbe essere comune?
«Il final goal di tutte le componenti è infatti quello di rendere sempre migliore il prodotto».
Ma i tempi cambiano…
«Il primo mutamento da recepire è che noi siamo diventati delle S.p.a e non siamo più club. Già basterebbe questo per capire che tutti i rapporti devono essere rivisti».
Bisogna dunque avere un approccio diverso verso il futuro?
«Non è più procrastinabile un cambio radicale. Su tutti i campi. Penso per esempio anche alle cessione dei diritti televisivi. Quando ho parlato per la prima volta di Intertoto non sono stato preso sul serio, salvo incassare poi, per una sola partita, un milione».
Anche la tempistica ha lasciato qualche osservatore sorpreso. Perché così a ridosso dell’inizio del campionato?
«Non possiamo stare con la pistola puntata alla tempia. Nessuno vuole arrivare allo sciopero, ma le modalità devono essere diverse».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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