Freccia, arco e palla avvelenata. Ci ha messo poco Emanuele Calaiò a fare centro nel cuore della Nord. Un gol nel derby è come il primo amore, un bersaglio grosso non si scorda più. Se poi si vince. I giorni dei festeggiamenti, le partite, le vittorie, un infortunio che ha rallentato altre parabole con cui far felici i tifosi. “Ora sto bene e spero di poter dare il mio contributo, anche se l’interesse della squadra viene prima di tutto e se l’interesse è quello che giochino altri va bene così. Ci sta aspirare a essere protagonisti, ma anche aspettare il proprio turno. L’importante è farsi trovare pronti alla chiamata”.
Parole bagnate dalle corde di saggezza, in un attaccante che ha fatto gol con tutte le squadre in cui ha militato e ne ha viste di tutti i colori. Ora il rosso e il blu. “Credo che uno dei segreti, se così si può dire, del nostro andamento sia la voglia che ci mettiamo. Viene naturale fare una corsa in più per un compagno, gli allenamenti vengono svolti con la massima concentrazione, sia da coloro che giocano, sia da chi alla domenica resta a guardare. E un contesto così aiuta a preparare le partite, ognuno dà il 100% e quelli che scendono in campo beneficiano del lavoro eseguito nelle migliori condizioni possibili. Sono ben allenati”.
A un terzo del campionato e vista la situazione, si possono allungare gli occhi oltre la finestra di casa propria. “Roma e Fiorentina sono le squadre che stanno esprimendo il gioco migliore, apprezzo la loro propensione a sviluppare azioni con palla a terra frutto di combinazioni, giocate, triangolazioni. Se passano in svantaggio non si scompongono e non buttano via il pallone. Questo vuol dire avere una forte identità”. Tre mesi dopo il suo arrivo, Genova per lui. “E’ una città simile a Napoli e alla mia Palermo. Pensavo di riscontrare freddezza nella gente dai racconti che mi avevano fatto, invece ho trovato persone disponibili e aperte al dialogo. L’unico aspetto che mi dà fastidio è il traffico”.
Fonte: genoacfc.it
