Il campionato procede a strappi e l’Europa regala una qualificazione senza troppe emozioni. La storia racconta di una stagione che ristagna nella melma della mediocrità nella quale il Napoli emerge suo malgrado, per la competitività di un gruppo che meriterebbe qualcosa in più del terzo posto in serie A e di un girone di Europa League finito tra gelo e sbadigli. Già rassegnati ad una stagione da primi tra quelli che non possono permettersi lo scudetto? E’ una sensazione fastidiosa ancorchè presente, con le grandi vittorie alternate a pareggi e sconfitte la cui ratio sfugge a tutti. Finanche a Benitez, apparso infuriato a Praga così come mai lo si era visto nelle sue altre esperienze da coach. Il Napoli sembrerebbe un caso da studiare all’Università, la cui soluzione non è stata trovata nemmeno dal maestro castigliano che da un anno e mezzo a questa parte ripete: “bisogna migliorare intensità e concentrazione”. Ma quanto tempo occorre? Se dopo 500 giorni di lavoro intenso e maniacale, don Rafè non ha risolto ancora il problema, allora il caso è talmente grave che necessita di un’operazione di trapianto, lì dove gli errori si perpetuano. Per dirla in termini di calcio, bisogna comprare rinforzi. Ma non una cosuccia così, bensì quei nomi costosi e blasonati che il club non si è potuto (o voluto?) permettere dopo l’esclusione della Champions. Chissà, forse ci sarà stato un difetto di comunicazione tra Benitez e De Laurentiis: il primo immaginava che dalla casse del Napoli potessero uscire ogni anno un centinaio di milioni di euro per il mercato, il secondo pensava che Benitez sapesse ridurre il gap con Juve e Roma anche un mercatuccio poco dispendioso come quello di questa estate. E’ difficile sapere chi ha ha spiegato o capito male, ma lo sapremo presto. Ben prima della fine del campionato, quando arriverà il punto di non ritorno sulla firma che il presidente chiederà a don Rafè di apporre al contratto per altri due anni. Oggi come oggi, le probabilità di permanenza nel Napoli si affievoliscono sempre di più e di recente si sono arenate sull’infortunio di Michu. Un acquisto inspiegabile, soprattutto per De Laurentiis, e non di certo a causa delle qualità di un attaccante che fino a due stagioni fa aveva segnato a ripetizione. Inspiegabile perché era risaputo che l’ex Swansea era reduce da una stagione funestata da due infortuni e bisognoso di unlavoro accurato, lungo, per tornare in una condizione dignitosa. Perché lui e non un altro attaccante, da scegliere tra quelli che non avevano partecipato al Mondiale e pronto a fare la differenza nel doppio, decisivo match contro l’Athletic Bilbao? E’ un mistero, anche costoso, sul quale si sono levate diverse riflessioni tra le parti che ora avranno il dovere di accantonare i personalismi e impegnarsi affinchè nella rosa del Napoli arrivi a gennaio ciò che non è stato possibile prendere ad agosto. Se non si fosse capito, ora serve uno sforzo. Un esborso economico sostanzioso, perché si può, alla luce del risparmio estivo; perché si deve ad una tifoseria spiazzata dai risultati stagionali. Nessuno sa se si può essere felici oppure se sta andando tutto male, in quel gioco del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto che da sempre è sinonimo di qualcosa che di certo non va benissimo. Bisogna investire, ma neanche tanto per l’istinto di provare ad inseguire Juventus e Roma in testa alla classifica. Bisogna farlo per la necessità di potenziare sempre di più l’organico di una squadra salita al 24esimo posto nel ranking Uefa, quarta squadra italiana dopo Milan, Juventus e Inter, che deve blindare il terzo posto per poi giocarsi i prossimi preliminari di Champions con una consapevolezza e un organico tali da essere certi che non si fallirebbe per la seconda volta di fila. Il mercato di gennaio come cartina di tornasole per il futuro del Napoli, come sistema per convincere Benitez a firmare il rinnovo del contratto. Dai nomi che arriveranno sapremo cosa ne sarà del coach. E se De Laurentiis riportasse Lavezzi a Napoli, un attaccante devastante, ma anarchico nelle indicazioni sul rispetto rigoroso di un modulo, sarebbe il segnale del prolungamento di don Rafè oppure no?
Fonte: Raffaele Auriemma per tmw.com
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