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Cavani:

Sul trono d’Europa c’è lui, adesso. C’è un campione vero, che segnando una tripletta all’Utrecht, ha permesso al Napoli di essere l’unica squadra italiana rimasta ancora in corsa per l’Europa League. Lui, è Edinson Cavani, l’idolo del popolo napoletano, il giovane talento che dispensa reti e sorrisi allo stesso modo.

Partiamo da Utrecht e dalla sua tripletta che tiene in piedi le voglie europee di un’intera città. Contro la Steaua Bucarest vi giocherete il passaggio ai sedicesimi di finale: siete pronti, Cavani? «Giocarlo al San Paolo, lo scontro diretto, aumenta le nostre possibilità di vittoria. Ma il calcio è strano, basti rivedere la partita di Utrecht per averne la conferma».   L’ennesima rimonta che evidenzia il carattere di questa squadra non nuova ad imprese del genere: è così? «Sì, siamo consapevoli delle nostre forze e della determinazione che distingue ciascuno di noi. Questo gruppo è molto unito ed è qualitativamente importante. Provarci fino all’ultimo secondo è un tipo di mentalità che ci ha trasmesso Mazzarri ed il suo staff».   Lei è il capocannoniere insieme con Eto’o: che effetto le fa stare lassù? «Mi fa piacere, certo, ma quello che mi interessa di più sono le vittorie della squadra e la possibilità di migliorarci».   É un Napoli da Champions League? «Siamo al terzo posto e, dunque, per adesso ci siamo dentro. La meritiamo questa classifica per la continuità che stiamo dando ai risultati e per il rendimento dei singoli».   Eto’o e Ibrahimovic: chi dei due potrebbe essere il suo antagonista per la classifica dei cannonieri? «Sono due grandi campioni, ma Eto’o vive in funzione del gol ed è un attaccante vero».   Tra Nazionale, Europa League e campionato lei è già a quota 20 gol segnati: come giudica questo momento? «E’ un periodo particolare, sicuramente, non solo per le reti che sto realizzando, ma anche per questioni familiari: mia moglie ed io aspettiamo un bambino e questa novità mi sta facendo trovare la carica necessaria per completare la mia crescita professionale».   Perché ha scelto di far nascere suo figlio a Napoli? «Semplice, noi siamo credenti e fedeli, il bambino l’abbiamo concepito qui ed è giusto che nasca qui».
Ricorda che cosa fu detto il giorno in cui decise di lasciare Palermo per venire a Napoli? Delio Rossi e Miccoli dissero che non avrebbe fatto il salto di qualità… «Ognuno può dire ciò che vuole, ma la verità la conosco soltanto io: sulla scelta di Napoli non ho mai avuto dubbi. Dopo 4 anni sentivo la necessità di trovare nuovi stimoli. C’era stato qualche contatto con Inter e Tottenham, ma l’unica proposta concreta fu quella di De Laurentiis».   Lunedì sera c’è Napoli-Palermo, un insieme tra passato e presente. Ritroverà Javier Pastore, un altro talento: lo vedrebbe bene in questo Napoli? «Se giocasse qui, la gente impazzirebbe. Ha corsa e qualità tecniche indiscutibili. Lo vedrei bene in questo Napoli».   Al suo fianco, oggi, gioca un altro campione: Lavezzi… «Il Pocho lavora tantissimo per me, sono passato da un grande giocatore come Pastore ad un altro grande come Lavezzi. Ce ne sono di bravi nel Napoli, ma il Pocho è unico».   Qual è la differenza tra Mazzarri e Delio Rossi? «Col primo, agisco più vicino alla porta. Una posizione che prediligo».   E tra Zamparini e De Laurentiis? «Direi nessuna, sono molto simili, vulcanici. Tra l’altro, penso che siano amici e questo rapporto ha fatto sì che arrivassi a Napoli».   Napoli e i suoi problemi, non ultimo quello dei rifiuti: come vive lei questo problema? «Male, certo. Napoli è uno dei posti più belli d’Italia. Mi dispiace, perché la sento come la mia città, adesso».   Che cos’è Dio per un credente come lei? «L’entità che mi ha trasmesso certi valori che m’impongo il rispetto per il prossimo. Credere, mi fa sentire sereno, allontana da me l’intenzione di fare del male. Ma sono una persona, che scherza e ride. Non mi piace che si possa pensare che sia un musone solo perché credente. Il mio obiettivo non è diventare un fenomeno o l’uomo più ricco del mondo: voglio essere innanzitutto una persona perbene che in campo, però, un po’ si trasforma…».

La Redazione

F.C.

 

 

fonte :la gazzetta dello sport

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