Fabrizio Corsi, il presidente che ha lanciato Sarri quando l’Empoli era in B, è stato interpellato dal Corriere dello Sport sulla querelle tra il tecnico azzurro e Roberto Mancini.
Presidente, che idea si è fatto della storia di Napoli?
«Sono dispiaciuto perché parliamo di una persona a me cara. Sarri ha commesso un errore, ma credo che ora la cosa più meschina sia strumentalizzare quella frase e trasformarla in omofobia».
Non lo è?
«No. Tutti quelli che conoscono il modo di parlare dei toscani sanno che “finocchio” è un termine che viene usato nei confronti dell’avversario fortunato. Lo usiamo nelle partitine a tennis contro il nostro amico, quando la palla tocca la rete e cade al di là. Purtroppo per Sarri, il contesto gli vieta di usarlo».
Facciamo un esempio: se Sarri lo avesse detto al toscano Spalletti non sarebbe uscito niente dal campo.
«Spalletti lo avrebbe interpretato nel modo più adeguato e non come ha fatto Mancini. Ma anche i milanesi che vanno in vacanza in Versilia o i romani che vanno a Castiglion della Pescaia sanno quale significato va dato a quella parola. Se poi a Milano vogliono fare finta di niente, allora va bene. Non va bene però che una storia del genere sia uscita dal campo di gioco e sia finita in tv».
Mancini doveva tacere?
«Non siamo tutti uguali, bisogna capire cosa ha provato Mancini di fronte a quel termine. Ricordo però che proprio lui, dopo le accuse di razzismo che Vieira aveva rivolto al suo amico Mihajlovic durante Lazio-Arsenal, dichiarò che certe cose devono finire lì, sul campo».
Sarri allenava l’Empoli quando venne punito per una frase dopo la gara col Varese: “Il calcio sta diventando uno sport per froci”.
«Quella mi era piaciuta di meno, quelle erano parole da interpretare negativamente».
Ora rischia una squalifica.
«Mi dispiacerebbe se una storia del genere si trasformasse in uno svantaggio per lui e per la sua squadra e in un vantaggio per tutte le altre».
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