Rafa Benitez ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.
Lei è considerato il simbolo di un certo stile in panchina, non l’emblema del calcio isterico: si può vincere ancora col sorriso?
«Ho vinto dieci titoli in carriera: si può purché ci siano rispetto e disponibilità. Mi arrabbio anch’io, ma so dove posso arrivare».
Diverso per temperamento da Mazzarri e Conte, si potrebbe dire. Più vicino a chi?
«Io sono io. Ho imparato dalla scuola di Del Bosque, Sacchi e Maturana. Non cambio pelle».
Lei ha vinto tanto, in Italia 2 titoli con l’Inter. Ma, a parte il Liverpool, non è diventato altrove un idolo. Con molte meno vittorie, altri hanno campato per anni sulle copertine.
«Ma io tutt’ora sono un idolo a Extremadura (squadra di una comunità di 25 abitanti al confine col Portogallo, ndr ) e Tenerife, due promozioni nella Liga, a Valencia abbiamo giocato a memoria. Il problema è ci sono tanti allenatori che amano la ribalta e parlano troppo. Dietro le vittorie c’è solo grande lavoro, non le chiacchiere».
Ritorna in Italia: è anche una rivincita nei confronti di chi l’ha tradita, cioè l’Inter?
«Al 100 per cento dico di no. Anche se mi dissero che avrebbero preso giocatori. E invece zero acquisti. Hanno venduto anche Balotelli per far cassa. Non porto rancore. Ricordo solo che in 5 mesi ho vinto 2 titoli e un Mondiale per club che mancava da anni. Ora ho voltato pagina, Napoli è un’altra sfida».
Moratti non le prese i giocatori, De Laurentiis annuncia 124,5 milioni da investire nel Napoli: può star tranquillo stavolta…
«Napoli è un progetto che guarda lontano. E se prendiamo giocatori lo facciamo per garantire basi solide nel tempo».
Ma in futuro ritornerebbe in nerazzurro?
«Per me è un ricordo molto positivo. Mi hanno promesso e non hanno mantenuto, poi ci sono stati tutti quegli infortuni… È un discorso che si può riaprire, perché no».
Se le dico il nome Materazzi, cosa risponde?
«Tutti lo conoscono in Italia, non devo dire di più».
Lei non si nasconde: vuol vincere lo scudetto e, se possibile, pure la Champions.
«Non è difficile sostenere una sfida del genere, basta credere nel lavoro. Con passione».
Come si batte la Juve di Tevez e Llorente?
«La Juve l’ho battuta col Liverpool (2-1 nei quarti di Champions il 5 aprile 2005, ndr ), bella soddisfazione. Loro sono in vantaggio ora. Ci sono anche altre squadre competitive, ma noi dobbiamo stare in gruppo. La Juve è forte e può essere ancora più forte: noi stiamo lavorando».
Mazzarri dice che il suo Napoli ha tutto per vincere lo scudetto: e l’Inter?
«Proviamo a fare ancora meglio. L’Inter deve puntare allo scudetto fin dal primo giorno».
Chi si è rinforzato di più tra Milan, Inter, Roma, Fiorentina e Lazio?
«Il Milan è sempre forte, la Roma ha qualità, la Lazio una buona organizzazione. Con Gomez la Fiorentina punta in alto».
Proprio Gomez ha detto no al Napoli, forse perché lei non l’aveva voluto all’Inter?
«Qualcuno ha messo in giro queste voci, ma io avevo Milito e Eto’o: non avevo bisogno di lui».
Mourinho non perde occasione per minimizzare i suoi successi: qualche giorno fa ha detto che la sua Europa League col Chelsea è poco rispetto alla Champions.
«Nella mia carriera ho pensato sempre a cosa posso fare di meglio. E penso solo alla mia squadra».
Nel Chelsea lo scorso anno, quand’è arrivato al posto di Di Matteo, la Champions era già piuttosto compromessa.
«Abbiamo battuto il Nordsjaelland 6-1, ma la Juve era molto avanti e ci ha tagliato fuori. Ma in 5 mesi ho vinto la mia seconda Europa League e ho fatto guadagnare ad Abramovich 5 milioni di euro con plusvalenze tra acquisti e cessioni…».
Ma è vero che proprio i fedelissimi di Mourinho, che poi le avrebbero remato contro all’Inter, ad un certo punto dell’ultima stagione volevano scaricare il portoghese?
Silenzio.
Qual è la cosa che le piace di più e meno del calcio italiano?
«In Italia ho imparato tanto da Sacchi, Capello e Ranieri. Ma il calcio deve fare un passo avanti. Nell’organizzazione e nel rispetto. Ricordo un’intervista di Di Vaio, in cui lui parlava della necessità di portare allo stadio le famiglie. Napoli è un esempio positivo in questo senso».
L’Italia è un po’ come la Spagna, ma diversa dall’Inghilterra: qui bisogna vincere subito.
«Ma De Laurentiis mi ha detto che non si può ottenere tutto e subito in un mese… Posso anche non vincere quest’anno. Noi stiamo cambiando un impianto di gioco, è un rischio, ma siamo certi che lavorando tanto faremo bene. In Italia in effetti ritrovo la passione della Spagna e l’entusiasmo dei tifosi del Liverpool».
Proprio De Laurentiis è agli antipodi rispetto a Moratti: le era mai capitato un presidente così vulcanico?
«Aurelio è una persona molto intelligente, innanzitutto. Rispetta il ruolo del professionista. Abbiamo un buon rapporto: se parlo con lui, so che capirà al volo che cosa voglio dirgli».
Lei punta molto sul possesso palla, sarà un Napoli stile Barcellona?
«Troveremo squadre che si chiuderanno e noi dovremo tornare indietro e giocare la palla con una manovra avvolgente. Non cambierò le caratteristiche di questo gruppo: le ripartenze resteranno un patrimonio della squadra».
Il Napoli vuol fare un salto di qualità all’estero. E lei ha lavorato già in tre paesi: si spiegano così tutti gli acquisti stranieri?
«Cerchiamo giocatori bravi ad un prezzo giusto, non guardiamo alla nazionalità. Ma è chiaro che per competere a certi livelli ci vogliono giocatori con esperienza e qualità internazionali».
Damiao è l’uomo giusto per sostituire Cavani?
«So che Leandro è molto bravo…».
Con Higuain si potrebbe creare invece una piccola comunità madrilena con Albiol e Callejon.
«Higuain non c’è in ritiro… Albiol e Callejon sono giocatori pronti, scuola Real».
Hamsik diventerà come Gerrard e Lampard?
«Può arrivare al loro livello. È un grande professionista e, soprattutto, ha fame di vittorie e può migliorare ancora».
Qual è il giocatore con più talento che ha allenato e quello più sopravvalutato?
«Ne ho avuti di sopravvalutati, ma non sarebbe carino ricordarli. Invece penso a Raul: al Real lo mandai in prima squadra dopo appena 10 giorni. Gerrard ha una tecnica e una forza straordinarie. Ma per me il giocatore con più mezzi in assoluto è stato Alfonso del Real».
Chi sfonderà prima: Mertens o Callejon?
«Tutti e due. Ma Callejon ha movimenti da attaccante e può arrivare a 20 gol. Mertens stupirà per gli assist».
E così il povero Insigne sarà costretto ad una dolorosa panchina…
«No, Lorenzo giocherà e farà bene. Io lo vedo dietro la punta nel 4-2-3-1, lui vorrebbe giocare solo a sinistra. Invece, a destra col sinistro può essere altrettanto imprevedibile. La verità è che ho una bella batteria di trequartisti, anche Pandev: l’ho ritrovato in condizioni migliori rispetto a quand’era all’Inter».
Le manca appunto il centravanti, anzi i centravanti…
«Di sicuro ne arriveranno due, uno più centravanti boa, l’altro più di movimento».
Com’è difficile gestire casi come quelli di Zuniga e De Sanctis?
«Fin quando sono con me, devono dare il cento per cento. Se piacciono ad altre squadre, evidentemente sono bravi».
Indosserà i calzini dei cartoon anche in Italia?
«Credo proprio di sì, poi se vinco non li tolgo più. Stavolta le mie figlie Claudia e Agata mi hanno regalato quelli del Diavolo della Tasmania, li indosserò alla prima di campionato…».
Come fa a resistere alle tentazioni del cibo, Benitez?
«Una tortura. Ho già un centinaio di inviti per provare pasta e pizza alla napoletana, non so come fare…»
Fonte: Gazzetta dello Sport.
La Redazione.
D.G.
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