E qui l’incrocio diventa molto particolare. Prima il Napoli e subito dopo l’Empoli per Ciccio Baiano; in ordine invertito, invece, per Maurizio Sarri. E poi: per l’attuale allenatore dello Scandicci sono stati punti di partenza , mentre per il neo-tecnico del Napoli le ultime tappe di una lunghissima lista. Consecutivamente per entrambi, con la differenza che l’ex pupillo di Zeman le ha alternate fra l’84 e l’89 per ben due volte. Ma, anche se hanno avuto esperienze simili in tempi diversi, i due si sono ritrovati sotto gli stessi colori proprio nel mezzo del cammino: due anni di Sangiovannese (2003-05), con Baiano in campo e Sarri a dirigere l’orchestra.
Ciccio Baiano, ma con Sarri come andò?
«Molto più che bene direi. Ha una profonda esperienza derivante dalla lunga gavetta che va ad innestarsi nell’innata capacità di allenare. Lo fa quindi con intelligenza e mestiere: con lui alla guida della Sangiovannese nel 2004 vincemmo il campionato di C2 e finimmo ottavi l’anno successivo».
A quei tempi come giocavate?
«Con il 4-2-3-1, quello che adotta Benitez per intenderci. Agivo da trequartista a ridosso della prima punta».
Proprio come Insigne, però adesso Sarri ha cambiato modulo.
«Sì, ha cambiato perché s’è trovato molto bene ai tempi dell’Empoli col 4-3-1-2. Per quanto riguarda Insigne, non solo ha il mio stesso ruolo di allora, ma confermo che è l’azzurro che mi assomiglia di più calcisticamente».
Anche a lei piaceva innescare la punta?
«Mi piaceva giocare in attacco, ovunque. Ma, dovendo scegliere, avrei sempre optato per fare il centravanti di movimento. Come succedeva con Zeman, e a quei tempi era davvero uno spasso. Con Signori e Rambaudi diventammo un trio imprendibile. Era il Foggia dei miracoli, riuscimmo ad arrivare in A ed anche li a toglierci diverse soddisfazioni. Per quanto mi riguarda, fui capocannoniere nell’anno della promozione con 22 gol».
Sempre restando in tema, ce lo vede Insigne nell’attuale ruolo?
«Certo. Con quei piedi e quell’esplosività può fare davvero tutto in attacco, anche il centravanti».
E come leader?
«Non sarebbe da escludere, ma adesso il leader non può essere altro che Reina. Il ritorno dello spagnolo è senza dubbio il miglior acquisto».
Higuain potrà essere ancora determinante nella buona e cattiva sorte?
«Determinante molto più nella buona. Higuain è per me l’attaccante più forte in Italia. Anche se mi piace molto Dzeko. Il Pipita con l’apporto di Insigne farà anche di più rispetto alle precedenti stagioni».
Insigne alle sue spalle, ma al suo fianco?
«Ci vedo ancora Callejon, che giocava così quando era al Real. Però mi rendo conto che è un bel duello con Gabbiadini, un ragazzo che apprezzo moltissimo».
Il Napoli è partito maluccio…
«Date tempo a Sarri, che è appena arrivato. Le sue squadre poi, come l’Empoli, vanno in progressione. Arriva il momento che diventano inarrestabili».
Lo scudetto?
«Adesso Juve e Roma alla pari, Napoli e Inter subito dopo».
Francesco, ma per tutti Ciccio, però pure Baianito.
«Vero. Fu opera di Diego. Giocavo con la Primavera azzurra e lui veniva a fare il tifo, mettendosi dietro la porta. Diceva che avevo un modo di palleggiare alla sudamericana. Mi regalò gli scarpini, avevamo lo stesso 40, ma lui con la pianta molto più larga. E allora chiamò personalmente la Puma per farmele fare come le sue. Maradona era qualcosa di incredibile».
Napoli, Empoli, poi ancora Napoli e di nuovo Empoli (con 14 gol in 38 presenze) dopo Parma. L’azzurro che sfuma nell’azzurro…
«Sono nato a 300 metri dal Centro Paradiso, distanza che da piccolo facevo tutti i giorni, andata e ritorno, palla al piede. Ma nel Napoli ero chiuso da gente come Carnevale, Careca, Giordano: miti».
Sì, ma con l’Empoli domenica prossima?
«Due pezzi di cuore, Napoli favorito, ma non sarà facile».
Fonte: Corriere dello Sport
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