Quanto segue non sarà un’apologia dedicata a Maurizio Sarri. Tanto meno la mia intenzione sarà quella di dipingerlo come un novello martire. Francamente avrei preferito che la crociata bandita da Roberto Mancini I, non fosse mai cominciata. Ecco che seguiterò a spiegare di come imparai in tenera età a conoscere il mestiere di mia madre.
Stagione 97/98. Categoria esordienti. Mi affacciavo per la prima volta al calcio giocato ed i miei avversari erano tutti “figli di buona mamma”: calci, sputi e gomitate erano all’ordine del giorno. Specie a palla lontana. Ma Roberto Mancini questo lo ricorderà. Mi veniva detto che mia madre fosse qui, fosse lì, e fosse con Tizio e con Caio; mancava sempre Sempronio in quel pazzo quadrilatero. Ma Roberto Mancini questo lo saprà. Ricordo che una volta era gennaio, sulle colline dei Camaldoli. Ci presentammo in 10 e giocammo contro 11 diavoli che ci ricordavano di essere mammolette, eppure non ricordo che qualcuno se la fosse presa. Quella partita venni espulso per un bel calcio da dietro. Rosso diretto e sotto la doccia. Prima di uscire però aiutai il mio avversario a rialzarsi e ricevetti qualche applauso. Questo non lo ricordo bene. Sicuramente Roberto Mancini non lo ricorderà. Mi veniva detto di prenderle e darle, ma tutto doveva restare in campo. Certo. Non sarà una legge scritta, ma è una legge dello stato naturale del gioco del calcio: un qualcosa di incontrovertibile ma certamente opinabile. Per carità, nessuno vorrà giustificare Maurizio Sarri che si assumerà le sue responsabilità, ma non mi si parli dell’integerrimo Mancini da Jesi.
Le sue dichiarazioni a fine partita hanno gettato cattiva luce, oltre che fango, su di un collega forse non abituato ai grandi palcoscenici, ma ricco dell’esperienza maturata sui campi di categorie minori. Quelli dove manca l’acqua calda, spesso le panchine. Quasi sempre la luce elettrica. In campo se ne dicono di tutti i colori e Sarri preso dall’adrenalina avrà detto cose non appropriate. Certificato. Eppure Roberto Mancini I da Jesi, si presenta in conferenza stampa con aria distrutta, tipica di chi avesse il morale sotto i piedi. Parole dure, durissime le sue. Parole pronunciate da chi ipocritamente nasconde il suo essere gatta morta, e gioca a sedurre le telecamere, ingraziandosi buona parte della stampa nazionale. Eppure inconsciamente, la reincarnazione di Innocenzo III ha dato vita ad un effetto domino: chiunque d’ora in poi, potrà sentirsi offeso dalle parole altrui e confrontarsi davanti le telecamere. Magari per la legge del contrappasso, anche Roberto Mancini I da Jesi potrà, in futuro, cadere vittima del suo giochetto mediatico. E chissà che non cominci da subito, considerato che la difesa di Sarri pare essere stata presa da buona parte di tifosi italiani, non convinti delle buone intenzioni della parte dell’accusa. Ah, quasi dimenticavo. Vorrà sapere Roberto Mancini I da Jesi come rispondevo agli insulti sul campo? Zitto e gioca, vecchio cazzone …
Francesco Gambardella
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