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Sampdoria, Strinic: “In azzurro stavo ai margini, non mi sentivo felice. Genova è un altro mondo rispetto a Napoli…”

Parla cosi l'ex terzino del Napoli

Attraverso le colonne del Secolo XIX ha parlato il terzino della Sampdoria ed ex Napoli Ivan Strinic. Ecco le sue parole:

“Qui mi trovo bene, tutto fantastico. Ma siamo solo all’inizio. Come in ogni cosa ci vuole continuità”

Sul periodo a Napoli: “Al ritiro proprio forse no, era un esempio. Però che non ce la facessi più è vero. Ero venuto in Italia con grandi speranze, avevo scelto il vostro campionato perché so che fa migliorare molto i difensori, lo avevo capito con mister Reja a Spalato, avevo optato per Napoli, pur avendo offerte da Inter e diverse squadre inglesi, per il calore della gente, per la passione dei tifosi che ricorda quella del mio paese. Due anni e mezzo e non è andata come volevo. C’era chi, come Maggio, giocava anche meno di me. Ma stare ai margini non mi rende felice. Ho bisogno di fiducia. Di sentirmi parte integrante di un qualcosa. Per essere stimolato. E poi, continuando così, sapevo che avrei perso la nazionale. Già ora non mi chiamano. E’ giusto. Con la Croazia non giochi tutte le settimane, devi sparare tutto in una volta sola. Bisogna essere al top. Non è possibile se in Italia giochi ogni tanto”.

Giampaolo lo ha definito un terzino con i piedi da centrocampista: “Ad essere sincero nelle giovanili ho giocato pure mezz’ala, ma nella mia carriera ho fatto sempre e solo il terzino sinistro. Quello del mister è un bel complimento, gli piace come gestisco la palla, ma devo crescere ancora molto, non sono assolutamente al top. Anche con il Milan, come a Torino, nel finale non avevo più forza e lucidità. Penso di poter fare molto meglio”.

Paragone con Sarri? “Nel giudizio c’è qualcosa che mi condiziona: qui sono venuto per giocare ed è normale che in questo momento io dica Giampaolo. Credo sia utile una conoscenza più profonda, preferirei rispondere fra qualche mese. Una cosa però salta subito agli occhi: Sarri è più freddo, per lui ci sono 13 giocatori e basta. Giampaolo parla molto, dialoga con tutti, ti spiega. Si pone come un fratello e pare proprio una brava persona”

Per venire alla Sampdoria, il croato si è ridotto l’ingaggio: “Di soldi non parlo, ma non sono tutto e se per essere protagonista devi abbassarti lo stipendio, non è un problema. Tanti giocatori pensano all’ingaggio e accettano tutto, io non sono così. Devo avvertire il fuoco dentro. La fascia sinistra della Samp è una bella responsabilità, ma piano con gli elogi. I tifosi sono contenti, ma io non mi devo fermare. L’inizio è stato splendido, vediamo come sarà la fine. Nel calcio serve continuità”.

Continuità è una parola che usa anche Giampaolo, quando gli viene posta la domanda relativa all’Europa: “Ha ragione: la sfida con il Verona mi ha fatto pensare. Battere il Milan è bello, ma per certi traguardi non puoi sbagliare con le piccole. Sotto questo aspetto Udine è un ottimo test: serve cattiveria sempre, voglia di vincere ovunque”.

Sul futuro: “Dove c’è il mare, c’è tutto, sono qui da tre settimane e mi trovo benissimo. Rispetto a Napoli è un altro mondo, là non potevi uscire, qui a volte manco ti riconoscono. Mia moglie Ivana è felice, i miei due figli Marta e Pietro anche. Vivo tra Quarto e Quinto, siamo casalinghi, la sera usciamo poco, ma abbiamo già capito che vivremo molto bene. I presupposti ci sono tutti, poi però c’è il campo. Che senso ha dire qualcosa oggi?”

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