Chi la dura, la vince: e Bruscolotti, ch’era un «duro», sa come si fa. Stagione ‘86-87, però è passato il tempo e questo è un altro calcio: così lontano, così vicino.
Secondo lei, c’è una chanche.
«Più di una. Il campionato è equilibrato, il Napoli ha un potenziale offensivo strepitoso e giocatori, in altre zone del campo, di assoluto valore. Il problema, in passato, è stata la difesa, mai l’attacco: ora i bomber hanno fatto quello che sanno fare e Reina non subisce reti».
Però è presto.
«Ma è una indicazione: il Napoli che ha battuto la Lazio lo ha fatto attraverso novanta minuti di grande calcio, io non pensavo potesse reggere sino alla fine ed invece c’è riuscito. E’ complicato pensare che si tengano questi ritmi per tutta la stagione, ma il palleggio, la leggerezza, certe giocate, spingono a sperare».
Scelga un calciatore simbolo.
«Me ne prendo due: Higuain ed Insigne. Domenica sono stati straordinari, non sapevi mai quello che avevano in testa, non riuscivi a leggere nei loro pensieri. E mica solo perché hanno segnato, dico questo».
Però c’era diffidenza.
«Forse qualche perplessità, mentre Sarri studiava. Ma lo capisco, doveva rendersi conto dei singoli: poi ha portato Hysaj a destra, ha scoperto che Jorginho è in condizioni eccezionali e si è affidato al tridente. E’ stato bravo ad intervenire nel momento e nel modo giusto, cioé vestendo il Napoli con il suo abito migliore».
L’elemento del ribaltone?
«Mi è sembrato un Napoli arrabbiato: forse c’era ancora qualche residua scoria dell’eliminazione dalla Champions. Ma anche un Napoli evoluto: io mi sono divertito a vederlo giocare in quel modo, con quella velocità. E poi, si diceva anche all’epoca ed il concetto vale anche oggi: prima non prenderle. Tanto poi a segnare c’è sempre qualcuno che provvede».
Fonte: Corriere dello Sport
