Il mondo è una palla: e in quello spazio infinito che comprende i Candreva e i Benatia, i Ganso e il Cile, la Francia e i talenti, Napoli è la prospettiva ideale (e nella penombra) dalla quale lanciare occhiate furtive. Il mercato è un labirinto e però (anche) un’eco ormai vicina: e oltre Edu Vargas, il pallone d’argento del Sudamerica, l’universo che attende Riccardo Bigon, accuratamente defilato, resta comunque ampio. La laurea in Giurisprudenza è (oramai) inutilizzata e in questi primi quarant’anni di pane & pallone, un’eredità consegnata da papà Albertino e poi coltivata da sé, una delle leggi applicate è stata quella del silenzio ad oltranza e sino a prova contraria: ma Vargas ormai è un principe azzurro e non è finita, perché il mondo è una palla e gira, gira, gira, tra un po’ c’è la Coppa d’Africa, e prima e dopo qualche missione (segreta).
Bigon, si ricomincia: ma voi vi siete portati avanti con il mercato.
«Abbiamo già dato. Vargas era il nostro obiettivo principale, aveva superato la scrematura da un bel po’: siamo fieri d’averlo strappato alla concorrenza, però adesso devo togliergli da dosso l’enorme pressione mediatica. State facendo troppo rumore».
C’è un solo modo per riuscire nell’impresa, distrarre con altri interventi.
«Il Napoli è fatto, pronto per rituffarsi in campionato e in Champions. Abbiamo un organico ricco, che ritroverà Britos e Donadel, due ulteriori rinforzi. Non abbiamo mai potuto averli appieno con noi: fossero stati bene, ci avrebbero offerto maggiori possibilità di ricambio ed avrebbero evitato a qualche ragazzo di fare gli straordinari. Forse avremmo anche qualche punto in più, chissà».
E’ l’ora delle trattative, però…
«Noi siamo attenti alle evoluzioni. Qualcosa in uscita, vero: Rinaudo piace molto al Novara, c’è forte interessamento. Vedremo».
Non negherà che le piace Candreva…
«E perché mai dovrei? Gran bel giocatore. Ma definirla un’operazione mi sembra prematuro, perlomeno allo stato attuale. Siamo in tanti. Poi, se qualcuno dovesse andar via…».
Le piace anche Benatia.
«Credo che piaccia a chiunque. Sul valore del difensore c’è poco da discutere. Ma ricordo che il nostro reparto è ricco di calciatori bravi, giovani e di grandi prospettive».
Scrivono in Brasile che Ganso…
«E’ un campionissimo, chiaramente accostato a club di assoluto fascino. Ma in questo momento non è un nostro obiettivo».
Non saranno giorni vuoti, però…
«Ma non penso neppure che ci sarà ressa. Qualcosa accadrà, come sempre: chi va male, cercherà di rimediare; chi sta bene, non interverrà, se non per ritoccare».
Voi vi siete presi Vargas.
«E’ il prototipo del calciatore ideale per il nostro modo di intendere il calcio soprattutto in chiave offensiva: veloce, intraprendente, sgusciante, che non offre punti di riferimento agli avversari. Lo abbiamo seguito per mesi, siamo stati lì, gli abbiamo spiegato il nostro progetto».
La Juventus ha voluto Borriello.
«Ed ha spostato qualcosa nella scala dei valori, perché ha dato ulteriore peso tecnico alla propria ossatura».
Tevez all’Inter è più di un’idea.
«Non so se arriverà, ma se ascolto Mancini, da quello che dice, mi sembra difficile che possa arrivare in prestito».
C’è un riferimento, un modello di calcio, che le piace?
«Senza presunzione, il Napoli rappresenta il modello ideale applicabile in questa città. I risultati tecnici ed economici dimostrano la bontà delle scelte. Il calcio è uguale ovunque, ma richiede strategie diverse: ciò che è adeguato a Udine, non lo è per Barcellona. Ma tanto l’Udinese, quanto il Barcellona, sono esempi. Come il Real Madrid, come l’Arsenal».
Difficile ripetere il 2011.
«Lavoriamo per migliorarci, sempre, Lo facciamo lavorando, come altri club, in prospettiva. Siamo vigili, convinti di aver attrezzato una struttura di riguardo, che ha regalato soddisfazioni e che è in crescita. Il Napoli si è sdoganato da una realtà esclusivamente nazionale. Due anni fa, quando arrivai con Mazzarri, se avessimo azzardato di esser dove siamo, negli ottavi di Champions, con questa credibilità internazionale, ci avrebbero catalogato come matti».
La partità dell’anno che verrà ha due date.
«Il Chelsea già non fa dormire il nostro staff tecnico. E’ chiaro che ogni gara dei Blues è ormai seguita nel dettaglio. Ma noi pensiamo innanzitutto al Palermo, perché viviamo giorno per giorno. Però non ci perdiamo niente degli inglesi».
La clip degli ultimi dodici mesi?
«Per me, la conquista della qualificazione in Champions. Un evento. Un’emozione. Nella storia del Napoli c’è un pezzetto che porta il mio cognome, ed è quello relativo al periodo in cui il mio papà ha allenato questo club. Sono felice di aver potuto aggiungere qualcosa anch’io».
Caratteristica evidente degli acquisti più recenti: giovani e sudamericani.
«Laggiù c’è la meglio gioventù. Argentini, brasiliani, uruguayani”.
Ma a lei interessa anche la Francia, da un po’.
«Ci sono stato, non posso nasconderlo: credo sia un campionato sottovalutato, nel quale si esibiscono ragazzi di valore».
Tabanou del Tolosa, ad esempio…
«Ottimo calciatore. Non è l’unico che abbia doti, c’è molto da scegliere, volendo. Ma noi ora siamo fuori da ogni concorso».
Ritratto di due uomini, partiamo da De Laurentiis.
«Presidente autorevole, di carattere e di viva intelligenza. E’ un rapporto intenso, con scambi di vedute, fondato sulla più produttiva autonomia».
…E un ritrattino di Mazzarri è inevitabile.
«Tra i più bravi allenatori in circolazione, in assoluto. All’esterno, forse, non si percepisce appieno la stima professionale che c’è tra di noi, magari la si confonde. C’è condivisione assoluta dei metodi di lavoro, ma c’è pure rispetto totale».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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