E’ passata la nuttata: e in quello scintillio ch’è il san Paolo, con i venticinquemila persi nell’abbuffata, storditi da così tanta bellezza, c’è la resurrezione (prepotente) d’una «idea». Il calcio verticale è in quei novanta minuti sfiancanti, un’espressione sontuosa pur nel momento in cui il Verona è scappato via: e ora che il peggio è un graffio sulla pelle e nella testa, il futuro resta un’incognita, però fa meno paura.
Benitez, cosa è cambiato?
«Abbiamo giocato benissimo ma lo avevamo fatto anche con il Chievo. Stavolta siamo riusciti a segnare, quella sera non avemmo fortuna. Ma siamo stati bravi, molto, nel riprendere due volte la gara».
C’erano la testa e le gambe.
«Siamo andati in svantaggio alla loro prima giocata, siamo stati raggiunti su un bel numero di Nico Lopez. Non è mai stata semplice, lo è diventato dopo, quando abbiamo messo il risultato al sicuro. Ma eravamo stati ordinati e gradevoli anche nel primo tempo, solo che stavamo perdendo».
Il carattere o la scherma calcistica?
«Entrambe. La reazione è stata veemente. Siamo stati lucidi sempre, anche se qualche errore ci può scappare. Ma noi c’eravamo, eravamo dentro la partita, la mentalità era quella giusta ed anche la determinazione: non è un caso ciò che è successo, perché noi siamo reduci da altre gare nelle quali ci è mancato la vittoria».
Ventisei secondi ed eravate già sotto.
«La sorte non ci ha dato una mano, come spesso accade. Ma non ci siamo smarriti, abbiamo fatto ciò che sappiamo. Questo è il Napoli, quello che conosciamo, quello che in passato ha fatto divertire. E contro il Verona abbiamo ritrovato i nostri ritmi, le nostre capacità di palleggio».
Un allenatore, al termine di una gara del genere, cosa prova?
«La soddisfazione di aver visto che anche chi entra, come Mertens ed Inler, dà un contributo speciale alla gara. Io il turn-over non lo applico per il gusto di farlo, ma perché ce n’é la necessità. La stagione è lunga ed io, come ho detto alla vigilia, non intendo nuotare per arrivare alla spiaggia e poi morire sulla sabbia. Io voglio arrivare alla fine».
Berna ha scatenato la ribellione al destino…
«Noi nel primo tempo di giovedì sera avevamo avuto il controllo della situazione, qualcosa avevamo prodotto e però poi ci è andata male».
Ha ritrovato d’un colpo solo Higuain e Hamsik.
«E’ la dimostrazione che Marek possa segnare egualmente, in qualsiasi modulo. L’anno scorso, a inizio del campionato, aveva avuto modo di segnare: non è una questione di sistema di gioco. Gonzalo ne ha fatti tre e potevano essere quattro: mai avuto dubbi su questo leone in gabbia».
Ha sentito sempre la fiducia della società e la visita di De Laurentiis, alla vigilia, ha avuto un suo peso?
«Io sono sempre stato tranquillo e la presenza del presidente non è mai venuta meno. Noi abbiamo sempre avvertito la sua considerazione».
Ora rischia di «perdere» Callejon: in Nazionale…
«So che in Spagna i giornali parlano di lui. Per me è il giocatore spagnolo più forte che sia mai arrivato in Italia, dopo Luisito Suarez».
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro