Un lettino, altroché Marassi: e in quello sguardo che va ancora alla ricerca d’un por qué , in quel linguaggio asciutto e però deciso, teneramente caustico, nell’insolito Benitez – diplomatico ma chiarissimo – c’è nascosto un analista. La vita continua e Genoa-Napoli introduce in un’esistenza da riscrivere: lasciandosi alle spalle Bilbao, rimuovendo la malinconia ch’è rimasta dentro e però restando fedele a princìpi d’eleganza dialettica attraverso i quali non negarsi nulla, men che meno messaggi subliminali.
Inevitabile chiederle come ve la passate?
«E’ la prima di campionato, se torniamo al livello dell’anno scorso possiamo vincere con chiunque. Ma la lezione di mercoledì sera può aiutarci ad imparare, a capire che serve l’unione tra le varie componenti: l’Athletic si è trovato alle spalle un intero stadio, mentre stava perdendo e soffrendo. Abbiamo tifosi intelligenti: lo sanno che abbiamo bisogno di loro».
Domanda scontata: soddisfatto del mercato?
«Abbiamo provato ad acquistare i calciatori che ci servivano: alcuni sono arrivati, altri no e per vari motivi, perché magari non lo cedevano, perché non si sono create le condizioni, perché costavano tantissimo. Ma abbiamo preso Koulibaly che nessuno conosceva e speriamo che Michu torni ai suoi livelli. Qualcuno è andato via per assecondarne i desideri. Cercavamo un numero uno a centrocampo e non è stato possibile. Ma David Lopez, che non ha una carriera alle spalle ricca di successi, ha caratteristiche che fanno per noi. Non aspettiamoci Gonalons, ma può aiutarci e diventare più forte, come è successo con Ghoulam. E comunque spero che la gente capisca, poi le critiche, semmai, le rimandiamo ad aprile. Ma abbiamo lavorato e De Laurentiis, che è intelligente, sa che per migliorarsi servono anche strutture, lo stadio».
C’è un altro aspetto di quest’estate che non le è andato giù?
«La scelta di limitarsi alla multa per la discriminazione razziale. Non può bastare una soluzione del genere per una questione così seria, che io affronterei con decisione e chiudendo l’intero stadio. Ci vorrebbe maggiore durezza».
Come lo è stato lei con la squadra.
«Mi sono arrabbiato. E i ragazzi erano delusi. Abbiamo commesso errori che non dovevamo commettere e sui quali eravamo preparati. Però ormai non si può rimediare, Bilbao è il passato e a loro ho detto: siamo qui e abbiamo tanti altri obiettivi davanti a noi».
Ricominciate per agguantare Juventus e Roma, ma siete al loro livello?
«Non verrò mai qui a dire: conquisteremo lo scudetto. Ma ci impegremo per migliorare, per riuscire ad essere vincenti nel tempo. Ci sono tre o quattro squadre che si sono rinforzate, ma non avremo paura di nessuno».
Fuori Inler e Zuniga, Callejon «assente»: ci sono stati mal di pancia?
«Non posso spiegare ogni volta i motivi di un’esclusione, altrimenti non ne usciamo mai. Zuniga va gestito e lo stiamo portando ai suoi livelli, ma oggi non può giocare due partite da novanta minuti. Poi ho scoperto che c’è l’abitudine di dire: una signora, cugina di un signore, che conosceva una cameriera che dieci anni fa lavorava a casa d’un calciatore… Così non va. Serve coesione. Sui singoli sapete che non mi esprimo, ma siamo tutti addolorati. E Callejon, per in quale è arrivata un’offerta importante, non ha problemi, con lui ho parlato varie volte»
Scusi, Rafa: ma quello di Bilbao non aveva nulla del suo Napoli…
«E infatti non era quella squadra che l’anno scorso giocò grandissime partite. E io quel Napoli voglio. Quando si chiude un mercato, ognuno di noi sa dove sta: e ora pensiamo al Genoa».
C’è chi rimpiange Reina.
«Che è uno dei più forti al mondo. Ma Rafael è diverso, ha bisogno di fiducia, perché è un gran portiere».
Fonte: Corriere dello Sport
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