E’ stato presentato a Roma lo scorso 14 aprile la pubblicazione “Report Calcio 2014” (clicca qui per leggerla) giunta ormai alla sua quarta edizione consecutiva. Il report è curato da PwC, Figc ed Arel che hanno avviato un filone di ricerca molto interessante e che finalmente permette di inquadrare il nostro calcio a 360 gradi, dai risultati sportivi fino alle performance economico-finanziarie, senza dimenticare l’evoluzione della governance ed il peso contributivo-fiscale nel nostro paese.
Quest’anno ho avuto l’opportunità di poter partecipare alla redazione di Report Calcio e di contribuire insieme ai colleghi di PwC ed ai professionisti di Figc ed Arel al consolidamento ed all’arricchimento di questa pubblicazione per l’edizione 2014.
Richiamo in particolare l’attenzione sui principali “Highlights” economico-finanziari della stagione sportiva 2012-2013:
- Incremento del valore della produzione aggregato : + 1,3 % rispetto alla stagione sportiva 2011-2012, pertanto i ricavi complessivi dei club di Serie A, Serie B e Lega Pro si incrementano fino a 2.696 milioni di Euro
- Decremento del costo della produzione aggregato : – 1,5 % rispetto alla stagione sportiva 2011-2012, pertanto i costi complessivi dei club di Serie A, Serie B e Lega Pro scendono a 2.972 milioni di Euro.
- Decremento della perdita aggregata da 388 a 311 milioni di Euro.
Questi primi highlights evidenziano come il nostro calcio stia convergendo verso il cd. “equilibrio”, cercando di massimizzare gli introiti e diminuire le spese, specialmente alla voce “costo del personale”, che nella stagione 2012-2013 scende del 3,3% rispetto ai livelli raggiunti nel 2011-2012.
LA MALINCONIA DEL QUOTIDIANO E LE SPERANZE – Si prova a fotografare una speranza di fronte alla malinconia del quotidiano: il nostro calcio che prova a crescere, a investire sui vivai di giovani calciatori, a capire come costruirsi stadi di proprietà… dinanzi a un paese che trova difficoltà a crescere, come testimoniano la discesa del PIL e l’incremento dell’indebitamento pubblico nel 2012.
Questo trend positivo è capeggiato dalle performance positive della Serie A Italiana: il valore medio della produzione per singolo club è salito dai 107,3 milioni del 2011-2012 ai 115,4 milioni di Euro della stagione 2012-2013, ossia un incremento del 7,5% rispetto alla stagione precedente. Questo incremento dei ricavi è di gran lunga superiore alla percentuale di incremento dei costi pari a 4,1%, sottolineando la ricerca dell’equilibrio economico delle società di calcio di Serie A.
I PROBLEMI DELLA B – La Serie B invece evidenzia la diminuzione del valore della produzione medio per club da 17,5 milioni della stagione 2011-2012 a 13 milioni della stagione 2012-2013 con un calo del 25,7%. Si riduce anche il costo della produzione medio per club da 21,1 milioni del 2011-202 ai 16,2 milioni della stagione 2012-2013 con un miglioramento del 23,2%. La diminuzione dei costi non è sufficiente a fronteggiare il crollo dei ricavi e ciò si rifletta in un peggioramento delle perdite che passano da 2,5 milioni per club del 2011-2012 ai 3 milioni della stagione 2012-2013. Questa situazione è da registrarsi principalmente nel ricambio delle squadre promosse/retrocesse tra le due stagioni sportive analizzate. Difatti, il passaggio in serie A di Torino, Sampdoria e Pescara nella stagione 2012-2013 – le quali, l’anno prima avevano disputato la Serie B 2011-2012 – ha “impoverito” la Serie B 2012-2013 che ha invece acquisito le retrocesse Lecce, Cesena e Novara – che complessivamente presentano una struttura economico-patrimoniale e un bacino di utenza inferiore rispetto alle società promosse.
Il diverso apporto economico delle società promosse in A e retrocesse in B nella stagione sportiva 2012-2013 è evidenziabile nelle affluenze allo stadio, facendo riferimento al confronto tra gli spettatori rilevati dal Centro Studi FIGC nel corso delle manifestazioni sportive di Serie A e Serie B. L’affluenza del massimo campionato pari a 8.584.596 spettatori si presenta in crescita del 2,7 % rispetto alla stagione precedente 2011-2012. Si noti che nelle ultime 5 stagioni sportive è la prima volta che l’affluenza stadio registra un incremento rispetto alla stagione precedente. Di contro, il campionato cadetto registra un calo degli spettatori del 22,8 %.
COME SI CRESCE CON I RISULTATI SPORTIVI – Proprio sull’impatto delle performance sportive sui risultati economici e patrimoniali è dedicata un’interessante sezione del “Report Calcio 2014”: sulla base dei casi analizzati nel quinquennio 2008-2013, è possibile evidenziare che una società che sale nella massima serie fa mediamente registrare un aumento del valore della produzione pari a 21 milioni di Euro, dei quali l’81% risultano garantiti dall’incremento dei ricavi da diritti radio-televisivi; dall’altra parte, i costi crescono mediamente di 20,5 milioni di Euro e questo fatto è principalmente dovuto all’aumento del costo del lavoro. Da un punto di vista patrimoniale però aumenta la massa debitoria (+13,7 milioni) e diminuisce il patrimonio netto (-2,3 milioni).
Nella casistica opposta, una società che dalla Serie A scende in B vede invece diminuire il valore della produzione mediamente di 15,6 milioni, il 95% dei quali dovuti alla diminuzione dei ricavi da diritti radiotelevisivi, mentre il costo della produzione scende solo di 11,6 milioni a causa del peso dei contratti pluriennali dei calciatori, per un impatto negativo medio sul risultato netto di oltre 4 milioni.
Un altro aspetto significativo da sottolineare riguarda l’impatto economico e finanziario derivante dalla possibilità di competere nelle coppe europee. In media, ogni società che passa dalla partecipazione all’Europa League a quella in Champions League nella stagione successiva ottiene un incremento di 39,3 milioni di euro nel valore della produzione (solo i proventi da diritti televisivi crescono in media di 13,8 milioni), ben superiore rispetto all’incremento del costo della produzione complessivo (+7,2 milioni), per un miglioramento medio del risultato netto (considerando anche le componenti di reddito non operative) pari a poco meno di 23 milioni di euro.
Allo stesso tempo, il passare dalla partecipazione alla Champions League all’Europa League nella stagione successiva comporta un decremento nel valore della produzione di circa 27,1 milioni di euro, a fronte di un leggero ma comunque significativo aumento del livello dei costi (+1,8 milioni), con un conseguente peggioramento del risultato netto di quasi 28 milioni di euro.
L’INACCETTABILE DIPENDENZA TELEVISIVA – Da questi aspetti sottolineati e approfonditi ampiamente nel “Report Calcio 2014” è possibile capire come il nostro calcio sia particolarmente dipendente dagli introiti derivanti dai diritti televisivi e come invece vi sia difficoltà a massimizzare lo sfruttamento degli altri asset come lo stadio e il marchio. Per lo stadio, affinchè venga definito vero e proprio “asset” della società, siamo in attesa di capire se i nuovi investitori esteri e/o i consolidati gruppi italiani abbiamo la giusta “vision” per investire nelle infrastrutture moderne, che ricomprendono non solo lo stadio, ma altre anche i centri di preparazione atletica e i campi di allenamento per la struttura sportiva e la realizzazione di attività commerciali connesse agli eventi sportivi. Per il marchio, il discorso è sempre legato alla capacità di credere nel valore intrinseco del nostro calcio e di implementare le capacità imprenditoriali e/o manageriali a disposizione dei club e sfruttare al meglio le leve offerte dal licensing e dal merchandising. La sottostima di queste fonti di ricavo non è più accettabile per un management consapevole delle risorse economiche e finanziarie di una società di calcio, soprattutto alla luce del “pericolo” di una contrattazione speculativa al ribasso dei diritti televisivi per il prossimo pacchetto da commercializzare 2015-2018.
Fabrizio Versiero
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