Non era più il Napoli di Sivori e di Altafini, non era ancora il Napoli di Maradona e Careca. Sulla panchina erano ancora lontani i tempi di Bianchi, Bigon e Benitez. E il calcio italiano era ancora nel pieno del “palla lunga e pedalare” di rocchiana memoria. Erano gli anni ’70, il decennio della Juve, del primo titolo della Lazio e dell’ultimo del Torino. Era il decennio del Napoli di Vinicio.
Quarant’anni fa, quando tutti i protagonisti di questo Napoli ancora dovevano nascere, quel Napoli, a dispetto di una formazione tutt’altro che infarcita di campioni si apprestava a stupire in Italia ed in Europa. Era arrivato il 5 maggio del ’73 Luis Vinicio, in quella Napoli che l’aveva già ammirato come grande calciatore, soprannominandolo ‘O Lione. Una rosa tutt’altro di primo livello, con Canè unico straniero e con moltissimi napoletani. Ma con un’idea, una grande idea di gioco. Un’idea che sarà capace di cambiare la storia del Napoli e, soprattutto, contribuire a svecchiare un calcio italiano troppo cristallizzato sulle vecchie basi della marcatura ad uomo e sul contropiede. Già nell’Internapoli di Chinaglia e Wilson Vinicio aveva sperimentato la marcatura a zona, un’eresia per il calcio italiano di quel periodo. E puntualmente fece lo stesso a Napoli.
Come detto in quel Napoli non c’erano grandissimi campioni, ma un insieme di buoni giocatori, cementati da una tattica tanto rivoluzionaria da far gridare all’”eresia” gli italianisti più convinti come Gianni Brera. Con Vinicio cessa la dittatura della marcatura ad uomo, i giocatori diventano liberi di esprimere le loro potenzialità, prima del calcio totale olandese o del Milan di Sacchi. Giocatori quali Burgnich, il portiere Carmignani, o l’attaccante Clerici diventano in breve tempo le espressioni di un calcio che, anche nella conservatrice Italia, chiede rinnovamento. Con Vinicio in panchina arrivano un terzo e un secondo posto. E in Europa la storia si ripete. Il punto più alto di quel Napoli sarà la doppia sfida contro il Porto, attuale avversario degli azzurri in Europa League. Allora si chiamava Coppa Uefa, erano i sedicesimi di finale e il livello generale della competizione era certamente più alto di quello attuale.
Una doppia sfida, in cui il Napoli vinse sia all’andata che al ritorno 1-0. L’andata fu giocata al San Paolo. L’atmosfera era quella delle gradi occasioni. La concentrazione era massima. Il Napoli aveva appena eliminato gli ungheresi del Videoton, il Porto i ben quotati inglesi del Wolverampton. Entrambe volevano vincere. A spuntarla fu il Napoli, con un rete di Orlandini. Nel finale anche uno screzio tra il portoghese Cubillas e il portierone Carmignani. “Ti faccio un c..o così” mimò il lusitano. La risposta partenopea è tutta nello schiaffo del portiere azzurro. Preludio di un’altrettanto infuocata gara di ritorno. Cambia lo stadio, non cambia il risultato. Porto-Napoli 0-1.
Quel doppio confronto fu il punto più alto del Napoli di Vinicio. Dopo arriverà la sconfitta negli ottavi contro il Banik Ostrava e il 6-2 in campionato contro la Juve. Una sconfitta che, più che per il risultato in campo, pesò per quello che successe fuori. I nostalgici italianisti, tanto affezionati al vecchio modo di giocare a calcio non gli perdoneranno mai quello scivolone. Le loro penne divennero infuocate, le loro bocche velenose. L’innovatore diventava “incapace”, e il suo gioco improvvisamente inadatto. Nonostante tutto quel Napoli arrivò secondo. L’anno successivo ci sarà solo un quinto posto in campionato, una precoce eliminazione dalla Uefa e la fine dell’era Vinicio, pochi giorni prima del trionfo in Coppa Italia, ad opera del suo vice Delfrati.
Se avete intravisto similitudini tra Vinicio e Benitez non sbagliate. Con le dovute differenze tra i due ci sono molti punti di contatto. Non solo per la sfida di Uefa (o Europa League) con il Porto, che ci auguriamo anche Bentiez riuscirà a vincere. A modo loro entrambi sono innovatori, profeti di un nuovo modo di vedere il calcio in Italia. E le critiche che patì ‘O Lione sembrano perseguitare anche il buon Rafa. Dal punto di vista dei risultati quelli di Vinicio non fu una parentesi felice (anche se riuscì a portare il Napoli in finale di Coppa Italia). L’era Benitez è appena agli albori e solo il tempo dirà se sarà o meno piena di successi. L’unica certezza è, come già detto, la mentalità innovativa, per alcuni “eretica” che i due hanno portato a Napoli. Con buona pace dei tradizionalisti. Se Benitez farà meglio di Vinicio non è dato saperlo, per il momento possiamo sperare che almeno, come ‘O Lione, riesca a battere il Porto.
[youtube_sc url=”http://youtu.be/c4WognVWkhA”]
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro