Quando giocava, Ottavio Bianchi era un mediano. E i mediani di una volta erano soprattutto mastini che azzannavano le caviglie degli avversari. E anche ora che da Bergamo osserva tutto, si potrebbe dire, dall’alto, certi pensieri non prova nemmeno a nasconderli:
«Ho paura che a Napoli siano tornati ai tempi di Sivori e Altafini, quando bastava battere una grande per considerare positiva tutta una stagione».
Non è che sia una bella cosa da dire?
«E non lo è. Però, senza conoscere i protagonisti, mi sembra che sia così: altrimenti non si possono spiegare le prove eccellenti con Milan, Inter e in Champions e certe altre prestazioni con errori da oratorio. Se si vuole vincere lo scudetto o almeno tentare di farlo non si può perdere tre volte in un mese contro Chievo, Parma e Catania».
A Napoli non saranno felici?
«Lo immagino. Però di buono è che io non ne azzecco una…
Allora si spieghi meglio.
«Il lunedì prima di un Napoli-Juve o di una gara con l’Inter o il Milan guardavo Sivori, Altafini, Juliano, li vedevo allenarsi e capivo che quei grandi fenomeni stavano già preparando la parte. Per una volta, non ci sarebbe stato bisogno di spronarli per farli correre. Poi le altre domeniche era una tragedia. Più o meno mi sembra di rivivere quelle sensazioni».
Da allenatore cercò di cambiare tutto.
«Ma certo. I due punti in palio con l’Ascoli erano gli stessi in palio con una big. E se battevo una grande e poi perdevo a Pisa non mi serviva a nulla se volevo vincere il campionato».
Non è che a Catania la testa era a Monaco?
«Può darsi che ci sia stato un calo di tensione. Probabile. Però questo è ancora peggio…».
Addirittura.
«Le grandi squadre giocano male e colpiscono all’improvviso. Con un campione. A questo Napoli mancano certi guizzi. Con una big non serve nulla di speciale per preparare la sfida: tutto accade da sé, naturalmente. Il problema sono le partite con le piccole».
Che gara sarà contro il Bayern?
«Più semplice. Perché il Napoli giocherà come meglio sa fare e le motivazioni devi più che altro stemperarle».
Faceva anche lei il turnover prima della Coppa Uefa come Mazzarri?
«I tifosi mi contestavano persino se in amichevole non facevo giocare quelli migliori… Mettevo qualcuno a riposo solo nel caso di microtraumi che non erano recuperabili in tre giorni. Eppure quell’anno arrivammo persino in finale di Coppa Italia».
Prima delle sfide in Uefa col Bayern, però, Maradona lo tenne fuori.
«Ma non certo per tenerlo a riposo. Giocammo proprio con la Juve al San Paolo (finì 4-2 per i bianconeri, ndr) e Diego aveva un piccolo acciacco. Altrimenti non l’avrei mai mandato in panchina. E poi a Firenze prima di Monaco e lui entrò nella ripresa».
Ci sarà un’altra invasione di napoletani a Monaco?
«È un popolo meraviglioso e quel calore che sa trasmettere dagli spalti dà una forza in più a chi va in campo».
Il Napoli ha una panchina con pochi campioni: è così complicato gestirli?
«Il problema non è gestire uno come Maradona, ma eventualmente uno che si crede Maradona».
Domenica c’è proprio la Juve.
«Un anno Sivori prese undici giornate di squalifica, Panzanato nove. Napoli aspettava solo la Juve, per batterla».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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