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Cannavaro: «Una tortura giocare contro il Napoli. Sogni nel cassetto? Tornare da vice allenatore con Fabio in panchina»

"Scudetto? Certo che ci credo, ho anche minacciato Callejon ...""

«Sognavo di chiudere la carriera nel Napoli, però non è stato possibile. Le cose sono cambiate, tutto di un colpo. È stato come andare di nuovo via da casa, come quando da piccolo mi diedero al Parma». Paolo Cannavaro li ha salutati tutti con un piccolo inchino, i tifosi azzurri che intonavano il suo nome alla fine della gara di Reggio Emilia. Ha fatto ciao con la mano, ha baciato i suoi bimbi a bordo campo. Ha raccolto le sciarpe che intanto volavano sul prato come farfalle: non poteva lasciare a terra la sua storia. «E ho inghiottito due volte le lacrime, quando Marek mi ha regalato la sua maglia». Paolo, intanto, mandava baci,sollevava le braccia, s’inchinava come un grande artista dopo l’ultimo bis.
È stata dura pure questa volta?
«Ma come si fa? Quella è la mia squadra,quella maglia è la mia pelle:proprio non riesco ad affrontarlo come se fosse un avversario,un rivale. Mi viene malinconia».
Meno male che adesso se ne parla tra 5 mesi.
«Se ci penso sto già male perché dovrò venire al San Paolo: e quel giorno spero tanto che ci sia Fabio a darmi una mano a tenere duro…».
È una squadra piuttosto in difficoltà, non trova?
«Secondo me il problema è un altro: a furia di dire che questo Napoli è malato, il Napoli si ammala sul serio. C’è troppo malcontento in giro, troppi musi lunghi: la squadra questo lo percepisce perché mica vive sulla luna».
Prima di Sassuolo 4punti in5 gare. Cosa rimprovera all’ambiente?
«Che non bisogna fasciarsi la testa e che le sentenze non si fanno dopo poche giornate di campionato. Tiriamo anche 30 volte in una partita: questo vuol dire che stiamo bene…».
Cannavaro, continua adire noi… lei gioca al Sassuolo, se l’è scordato?
«Macché, ma anche qui lo sanno che il Napoli è il Napoli dove ho imparato a ridere e a piangere. Quella è casa mia. Non posso fingere sentimenti normali, non ci riesco».
Ce l’ha con Benitez o con De Laurentiis?
«Con nessuno dei due. Le storie finiscono e alla fine accetti tutto. Solo ti chiedi il perché ma dopo tante volte che non trovi una risposta, decidi che è il caso di non domandartelo più».
Rafa lo ha incontrato domenica?
«Sì,siamo stati a parlare per qualche minuto. Gli ho detto che dobbiamo vincere lo scudetto».
E lui che le ha risposto?
«Mi ha sorriso.Lui è uno bravo e non deve arrendersi. Bisogna credere sempre nel lavoro e difendere le proprie convinzioni, specialmente nei momenti più difficili».
Cosa non è mai riuscito a dire a Rafa?
«Che doveva darmi una possibilità vera per dimostrare il mio valore. Quelle che ho avuto non lo erano».
Crede nello scudetto del Napoli?
«E certo. Ho anche minacciato Callejon…».
Ma là davanti Roma e Juventus sembrano due Everest?
«Se si vede la classifica dello scorso anno, è una sfida impossibile. Ma il Napoli è una squadra piena di campioni,di esperienza e background. La delusione europea sarà smaltita presto,senza contraccolpi. Vedrete, io li conosco bene».
Cosa le manca di più del mondo del Napoli?
«La passione. Ma ho accompagnato Manuela scuola l’altro giorno. Ha dodici anni e mi ha detto che è la prima volta che succede. Ecco, diciamo che sotto questo aspetto, vivere lontano da Napoli mi consente di stare più dentro alla mia famiglia».
Di questo Napoli c’è poco del suo Napoli?
«Non è vero. C’è Callejon, un ragazzo d’oro che ogni volta che vengo giù vado a prendere e porto con me a cena. C’è Insigne, Maggio, Britos … Però anche tanti volti nuovi, persino troppi».
Ecco che forse diventa meno diplomatico.
«Noi siamo arrivati secondi due anni fa. Mi chiedo: Cannavaro può anche andare via ma che esigenza c’è di cambiare tutto e tutti? I gruppi vincono con innesti di due o tre campioni ogni stagione. Invece a Napoli è stato cancellato un gruppo che aveva raggiunto risultati fantastici».
Deluso da De Laurentiis?
«No. Ladomanda è giusta però no, niente delusione. Sono uno sportivo e so accettare queste cose. A lui devo
tanto e lo ringrazio ancora».
Che cosa ha il Napoli adesso?
«La ferita di Bilbao è ancora aperta. C’è la delusione di non poter fare la Champions, l’umiliazione di giocare il Giovedì pensando che il vero spettacolo va in scena la sera prima. È una tortura».
Come se ne esce?
«Vincendo. Non bastano le chiacchiere di Benitez o i proclami della società. Serve che i giocatori vincano e così al SanPaolo torna l’entusiasmo».
Lo conosce bene: Hamsik cosa ha?
«È la più forte mezz’ala che c’è in Europa. Negli inserimenti da dietro è il top: spalle alla porta non sa giocare e deve imparare a farlo».
Cannavaro, è duro giocare a Napoli da napoletano?
«Ho visto come è stato massacrato Insigne. Ci sono passato anche io. I fischi non li comprendo, ma neppure il suo gesto è stato bello».
Chiuda gli occhi ed esprima un desiderio?
«Tra due anni, quando finisco qui a Sassuolo, Fabio allenatore e io suo vice. Magari nel Napoli, visto che è un sogno».
E andrete d’accordo?
«D’accordissimo. Lui è un fenomeno anche in panchina».

Fonte: Il Mattino

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