Tra un video ed un altro The Jackal hanno trovato il tempo di rilasciare un’intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. I comici napoletani tanto amato sul web hanno parlato di Napoli e scudetto.
The Jackal, tutti tifosi del Napoli?
«Lo sono in particolare Ciro e Fabio, che ha addirittura un cane di nome Pocho. Poi c’è chi è “agnostico” come Fru, che è andato al San Paolo solo per Napoli-Elfsborg ma pensava di potersi comportare come se fosse al cinema. Comunque, siamo democratici: nel gruppo c’è anche uno juventino. In realtà, lui è il più grosso di tutti e quindi facciamo finta di nulla».
Avete «condizionato» Sanremo a colpi di tweet, ma ad un certo punto ne avete dedicato uno al campionato: che è successo?
«La finale del Festival coincideva con Napoli-Lazio e gli azzurri avevano appena segnato. Noi su un monitor guardavamo la Hunziker e sull’altro Mertens. È stato proprio Fru a fare quel tweet, incredibile ma vero visto che in realtà… era sul palco dell’Ariston avendo rubato l’identità a Favino».
Perché non ci sono molti vostri video su un argomento così popolare come il calcio?
«Non è al centro delle nostre vite, ma ce ne sono un paio. “Quando guardo le partite con la mia ragazza” è uno spaccato di quello che accade a molte coppie durante le serate di campionato e poi c’è “Il camorrista nel pallone”, al quale ha partecipato anche Lino Banfi. Nel girarlo, ci siamo tolti lo sfizio di calpestare l’erba del San Paolo. I giardinieri, però, ci hanno fatto uscire in tutta fretta».
Troppo scarsi?
«Il terreno di gioco del Napoli è sacro, oltre che in gestione al club, ma in effetti sì: da ragazzini eravamo quelli che venivano scelti per ultimi nelle partitelle tra amici, così abbiamo pensato di dedicarci ad altro».
Quali sono gli «effetti del Napoli sulla gente»?
«La città si sente difesa dalla squadra. I calciatori portano con loro in campo l’orgoglio e i problemi dei napoletani, pur senza esserne consapevoli. E poi…gol, all’improvviso. Il calcio qui ha un effetto catartico».
E «gli effetti dello scudetto» quali sarebbero?
«Lo si capirà solo quel giorno, eventualmente. Però, non pronunceremo mai quella parola fino al 20 maggio».
Cosa vi aspettate di sentire da Insigne dopo un gol vittoria visto che avete convinto Favino a dire «Gnigni» al Festival?
«Sarà un po’ oltre le righe, però ci piacerebbe un bel “afammocc” tipicamente napoletano. Non sarebbe volgare, solo “virale”. Del resto, non è altro che il grido di rivalsa dei napoletani verso chi pensa che anche stavolta non ce la faremo, compresa quella parte di tifosi che spesso si lascia prendere dal pessimismo. Già, #afammocc può diventare l’hashtag vincente».
È Insigne il simbolo del Napoli?
«Lorenzo deve restare qui per sempre ma il nostro idolo è Sarri, il Vessicchio azzurro. È un vero direttore d’orchestra, avete visto il terzo gol al Cagliari? Grazie a lui, i calciatori si divertono lavorando. Succede anche a noi, e quel che viene fuori è un prodotto bello da vedere e che funziona».
La Juventus, invece, che parte recita?
«Per noi i bianconeri sono semplicemente quelli che vincono sempre. Per questo a Napoli per adesso guardiamo ancora le partite quasi con la coda dell’occhio, sperando di schivare gli ostacoli e pronti a gridare alla fine il nostro “afammocc”».
Higuain cosa rappresenta per i The Jackal?
«L’avversario da battere è la risposta politicamente corretta, però mentre giravamo il nostro film (“Addio fottuti musi verdi”) abbiamo saputo che era passato alla Juve e così sul ciak della scena 71 il regista, Francesco Capalbo (per tutti Francesco Ebbasta), ha scritto “scena Higuain”. Certo, è un numero “carogna” nella Smorfia, però se gli azzurri quest’anno vincono è pronta una… amnistia anche per il Pipita».
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