Non sono stati presi provvedimenti nei confronti di Marco Piovella, il capo ultras dell’Inter indicato da uno degli arrestati negli scontri del 26 dicembre pre Inter-Napoli come organizzatore dell’agguato ai tifosi napoletani. L’uomo potrà quindi lasciare la questura di Milano, dove si era presentato nel pomeriggio con il suo avvocato Mirko Perlino. Sarebbe tra gli ispiratori dell’attacco ai tifosi napoletani che, mercoledì sera in zona San Siro e prima della partita, ha causato la morte di un ultrà di Varese, Daniele Belardinelli e il ferimento di quattro tifosi napoletani, con l’ulteriore conseguenza della decisione di chiudere lo stadio ai tifosi per due partite e di vietare le trasferte nerazzurre. Piovella ha ammesso di aver partecipato agli scontri ma ha negato di averli organizzati.
Proprio durante uno degli interrogatori sarebbe stato fatto il nome di Piovella: nome che ha costretto Mirko Perlino, l’avvocato dello stesso tifoso interrogato a rinunciare al mandato, in quanto l’ultrà indicato era già un suo assistito. L’interrogatorio è proseguito quindi con l’assistenza di un altro legale. Hanno ammesso di esser stati presenti agli scontri ma hanno precisato di non aver avuto contatto con i tifosi napoletani gli altri due arrestato: Franceco Baj, 31 anni e il suo coetaneo Simone Tira. Assistiti dall’avvocato Antonio Radaelli, davanti al gip Guido Salvini i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno rilasciato dichiarazioni spontanee.
Il nuovo legale di Luca Da Ros racconta quanto detto dal suo assistito: “Ha ricostruito gli eventi, ha raccontato che dopo un primo incontro al bar si sono recati in gruppo in un parco. Al passaggio dei tifosi napoletani sono iniziati gli scontri. Uno dei tifosi, nell’attraversare la strada, è stato investito da un suv che non si trovava in colonna con i van. Il ferito è stato consegnato al gruppo degli interisti. Il mio assistito non ha avuto un ruolo di rilievo, è pentito di quanto accaduto”. Queste le parole dell’avvocato Alberto Ducci.
Da alcune indagini difensive sarebbero anche emersi dubbi sulla ricostruzione dell’incidente che ha visto vittima Daniele Belardinelli, il tifoso del Varese rimasto ucciso dopo essere stato investito da un mezzo il cui conducente è ancora ricercato.
La vettura, indicata come un Suv, stando a indagini difensive, sarebbe stata diretta verso lo stadio, non in uscita da Milano come da una prima ricostruzione, e avrebbe invaso la corsia opposta. Così come rimane da capire se il conducente della vettura avesse a che fare con gli scontri o passasse per caso.
Dagli interrogatori e dalle indagini emerge un quadro quasi militare del “combattimento” (parole dei pm) tra interisti e napoletani che sono scesi dalla colonna di Van attaccata e hanno reagito. Bastoni, mazze, spranghe, tutto l’arsenale utilizzato dagli ultras dell’Inter, ma anche di Varese e Nizza si trovavano già sul posto quando gli oltre cento assalitori sono arrivati al punto in cui era stato deciso l’agguato.
La decisione dei gip di Milano Guido Salvini se mantenere in carcere i tre, come chiesto dai pm Maria Letizia Mannella, Michela Benedetta Bordieri e Rosaria Stagnaro è prevista per domani. L’avvocato Alberto Tucci, nuovo difensore di da Ros confida almeno nella concessione dei domiciliari.
Si è trattato, in ogni caso, di un piano con ruoli ben definiti e compartimentati, con tanto di autisti che, nei pressi di un pub, avrebbero fatto salire quattro ultras a bordo di ogni auto (altri sarebbero arrivati a piedi) per giungere sul posto dell’assalto.
Altri dettagli hanno riguardato il mezzo, ancora non del tutto certo fosse un Suv, che ha invaso la corsia opposta per scappare dopo l’urto e che non avrebbe fatto parte della carovana dei napoletani, per quanto viaggiasse in direzione stadio.
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