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Baiano: “Sarri è forte mentalmente, farà bene. Higuain? Un fuoriclasse ma il mio pupillo è …”

NAPOLI – Si commosse anche lui. Era solo, seduto in salotto, davanti alla tv. Insigne piangeva e a Baiano vennero gli occhi lucidi. «Sono andato via da Napoli che avevo diciassette anni appena. So che cos’è quella maglia: è una pelle. Ho visto Lorenzo e mi sono emozionato». La storia è di qualche mese fa: Napoli-Sampdoria. Insigne segna e si libera. Da tutto: ansie, paure e infortunio. Il San Paolo l’abbraccia, e a Baiano si stringe il cuore. E’ a casa, è ormai un signore maturo del ’68, eppure si fa prendere dal momento. Non si è trattenuto. Lacrime napulitane: sentimento e pallone. L’animo scugnizzo non ti abbandona mai. «Sono nato a Soccavo, ho giocato al San Paolo, ho l’azzurro dentro. Sono napoletano e li riconosco subito». Li percepisce. Li sente. Li svela pure se nascosti dal tempo che passa, inconsapevolmente celati dietro dialetti diverse, atteggiamenti, modi di pensare, agire e fare che non sono proprio da vicoli della città. Ci sono napoletani insospettabili. Al di là della carta d’identità, che pure ne certifica l’origine doc e la provenienza. Il Dna non tradisce. «E infatti Sarri napoletano lo è. E non solo perché ci è nato. Fidatevi di me, lo (ri)conosco…». E allora, storia 2: questa più lontana. Stagione 2003/04, e poi anche la successiva. Ciccio Baiano è alla Sangiovannese, in Serie C. Sì, lui. Il centravanti di Zeman a Foggia. Quello del tridente per definizione. Con Rambaudi e Signori ai lati. Un distillato forte, fortissimo di talento, potenza e rapidita. E fiuto. Per tutto. Per il gol e per i napoletani. Che magari neanche sanno più di esserlo… «Sarri è di fatto toscano, e però di ‘nostro’ ha tanto. Bagnoli, per cominciare: dove è nato. E poi la furbizia. La capacità di conoscere e capire tutto prima andando oltre col pensiero. Io ci scherzavo in quegli anni, e anche spesso, ma mai quando ci dovevamo allenare. Il calcio con lui è roba seria».
E ora tutto torna. E’ lui. E’ Sarri. Applicazione, rigore tattico, attenzione ai dettagli e gioco. Sarri com’era e com’è: una decina di anni (e di panchine) dopo. Baiano può farne un ritratto in movimento. Evoluzione, esperienze, crescita. Ce lo disegna lui: matita e carta…
«Già a quei tempi era un grande allenatore, indipendentemente dalla categoria. Un professionista esemplare: maniacale su ogni dettaglio. E la gavetta ne ha accentuato metodo e certezze. De Laurentiis ha avuto l’intuizione giusta».

E’ da Napoli…

«Ma certo! Senza dubbio. E’ forte nella testa, è sempre stato convinto di poter arrivare a questi livelli, anche nei momenti più difficili della carriera, quando davvero ti formi: e capisci chi sei, dove puoi arrivare. Aveva solo bisogno dell’occasione giusta: e a Empoli l’ha sfruttata».

Piazza diversa…

«Sarri è intelligente. Sa bene che ci sono maglie che pesano tonnellate e altre leggerine. Ci sono stadi dove ti aspettano e altri in cui c’è pressione e ti tremano le gambe. Lui è però pronto. Maturo. Convinto d’essere arrivato in una società tra le prime d’Italia. Che non ha nulla da invidiare a nessuno. Pure se qualcuna è avanti…».

Come giocherà il Napoli?

«Come può esaltare il materiale a disposizione. Mica è Benitez, Sarri. Non è un integralista. La linea sarà sempre a quattro, tre almeno in mezzo, ma davanti la formula giusta la cerca in allenamento. L’ho visto impiegare il trequartista, fare il tridente e anche mettersi ad albero di Natale. E’ un sarto che cuce l’abito addosso ai suoi calciatori. Dipende dalla stoffa».

Higuain è seta.

«Finissima! Un attaccante straordinario, come pochi al mondo. Se riesce a resettare quanto gli è accaduto in quest’ultimo anno, farà una stagione pazzesca. Dovrà trasformare tutta questa delusione in rabbia».

Tutto è nella testa più che nei piedi…

«E solo lì, certo. I limiti del Pipita sono soltanto caratteriali. Dopo dieci minuti di partita, sai già cosa ti darà: o la vince da solo o si innervosisce e mette ansia anche ai compagni. Però sia chiaro, io sto con Higuain. E’ un fuoriclasse».

L’unico?

«No. Il mio pupillo è Insigne: e infatti mi aspetto da lui sempre qualcosa in più, soprattutto in zona gol. Ha colpi eccezionali, qualità incredibili. Per me deve stare quanto più vicino alla porta avversaria. Lì può fare davvero la differenza».

A proposito: rispetto a un anno fa c’è Reina. Di nuovo.

«E che acquisto: uno dei migliori portieri al mondo. Porta in dote esperienza, personalità e tanti punti. Lui è un leader vero, e non perché si è messo sul piedistallo: è il gruppo che l’ha eletto tale ovunque sia andato, è lo spogliatoio che ti riconosce numero uno. Reina sa come e quando parlare. Sa farsi seguire».

In mezzo al campo c’è Valdifiori…

«Ha visione di gioco. Ha tempi giusti e piede garbato. A Empoli era l’allenatore in campo: sarà così anche a Napoli».

Con gli occhi dei 50mila addosso…

«Il pallone peserà di più e le responsabilità triplicheranno. Ma il calcio è uguale in ogni categoria e Valdifiori la palla a trenta metri te la mette precisa al Castellani, a San Siro e anche al San Paolo. Garantito».

Valdifiori, Allan, Hamsik: centrocampo non male.

«La mente, la sostanza e il talento. Perfetti».

Manca qualcosa?

«Sì, in difesa. Bene Astori ma serve anche altro. Ma tranquilli comunque, ci metterà mano Sarri».

Fonte: Corriere dello Sport

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