Inter e Napoli lassù a contendersi lo scudetto. Sembra di essere tornati a fine Anni Ottanta, quando nerazzurri e partenopei si affrontavano con in palio il tricolore. In un caso, nel 1986/87, andò bene al Napoli. Nel secondo, nel 1988/89, il titolo finì all’Inter. All’epoca, sulla panchina azzurra sedeva Ottavio Bianchi. Che, poi, per poco più di una stagione si accomodò anche su quella nerazzurra.
Bianchi, Napoli-Inter può valere lo scudetto?
«Mi sembra un po’ troppo prematuro, visto che siamo ancora all’inizio del campionato. Ma è senza dubbio una gara importante, che può delineare meglio le forze in campo. Ciò non toglie che si affronteranno le due squadre che stanno facendo meglio. E, in ogni caso, trattandosi di una scontro diretto, i punti valgono doppio».
Che tipo di partita si aspetta?
«Mi aspetto una partita molto tattica. Da una parte ci sarà il Napoli, che è una squadra completa in tutti i reparti, sviluppa il suo gioco, va a concludere. Allo stesso tempo, fa un buon filtro a centrocampo, sapendo quando è il momento di rallentare e quando è quello di accelerare: non va mai all’assalto scriteriatamente. L’Inter è diversa, si chiude e aspetta il gol che può arrivare da un momento all’altro. Qualcuno potrà anche storcere il naso ma è lì. Certo il Napoli la sua identità l’ha già trovata, mentre l’Inter la cerca ancora. Gli azzurri sono più organici e in definitiva hanno qualcosa in più. I risultati, però, parlano anche per i nerazzurri».
In quali aspetti si scorge meglio la mano dei due allenatori?
«Il discorso per l’Inter è più complicato, visto che Mancini, rispetto alla scorsa stagione, ha voluto cambiare tanto. Ci sono stati tanti innesti, quasi tutti stranieri e ammetto che questa filosofia non mi fa impazzire. Il Napoli, invece, era già reduce da annate positive e Sarri ha saputo dargli una migliore organizzazione difensiva. Del resto è lì che può influire un allenatore, perché in attacco contano sì i movimenti senza palla, ma la differenza la fa chi ha fantasia e chi salta l’uomo».
Si aspettava un impatto del genere da parte di Sarri, che inizialmente era stato accolto con scetticismo?
«La base che ha ereditato era già buona, poi lui è stato bravo a non stravolgere tutto. Ha sistemato gli elementi di maggior talento nelle posizioni più adatte. Devo dire che è stata una conduzione di buon senso».
Higuain è il simbolo di questo Napoli, non a caso è un altro argentino…
«Mettendo da parte i paragoni, perché le generazioni sono diverse e anche il modo di interpretare il calcio è cambiato, Higuain è il prototipo del centravanti moderno. Meglio di lui, nel suo ruolo, è difficile trovare qualcuno in giro. E il Napoli, giustamente, se ne serve, provando ad esaltare le sue caratteristiche il più possibile».
C’è un giocatore dello stesso peso anche nell’Inter?
«Per il momento non lo vedo. Vedo, semmai, un collettivo. Nel Napoli, invece, ci sono sempre i soliti 2-3 che fanno la differenza. Nell’Inter, i protagonisti cambiano sempre».
Il suo scudetto, il primo nella storia del Napoli, arrivò proprio mettendosi dietro l’Inter. Può essere di buon auspicio?
«Me lo auguro e non lo nascondo. Sono particolarmente legato al Napoli e spero proprio che possa essere l’anno buono. Vedo segnali interessanti, come una buona organizzazione di gioco, giocatori che si sacrificano e che non si lamentano, una società che non fa mancare nulla, poche polemiche e poi c’è il pubblico, che storicamente è sempre stato vicino alla squadra. Per quello che si è visto finora, il Napoli è la squadra migliore tra quelle in vetta».
Vedrà la partita?
«Sì certo, in televisione. Mi auguro che non mi faccia venire la voglia di cambiare canale come è capitato l’altra sera con Juventus-Milan».
Fonte: Corriere dello Sport
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