A Fabio Cannavaro piace il presepe. Eccome se piace. Però a Riyad, capitale dell’Arabia Saudita, è riuscito a malapena a rimediare un mini albero da piazzare in salotto. “Da queste parti non c’è ombra del Natale”. Che vuoi farci, il lavoro è il lavoro. E anzi, tanto per non dimenticarlo, oggi Fabio trascorrerà la Vigilia in panchina: il suo Al-Nassr, la squadra di Riyad che allena da fine ottobre, sarà impegnato nel derby con l’Al-Hilal davanti ai sessantacinquemila del King Fahd International Stadium. “Una bolgia infernale”. Un po’ come la prima parte di un campionato italiano combattuto come mai, negli ultimi anni: “Mi aspettavo qualcosa di diverso sin dall’estate”. Vero. Mister Pallone d’Oro aveva previsto la bagarre a luglio guardando il mare di Ibiza insieme con Pepe Reina, per l’occasione suo compagno di vacanze nonché simbolo del nuovo che avanza. «Bello, il Napoli».
Le piace, vero, Cannavaro?
«Sì, molto. E non dimentico l’Inter».
Per carità…
«Però per quanto mi riguarda, al momento, la favorita per lo scudetto continua a essere la Juve».
Rivoluzione a metà, verrebbe da dire: alla fine, tra grandi ritorni e splendide novità, a spuntarla saranno sempre i soliti?
«Ho soltanto detto che, tra le squadre che stanno rendendo interessante e vivace il campionato, vedo la Juve favorita».
Una bella lotta, non c’è che dire.
«Inter, Napoli, Juve, Roma e Fiorentina stanno confermando l’idea della vigilia. Però, a dire il vero, non mi aspettavo il periodo della Roma».
Andiamo secondo l’ordine di classifica, se non le dispiace: l’Inter vista da Cannavaro.
«Anche se a tanti non piace sotto il profilo del gioco è prima: ed è l’unica cosa che conta. Comandano loro, c’è poco da dire: è una squadra molto solida, difficile da affrontare e da battere. E più passa il tempo e più sarà complicato».
Nelle ultime quattro giornate a Lazio e Napoli è riuscita l’impresa, però. Due sconfitte in quattro partite, mica poco per chi aspira allo scudetto.
«Al San Paolo l’Inter ha giocato una grande partita ed è stata sfortunata: il palo di Jovetic e poi il palo indotto dalla grande parata di Reina su Miranda non possono passare inosservati. Come la prestazione: in dieci e sotto di due gol hanno dimostrato il loro potenziale. Credo che quella sconfitta abbia regalato alla squadra la consapevolezza della propria forza».
Andiamo con le seconde: Fiorentina.
«E’ la sorpresa del gruppo di testa: giocava bene già con Montella, ma quest’anno s’è confermata buonissima».
Brava e bella, insomma.
«Sì, è bella. Però credo che manchi ancora un pizzico di cattiveria».
L’altra seconda e candidata a miss Italia: il Napoli.
«Se la Fiorentina è bella, il Napoli è bellissimo. Anzi, in questo momento è la squadra più bella di tutte. Sarri è stato intelligente a capire il momento giusto per cambiare modulo: il precedente non aveva senso. Tra l’altro, mi è parso di rivedere scene vissute con Lippi proprio in azzurro: prima di cambiare, rischiava l’esonero».
Secondo lei anche Sarri ha rischiato?
«Non lo so. Però se non avesse vinto con il Bruges sarebbe stato un problema».
E ora, la Juve. Terza a tre punti dalla vetta e soprattutto reduce da sette vittorie di fila in campionato.
«Ha la rosa più competitiva, fiducia e solidità. La Juve è la Juve. E’ una squadra che sotto pressione dà il meglio di sé. Quando sono andato a Torino, ho capito che la Juve non va odiata: va copiata. Arrivi lì e ti rendi conto che l’importante non è giocare: è vincere».
Chiusura dedicata alla Roma.
«Ripeto, non mi aspettavo questo periodo. Non mi aspettavo di vederla così rinunciataria: hanno problemi fisici e la Champions non li ha aiutati, d’accordo è vero, però è una squadra troppo basata sul contropiede. Ha poche idee e fa più fatica».
And the winner is?
«Per lo scudetto vedo una lotta a tre: Inter, Napoli e Juve. Con la Juve favorita perché alla fine le rose fanno la differenza. In chiave Champions, invece, non escluderei il Milan: zitto, zitto sta risalendo. Il mercato di gennaio sarà importante».
Lo pensano tutti: l’Inter ha dimostrato di fare sempre sul serio e De Laurentiis ha annunciato che comprerà.
«Se il Napoli acquisterà tre giocatori di livello internazionale, allora farà il definitivo salto di qualità. Con tre competizioni servono rose ampie e complete».
Di cosa ha bisogno la Juve a gennaio?
«L’acquisto è in casa: Morata. Deve soltanto recuperare lui: rispetto alla scorsa stagione sta soffrendo la concorrenza».
Chi, invece, sembra non averne è Higuain.
«Lui sta facendo la differenza nel Napoli, come Dybala la fa nella Juve e Icardi, alla lunga, la farà nell’Inter».
A chi lo diamo l’Oscar 2015 del campionato italiano?
«A Higuain. E poi anche a Dybala».
Domandone tra i più gettonati dell’ultimo periodo: Higuain è il centravanti puro migliore del mondo?
«E’ forte, ma non il più forte».
Chi meglio di lui?
«Suarez e Lewandowski. E tra l’altro, il Pipa da seconda punta è ancora meglio: quando ero al Real giocava così».
Andiamo a ritroso in campo: Oscar italiano 2015 per il centrocampo.
«Lo assegno a Jorginho: ha fatto ottime cose sin dall’inizio. Gioca sempre semplice, gioca in avanti e fisicamente non risparmia nulla. Molto prezioso».
Oscar per la difesa?
«A Barzagli. Il difensore più forte d’Italia è lui».
Premiamo un portiere.
«Mi piace tanto Reina: cerca sempre di bloccare, è sereno, parla e comanda. E soprattutto para».
E Buffon?
«Ma perché dobbiamo scomodare Gigi? Gigi è fuori concorso da tutto: non si paragona a nessuno per quello che ha fatto e continua a fare. Anche se non è più il giovane di una volta, sapere di averlo alle spalle ti dà un’altra sicurezza».
Domanda un po’ seccante: la delusione del 2015?
«Direi Salah: dopo averlo visto con la Fiorentina, mi aspettavo di più. Forse sta pagando il momento della Roma».
Da collega a collega: il tecnico numero uno dell’anno che se ne va?
«Direi Sarri. Per tutto quello che ha raccolto con l’Empoli e il Napoli. Anzi, meglio ancora è riuscito con il Napoli, perché con l’Empoli lavorava già da tanti anni e il progetto godeva della continuità. Poi voglio citare Allegri: tra la finale di Champions e la vittoria del campionato non può che essere menzionato».
Menzione speciale anche per il suo amico Carlo Ancelotti, allenatore annunciato del Bayern: l’affare lo ha fatto lui o lo fanno a Monaco di Baviera?
«Il colpo l’ha fatto il Bayern. Carlo non è appariscente e non è da copertina come Mourinho o Guardiola, però ha girato tanto e spesso ha vinto. Lui fa i fatti. Colleziona risultati con la semplicità: lui sa che il calcio non s’inventa. O meglio, ci sono riusciti in pochi: tipo Sacchi o Liedholm».
Ha citato Mou: che farà secondo lei dopo l’addio al Chelsea?
«Leggo e sento dire che potrebbe tornare a Madrid, al posto di Benitez, ma secondo me continuerà in Inghilterra. Magari a Manchester. Allo United. Chissà».
Chi è il tecnico emergente d’Europa?
«Tuchel del Borussia Dortmund: anche lui è per il calcio semplice».
Cannavaro è un allenatore che ama la semplicità ma che, finora, ha percorso tutte strade tortuose: Dubai, Cina e ora Arabia Saudita.
«Esperienze bellissime. Tutte davvero belle e formative, anche dal punto di vista sociale e culturale: l’importante è allenare, crescere e studiare. Aggiornarsi e imparare».
Quando sbarcherà in Europa?
«Un giorno spero che accada. Per il momento mi dedico all’Al-Nassr e a completare la stagione: tra infortuni e qualche difficoltà iniziale, siamo a metà classifica».
Come si vive in Arabia Saudita?
«Con tante regole, ma l’importante è abituarsi. Io vivo con la mia famiglia in un compound, una specie di parco chiuso con servizi, locali e negozi riservato agli stranieri. Una sorta di zona franca».
In che senso?
«Se mia moglie va in giro a Riyad deve coprirsi il capo e non può guidare, come le donne del luogo, mentre dove risediamo siamo esentati da certe regole».
Cosa l’ha colpita di più nei primi due mesi sauditi?
«Tante cose. Per esempio guidano in un modo incredibile: credo che detengano il record di incidenti, non avete idea di quello che ho visto. Oppure, quando ci alleniamo e dal minareto partono le preghiere dobbiamo fermarci. Pause di un minuto, più o meno».
Il suo Natale sarà in campo.
«Sì, oggi giochiamo con la prima in classifica e domani c’è allenamento. Per fortuna io e mia moglie siamo riusciti a trovare un alberello: piccoletto, però almeno ti ricorda che è Natale. Qui ovviamente non c’è traccia».
Com’è la giornata tipo di Cannavaro d’Arabia?
«Sveglia, studio, pranzo, allenamento e ancora studio. Soprattutto campo e casa. Ogni tanto usciamo, la sera: andiamo a mangiare giapponese, cinese o libanese».
Com’è stato affrontato il post Parigi? Problematiche religiose o di cultura?
«Zero effetti. Zero reazione o problematiche. Gli arabi sono molto gentili con noi, basta rispettare le loro regole. E comunque, non dimentichiamo di essere dei privilegiati».
Consigli per gli acquisti dal calcio arabo?
«Qualcosa d’interessante c’è, ma il problema è la mentalità: al di là degli orari, che qui sono un’opinione, credo che manchi ancora l’idea che il calcio è applicazione costante. Manca il ritmo: la differenza la fai se riesci a stare sul pezzo per undici mesi».
Cannavaro, ultima cosa. Molto napoletana ma perfettamente in tema: ma a lei, a Riyad, manca ‘o presepe?
«Sì, ma domani raggiungo i miei a Napoli. E poi, non dimentichiamolo: qui ho il mio alberello».
Fonte: Corriere dello Sport
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