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Arrigo Sacchi: “Squadra di soli stranieri? Un’offesa. Non è con i mercenari che si vincono le guerre”

Arrigo Sacchi ha allenato Milan, Parma, Atletico Madrid e la Nazionale italiana vice campione del Mondo a Usa’94. È considerato,tra gli innovatori,uno degli allenatori più importanti della storia del calcio. Fino a un mese fa è stato il coordinatore tecnico di tutte le nazionali giovanili azzurre, adesso il ”profeta di Fusignano”si occupa di calcio quando indossai panni del commentatore televisivo.

Cinque vittorie e un pareggio tra Champions ed Europa League: il calcio italiano sta guarendo?«Rispetto al recente passato è andata bene ma non esageriamo. Il nostro football non è a livelli europei. È ancora troppo individuale, difensivo, speculare. Facciamo fatica a essere un collettivo. Come il Brasile ai Mondiali: presa singolarmente,quella squadra era composta da fenomeni strapagati. Eppure ha beccato sette gol dalla Germania perché giocava un calcio individuale».

Paghiamo dazio per ragioni tattiche, atletiche o altro?«È il nostro modo di fare calcio che non va. Siamo sparagnini, costipati, pensiamo a difenderci. Non c’entra il discorso dei grandi campioni che non arrivano più: l’Atletico Madrid quanti fuoriclasse ha in squadra? Eppure ha vinto Liga e sfiorato la Champions. E il Borussia Dortmund? Aveva un fenomeno come Lewandowski e l’ha venduto. Queste formazioni sono ai vertici perché hanno una super organizzazione. Esiste un calcio nazionale e un calcio internazionale, l’Italia purtroppo fa parte del primo gruppo».

Qualcuno sta cercando di cambiare, Benitez e Garcia ad esempio hanno portato qualcosa di nuovo a livello di mentalità…«La mentalità è l’insieme di tante componenti, prima tra tutte l’intensità. Ho una grande stima nei confronti di Benitez che reputo uno dei migliori tecnici in assoluto. Ma siamo ancora a livello di pura teoria.  Ecco, facciamo l’esempio del Napoli…».

Esatto, è un discorso che ci riguarda da vicino «Gli azzurri sono stati massacrati dal Bilbao, che sulla carta è meno forte. Però gli spagnoli hanno messo in campo un’intensità pazzesca ed erano molto ben collocati come squadra. Se sono un regista e voglio fare un film drammatico, mica vado a prendere attori comici. Benitez sta facendo un grande sforzo per dare al Napoli una mentalità europea ma ha difficoltà ad imporsi in un contesto che non recepisce le sue idee perché in Italia siamo conservatori e ancorati a un calcio che si giocava troppi anni fa».

Eppure il 4-2-3-1 dello spagnolo è un 4-2-4. Il Napoli è forse l’unica squadra in Italia che gioca con quattro attaccanti.«Io schieravo anche cinque giocatori oltre la linea della palla ma avevo gente che andava avanti e rientrava. Il segreto è tutto qui: i reparti devono sapersi congiungere in ogni momento della partita, cercare la compattezza,  l’armonia tattica e collocarsi in maniera perfetta in mezzo al campo».

Ce la faranno il Napoli e Benitez a tornare protagonisti?«Il Napoli non è ancora un collettivo organico,deve diventar più omogeneo,migliorare la tecnica, la fantasia e avere superiorità nei pressi della palla. In poche parole, Benitez deve trasformare i giocatori da nazionali a internazionali».

Con lo Sparta Praga hanno giocato in quattordici, tutti stranieri.«È stata un’offesa per tutti noi.Ricordiamoci che i periodi più bui del calcio italiano sono coincisi con le invasioni degli stranieri.Non è con i mercenari che si vincono le guerre».

Morale della favola: in Europa non abbiamo chance?«La Juve ha faticato con il Malmoe, la Roma mi intriga, fa un buon possesso palla ma giudichiamola dopo che avrà affrontato Manchester City e Bayern Monaco».

In Italia ancora favorita la Juventus?«Il cambio allenatore non è facile da metabolizzare, la Roma ha quasi colmato il divario con i bianconeri e attenzione alle milanesi che stanno risalendo».

E il Napoli del suo amico Benitez dove lo collochiamo?«Dopo Bilbao è mancata la sintonia tra staff societario, squadra e pubblico. I giocatori ci sono, penso a Higuain, Hamsik, Callejon, Mertens ma devono ragionare e stare in campo da squadra. Quando avranno risolto questi problemi, gli azzurri torneranno alto».

Fonte: Il Mattino

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